La chiave 31 e il podice del Peloponneso ░

ah, adesso che ti faccio la 17│©ph. dokidoki


La maledizione del poeta chiamato Teseo
Mini-Lebenswelt con Arno Schmidt Scambiodichiavi 3

- Ah, adesso che ti faccio la 17 un po’ e guardami anche nella 12, e piuttosto: mettiti contro il mio podice e le tue ginocchia nell’incavo delle mie, e: ho perduto la chiave di nuovo;
dietro questa semplice ripetizione che cosa ti celo? -  mi  chiese.
la posizione forse: non potrò
tenerti per i gomiti│©
ph. dokidoki
- La posizione, forse: non potrò tenerti per i gomiti, poi per la chiave e farti sentire il (-phi) come se fosse la chiave perduta contro la pelle del tuo culo, che è questa una ricetta per chissà quale altra catastrofe che mai sia apparsa sul nostro pianeta in milioni di anni e che di sicuro porterà all’estinzione la nostra specie e piuttosto la specie e la pelle della tua faccia e del tuo podice, e anche delle scarpe Superga, visto che adesso sei qui con queste altre di cui non è bene produrne e diffonderne réclame(detto tra noi: sarebbero "Converse Chuck Taylor All Star").
- Tanto che sei per questo che ti si chiama Teseo, non solo perché Racine ne omise il nome nella prefazione, non certo perché non fosse un modello di virtù, né per la consistenza del suo (-phi), diviso com’era tra le fatiche dell’eroe e le sue meno gloriose avventure erotiche, tu piuttosto sei l’eroe delle battaglie 5 contro 1?

E, mi venne spontaneo: - per questo sono protetto dal dio Nettuno, che a liquefazioni nei piaceri singolari dev’essere la mia ragion d’essere, il meccanismo, come dire?, della libido?
- Non è l’amore tipologicamente monogamico?
- Per la chiave perduta, che, sì, hai ragione, è sempre la stessa: l’infedeltà, col trascorrere degli anni, può essere una forma di fedeltà non alla moglie ma al proprio oggetto “a”, per questo vieni a tentarmi con le tue scarpe da tennis, ma non sei di certo una Venere a buon mercato, e io non ho mai ucciso il mostro di Creta…

Uscendo dalla stanza tra il tavolo e la parete bianca, una parte, perché a lato c’era una poesia concreta di Franco Verdi e non quella con il quadrato blu di Carpentieri ma la serigrafia 43” di Giorgio Nelva(13/15; © 1968), ti guarderò innanzi a me come sempre tranquilla nei tuoi jeans e con le scarpe che non sono più le Superga blu dell’altra volta quando t’avevo afferrata e tenuta per i gomiti stando con le mie ginocchia nell’incavo delle tue; il tuo naso quasi di pietra come quello di Mia Nonna dello Zen, e pensai che sarebbe stato agonistico cacciarti lungo il sentiero del bosco del Torinese, e tu che a distanza ti poni prima nella 17 e poi nella 12, e poi ancora come se dovessi fare una estemporanea 31, questa contemplazione della condizione del tuo podice e delle tue gambe, e della tua nuca, come di un triste objet où des Dieux triomphe la colère, quasi quasi va a finire che faccio davvero una battaglia 5 vs 1 e lasciandone la traccia nel bosco si saprà che la maledizione del poeta chiamato Teseo è stato Nettuno a mandarla a compimento!

-Oh, disse l’impertinente collezionista della mia chiave perduta ogni giorno: -saresti il suo mostro fatto sorgere dall’azzurro oceano che lambisce i lidi dell’aimable Trézène!
E poi: - per questo arrugginisce così spesso la tua chiave perduta?

Quella che adesso pensavo che avesse il podice di una ectomorfa, con queste nuove scarpe non più blu e nemmeno Superga, guardò prima la chiave, poi me; di nuovo ancora la chiave, e la prese in mano. Lentamente un tenero rossore coprì il suo viso:
- Ah, è così…eccola la mia 32, disse esitante, e:
o forse, che dici? Sarebbe la 31, è questo che vuoi 
per il tuo triste objet où des Dieus triomphe la colère?

Per un triste regard, potrei accusare Nettuno, anziché tutti gli dei, e allora: 
-al di fuori della tragedia, un’opera drammatica non dovrebbe contenere racconti prolissi ed ornati, tu pensi che in questa nuova versione che stiamo componendo della 31, la chiave, appena ritrovata, va immediatamente usata e scatenare la collera di Nettuno qui, facciamo che siano questi i lidi dell’aimable Trézène?
-Una chiave perduta appena ritrovata non è per l’occhio dell’osservatore, e nemmeno del poeta. Hai detto tu stesso: né prolissi, né ornati, e non indosso nessuna armatura rosso ruggine della corsa... E Trézène che nel greco moderno è Τροιζήνα e fu fino al 29 Damalas, che in qualche modo è nel paradigma della giovenca e della fanciulla,  tu e il tuo triste regard: non è a 23 metri sul livello del mare, per la figura del cinque(2+3=5) che cosa sarebbe il mio allora  il podice del Peloponneso?