La deriva genetica del popolo ammašcante ⁞ SIGMAPOST 7

SIGMAPOST.7
Lo spirito aspro del Dasein
La deriva genetica del popolo ammašcante

7|→ Le didascalie perentorie del cosiddétto Russo lungo la via del Lutri sul cosiddétto Julius Evola






Dove sono finite tutte queste persone che andavano da Šcattacānë, amici, parenti, nemici? Si era chiesto, e aveva ancora e poi ancora continuato a cercare nomi, anche durante la notte questo interrogarsi su quei nomi, nell’elenco telefonico che si stampava a Moncalieri sotto il controllo del piduista Bisignani, non erano forse centinaia e migliaia di nomi, e Cavalli-Sforza[i] non aveva dato fondo alla sua teoria della deriva genetica usando gli elenchi telefonici della cosiddétta Sip, che stava a Torino con la cosiddétta Step e la cosiddétta Sipra, che, poi, a un certo punto, non era pur’essa la concessionaria della pubblicità su “Topolino”? De Maria, questo sì vedo il figlio dal balcone, ancora, e anche la figlia, forse, qui questo balcone che dà sulla via del Lutri e di là, se guardo a nord, magari vedo uscire dal vicolo, questo si dice Gaudio, la figlia di quel cosiddetto arbrësh cosiddétto Vasìle, e che pare che sia nell’elenco telefonico tutt’ora e non fu pur’esso nel cosiddétto elenco di Cordova, quell’arbrësh perché afferiva agli ombroni della Madonna del Castrato e anche dei socialisti massoni, quelli dell’Avanti, che fu il giornale del cosiddétto Mussolini, e adesso è stato dato a quello che vende pesci in sudamerica e ha lo stesso nome della cosiddétta zia del poeta-visionatore, quella che a un certo punto, tolto dall’esistenza, il cosiddétto padre del poeta, fu mandato il poeta nel boschetto di 114 a prendere nella sede mobile di tale Placco, un falso testamento di questo cosiddétto nonno, e poi questo tale notaio di Civita, che afferriva alla cittadina della diocesi e delle Terme, e non al comune delle Trebisacce, dove all’epoca, vi era un altro notaio in funzione e con un cognome afferente ed omonimo a un clan di Corigliano, e questo era il nome dato alla madre del nonno del poeta, e a quel notaio fu dato il nome di un calzolaio che veniva da Oriolo, e da Oriolo non venne anche quel tale riulise, che quando lo vedeva passare per via del Lutri insieme alla moglie, il cosiddétto Cirùllo proferiva “Riulisï capa chiatta e culu tìsï[ii]?
Se potessi incontrare almeno una di queste persone. Dove? Si chiedeva senza sosta, e perché? Che cazzo gli dico? D’un tratto, si era reso conto che tutta quella gente, e anche Accoti, De Maria, che aveva lo stesso nome dell’avvocaticchio del cortile del finto Salvatore Giuliano a Castelvetrano, La Rocca, Adduci, ‘Ngiò, Napoli, Malatacca, D’Urso, Dursi, Dato, Folda, Corvino, Grosseto, Trotta, Bentivenga, Calvosa, Paladino, Aurelio,  La Manna, Filardi, Massafra, il cosiddetto nipote del prete cosiddétto Don Cosimo, con cui il poeta ragazzino fece il chierichetto e servì anche messa, e che avevano una cosiddétta ferramenta come il padre di Umberto Eco, e che, correva voce in quel cosiddétto popolo polimorfo, proveniente chi dalla Sicilia separatista, chi da ogni paesino arbrësh, chi dall’Alisandra e chi dall’Albedonë, da Riùle, dalla Minnulara, da Montegiurdano, da Rusìto, la Rocca, financo dai paesi della SS 92, a cominciare dal principio della ruota, la Cerchiara e del regno meridionale della Rsi affidato al loro cosiddétto principe nero della Cerchiara, nel cui dialetto si riusciva a rinvenire l’etimologia e la ragione territoriale della cosiddétta Madonna del Càfaro, e quindi Torre Cerchiara, Villapiana, Francavilla, S.Lorenzo Bellizzi [ che era l’agro in cui nacquero le famose cosiddétte gemelle, prima che venissero in tv alla Rai le cosiddette gemelle tedesche Kessler e, che erano loro cugine alla famosa non-cugina, del cosiddétto futuro poeta cosiddétto Levis Gaudio, anche da uno dei compilatori dell’ Enciclopedia delle Scienze Anomale della cosiddétta Zanichelli, di cui era stato anche presidente quel tale cosiddétto Levi, che, stando a Levis, a questo Levi(che fu infine successivo donatore della propria villa al Vaticano che ne fece di lì a qualche lustro la sede della cosiddétta Nunziatura Apostolica) quel tale cocompilatore alludeva destinando al teorico della Scienza della Mano Morta l’appellativo cosiddétto in latino “levis”, essendo essa stessa, la famosa non-cugina, della cosiddétta nobile casata dei De Gaudio connessi, per via della madre del cosiddétto Don Saverio dell’armata dei forestali, ai nobilissimi cosiddétti Ghjùrri, la cosiddétta “razz’i zingari”, così veniva detta anche la cognata del cosiddetto padre affidatario del poeta, che, non essendo nobile per Ghjurri, anche avendo il fratello che ne aveva sposato un esemplare dal culo enorme, dette al poeta per l’atto di nascita il cognome cosiddétto “Gaudio” senza il prefisso nobile che, stando così le cose e le designazioni catastali, sarebbe stato privato dunque di tutto il patrimonio afferente al cosiddétto nonno del futuro poeta, il cosiddétto Parrotë: Gaudio, o Gaz, i Parrotë]: correva voce che quel tal Massafra come anche quell’altro cantiniere avesse spogliato i morti in guerra o in mezzo alla guerra, e nessuno diceva che afferiva alla cosiddétta armata di sabotaggio del cosiddétto principe di Cerchiara, Pignatelli, che, nel suo dialetto, aveva ben chiaro cosa fosse il cosiddétto “Cafaro” di quella Madonna che, incazzatasi, mise sottosopra il dominio territoriale dei cosiddétti Chidichimo fino al cosiddétto mulino vicino all’infinito, totale aranceto dei cosiddétti avi del nonno cosiffàtto del poeta saraceno;  e giù in Basilicata, da Noepoli, San Paolo Albanese, Roccanova e, estremo limite del nulla, Sant’Arcangelo, nella cosiddétta val d’Agri, da dove tutto questo nero fascista sommerso finalmente sgorgherà fuori agli inizi degli anni Sessanta affinché il poeta-visionatore debba essere defenestrato dalla falsa ragione familiare inventatagli affinché sia privato del nome, il nome del cosiddetto Gaudio, con cui ebbe a diventare la colonna e la firma anche di “Topolino”, senza nessun accredito massonico ma solo e soltanto per il suo talento e quello della moglie, la cosiddétta Marisa Aino.
il cosiddétto nome, V S , graffito su un muretto
del lungomare delle Tre Bisacce...dal popolo
cosiddétto degli Scalzacani
Non c’è più, tutta questa gente, aveva pensato di colpo Gaudio, sarà ritornata al paese da cui proveniva, avrà ripristinato, stante la legge fatta proprio un anno prima di quella che riguardava i cosiddétti cittadini normali della Repubblica, per loro si trattava di ripristinare il nome di battesimo, sic, facendo solo richiesta al proprio sindaco, e tutto tornava come prima, ma prima quando? E fin dove? Se la regola era per le cosiddétte minoranze, quale era il loro nome originario da ripristinare, se era quello di battesimo, non era in latino? E se era della minoranza ghega e tosca, quando mai e in quale registro l’avevano trascritto, se lo shqip è stato formalizzato nel ’78, proprio quando il poeta-visionatore, senza massonerie e confraternite e altre compravendite occulte e manifeste o collaterali, riuscì a pubblicare nei Quaderni della Fenice di Guanda? Se l’erano passato da un orecchio all’altro? Lacan, urlò Gaudio: dai, cosa entra dall’orecchio? Suvvia, spiegami il mistero gaudioso di questa parola, il loro nome, passato da ‘na ricchia all’altra [iii], e adesso questi chiedono alla "ricchia" del loro sindacuccio che quel nome così sussurrato venga apposto nella cosiddétta carta d’identità e venga formalizzato dall’algortimo del codice fiscale di questa cosiddétta Repubblica? Che non era, fino a poco fa, la Repubblica dell’Equitalia? E della gente, che non riusciva a pagarsi le cambiali per il versamento previdenziale, e si impiccavano per cartelle esattoriali galattiche, altro che la cosiddétta “Galassia” della Procura di Catanzaro del 1995, quando fecero recapitare al cosiddetto poeta-visionatore da una postina-commerciante e arbrëshë la notifica del ricorso(“vinto”), contro un abuso d’ufficio terrificante di quel tale Nicolò, il regnante assoluto della casella postale di Piazza Rossi a Catanzaro, dov’era ubicato il cosiddetto Ordine dei Giornalisti della Calabria, che doveva arrivare, sì, per posta, e consegnato da un postino effettivo , ma dalla Corte d’Appello di Roma, e non dalla, inesistente all’epoca, pretura distaccata di Trebisacce, spedita dal tale cosiddétto, sempre lui, il cosiddétto assistente Unep, amico della “Cicogna”, cognata, suo malgrado, del poeta-visionatore e giornalista, il così chiamato e denominato Cavallo Fortunato, ancorché avesse, qualche tempo innanzi, un cartellino di identificazione, emesso dalla Corte d’Appello di Catanzaro, scaduto vent’anni prima?
Con Russo, o anche La Canna, Cordaro, Marino, Violante, Gallo, Fiorello, Chiurazzi,  mi sono fermato spesso qui, dinanzi all’edicola e tabacchi prima del cosiddétto Odeguardi e, poi, dell’Assi, in subentro, o in eredità?, all’angolo con Šcattacānë, ma non ho mai parlato con nessuno di loro dei nessi terribili che ci sarebbero stati tra la loro presenza e la mia biografia. Poi, si scendeva alla stazione, che, dopo, quando trasformarono via Roma in via Aletti, la piazzetta davanti alla stazione, dove stavano altri Šcattacānë, e a lato della loro bottega c’era un vicolo che costeggiava questo cosiddétto palazzo Aletti, mai detto così, ma cosiddètto dopo quando il poeta-visionatore si sposò con Marisa Aino, il cui nonno aveva, dall’altro lato di questo cosiddétto caseggiato abbandonato e promiscuo, nella cosiddetta via Zara, un caseggiato che non dette al padre della moglie del poeta e perciò questo fu mandato dalla Virgo Fidelis e dal cosiddetto orale Ior nel cosiddétto Pantano di Villapiana, dopo il cosiddétto terzo ponte sul torrente detto Saraceno, eretto il terzo, il secondo e il primo, dal cosiddetto giornalista dell’Avanti, Benito Mussolini, quel cosiddétto e cosiffatto fascista, a ridosso del cosiddétto bosco del cosiddètto Torinese, e quella piazzetta davanti la stazione dei treni che si fermavano a Trebisacce fu denominata piazza De Meo, o qualcosa di simile, un altro cosiddétto cognome inesistente nella genealogia delle protofamiglie del cosiddétto agro delle Tre Bisacce, ancorché non fosse chiamato “Conca d’Oro”, per la misura agraria di Palermo, per via degli aranceti, che qui venivanno cosiddétti “vigne”!
Con Gallo, per quanto il cognome sarebbe apparso dopo, con John Trumper, per il dizionario della lingua ammašcante dei quadarari[iv] e anche dei gazzusari, non avrei mai potuto parlare di Wittgenstein, e figurati se di Alfred North Whitehead, e nemmeno di Bertrand Russell, e prima di questo quel tale Cardamone della cosiddétta fornace, che, come venne, dicevano da Taranto e poi quando morì lo portarono a Soveria Mannelli e da Rubbettino non era in dipendenza quel tale Cardamone che inviò al cosiddétto poeta ionico cinque o dieci copie dell’appena stampato bootleg Oggetti d’amore, per conto del cosiddétto editore di Viterbo, l’ambulante o il deambulante Scipioni[v], e come venne, così lo misero alla fornace, e gli eressero una presupposta villa in riva al mare a fianco di quegli altri lì mandati dalla famosa incazzatura della Madonna del Castrato, e pertanto venne così svelato l’anello tra il cosiddétto paese  ammašcante di Dipignano e il paese dei cosiddétti ombroni, quelli cosiddétti “ogliaroni”, versus ogliarola, dell’Albedonë; quel Russo se ne usciva ogni tanto con delle didascalie perentorie su Julius Evola, che pensavo di riferire a Violante o a Fiorello se non a Marino, visto che, quando anche lui se ne andò dalla via del Lutri a Corigliano, si dice che fosse diventato un po’ fascista, almeno quando ancora stava andando a scuola, e la scuola, si sa, stando a Ivan Illich, propende sempre un po’ a destra, come le strade e anche l’Anas, e il magistrale della Virgo Fidelis allora, si chiese Gaudio, non aveva fatto il magistrale la dama nera dell’Anas, e la strada nazionale poi che passava in mezzo alle Tre Bisacce non era la cosiddetta 106, la cosiddétta via del Lutri, medaglia d’oro, e allora figurati ad Avola, disse un giorno De Gaudio, chissà cosa gli hanno dato, la medaglia di platino, un investimento nei diamanti, intitolato tre piazze, trenta e tre aranceti cosiddétti “vigne” e quattordici palazzi, e il Nobel dell’Anello e della triangolazione geodetica?


[i] Cfr. Luigi Luca Cavalli-Sforza, Geni, Popoli e Lingue, “Piccola Biblioteca” n.367, Adelphi edizioni, Milano 1996.
VS, qui nel graffito sul "cavalcaferrovia"
con una A  nel "cerchio"(di Cerchiara?) collusa 
con l'Ammašcatura?
Il popolo degli Scalzacani così  intitolò
il "cavalcaferrovia" a lato del cosiddétto 
"campo sportivo" 
intitolato al cosiddétto nome del Lutri, 
cosiddétto da sempre "medaglia d'oro"...:
 "Campo Sportivo Alfredo Lutri
Medaglia d'Oro"...
[ii] Una volta, il cosiddétto Gaudio, in quel di Torino,ebbe a domandarlo allo stesso Giorgio Luzzi che, è innegabile, pur dicendo che fosse nato in Valtellina, in provincia di Sondrio, aveva  una inequivocabile nominazione tipica di Oriolo(Cs): “Giorgio, tu che dovresti in qualche modo aver avuto a che fare con gli Oriolesi, che dici? Son proprio con la testa piatta e il deretano teso? Ma più le donne degli uomini?”; e quell’ineffabile presupposto oriolese a ridere, e, se eravamo in una piola, giù un altro bicchiere di Barbera d’Asti: “Trinca Gaudio, trinca Luzzi, trincherà pure …quel tal Nuzzi?” O la sorelluzza?
[iii]Vesh , një vesh: nga një vesh në  tjetër; che, gli venne a Gaudio: vesh-vesh, allora, essendo “orecchione”, saranno proprio quei veshvesh a fondamento della setta dei  cosiddétti “ricchioni”? D’altra parte, vesh sarebbe anche vestire, calzare, mettere, insomma nel borgo degli scalzacani …si fa presto, a dirselo da un orecchio all’altro, e così essere calzati, vestiti, rivestiti , foderati e tappezzati. Një vesh rrushi, a pensarci, fece De Gaudio: non è “un grappolo d’uva”? E, ancor più perplesso Gaudio: che sarà mai allora një vesh i rrushites? Un calzare del cognato del poeta detto Ruscito, o semplicemente “un orecchio di Ruscito”? E quando andava da quell’altro cognato in quel di Rende: Kam veshë të rëndë(=”Non sento bene”), per questo: chi non sentiva bene?
[iv] Cfr. John Trumper, Una lingua nascosta, Sulle orme degli ultimi quadarari calabresi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1992.
[v] Cfr. V.S. Gaudio, Oggetti d’amore, Somatologia dell’immagine e della bellezza, Scipioni Bootleg, Soveria Mannelli-Viterbo 1998.