VS sul muretto del Lungomare del cosiddétto comune Trebisacce con la A della Ammašcatura |
N.B. Il testo di questa SIGMAPOST 11
è stato scritto qualche mese fa; lo pubblichiamo solo adesso, per i vari
attacchi, più o meno hacker anonimi, fatti sulle ns email e sui nostri blog, e
anche sulla nostra linea telefonica, impedendoci il cambio di
gestore(´Vodafone/Teletu ha artatamente triplicato la bolletta violando
qualsiasi etica e legge), per oltre un anno e mezzo[´addirittura a cavallo di ferragosto la Wind ci ha
truffato con un fallace contratto per la loro cosiddetta super Fibra, che,poi,
un cosiddétto tecnico di una cosiddetta “Telex” dalla Wind mandato non ha
potuto “allineare” la cosiddetta Fibra in questo tratto “inapplicabile” o che,
quindi non c’era copertura, e questi ci hanno tenuti a telefono e a internet
staccati, chiusi per un mese, e poi mandano all’Agenzia delle Entrate false fatturazioni
per oggetti e servizi mai concessi], visto che quando stavano
mettendo la fibra qui davanti all’abitazione di Marisa Aino, e c’era il
semaforo per la deviazione del traffico sulla ex statale 106 prospiciente,
proprio quel giorno ci fu l’omicidio a Villapiana Lido di un cosiddetto boss
della ‘ndrangheta di Cassano che, a dir delle relazioni tra Procure e cronaca,
teneva in mano i fili e la gestione non solo della linea telefonica ma anche
della strada, questa e quell’altra che faranno, intanto che da un anno hanno
chiuso il ponte fascista per andare a Trebisacce e portare i propri figli e
nipoti a scuola, e devi fare un giro di chilometri e di disagi e di perdite di
tempo e di benzina per un tratto che facevi in 5 minuti(stando nel limite come da cartello di 50), e senza nessuna
agevolazione, e nemmeno avvisi, a tempo precisi ed essenziali, a chi in questo tratto tra il Km.46 e 47 della SP 253(es SS 106) risiede, nel comune cosiddetto di ´Villapiana, e deve andare a´Trebisacce, che è il
suo paese, da cui è stato cacciato dagli occupatori venuti da ´Albidona e dai´ paesi bbresci. ! v.s.gaudio
La legge di Lazzaro,
la Madonna
del Càfaro
e l’anello del Cattaro ○
SIGMAPOST 11 Lo spirito aspro del Dasein |
Qui sei
andato a scuola e qui sei sopravvissuto a tuo padre e a tua madre, chiunque
essa fosse e altri sopravvivranno a te,
come tu sei sopravvissuto a tuo padre e a tua madre, comunque fossero stati
predisposti dall’Anello di Catera, o del Cattaro, che è lì tra il
luogo della cosiddétta figlia del vescovo montenegrino, Cèttigna e tra Petrovač, che ricorda il suo cognome stesso, Petrovič , e tua Nonna dello
Zen. A tutti i pensieri a cui sei arrivato, sei arrivato nella via del Lutri:
disse De Gaudio: a dire la verità: anche nel corso cosiddétto Vittorio Emanuele
III e poi sul cosiddétto lungomare stesso, a tutte le tue idee, i tuoi
rimproveri nei confronti del mondo esterno, anche le sburrate fatte in quelle
barche che ognuno di questi finti pescatori, che venivano chi dall’Alisandra
chi anche dalla Sila Greca financo dai cosiddetti villaggi dati ai cosiddétti
cittadini italoalbanesi così salvaguardati dalla costituzione del 1948, quando
tolsero via la cosiddétta regina dell’Albania e fecero la cosiddétta
Repubblica, fatti salvi i diritti della cosiddétta minoranza linguistica,
lingua mai scritta e in alcuni gruppi ancora nemmeno formalizzata, dicevano che
erano pertinenti a loro e non al cosiddétto Dùminīk Ajìnë, quello che, a loro dire, aveva
tutte le imbarcazioni anche durante il regno della Repubblica Sociale Italiana,
e qui imperversava la banda del cosiddétto principe nero di Cerchiara, quel
cosiddétto Pignatelli; di quante mostruosità è piena per te la via del Lutri e
questo cosiddétto Lungomare, addirittura fatto a ridosso della cosiddétta villa
di una cosiddétta ombrona, venuta dall’Albidona a farsi la villa sulle pietre
della cosiddétta spiaggia di Trebisacce, al di qua della ferrovia e in relazione
al casamento relato al cosiddétto Aino e non a quell’ Aletti così spuntato per
via della Madonna del Cafàro dell’Albedonë qui al mare del tuo paese dove nella
cristalliera di tuo nonno custodivano l’anello di Càtaro, che era il tuo
compare alla fonte del sale qui alla chiesa della marina, e l’intera miseria e
desolazione della vita ti piombano addosso, dopo anni e anni, quello che diceva
che teneva quella barca dove facevi mandava in giro il cosiddétto figlio a
diffamare il nome della cosiddétta discendenza di quell’Aino, e invece questo
aveva il cosiddètto padre, ammesso che lo fosse, che conviveva, già dagli anni
sessanta, con una donna che non si maritava per non perdere la cosiddétta
pensione del marito, e quindi aveva figli di quel cosiddétto e altri figli di
questo cosiddétto “faloppatore”, di questo cialtrone, che poi avrà una
cosiddétta sorella che andrà a mettersi nel tuo stato di famiglia cosiddétto
storico[ e invece di abitare
in corso Vittorio Emanuele III stava nel cosiddétto laboratorio di falegnameria
nella piazza della verdura e all’angolo c’era la cantina del cosiddétto “sciankètt” ossia Lavitola nel casamento
di Aìno], per via di quello
che era un altro della cosiddétta banda di Pignatelli e dell’Anello di C.
Queste
mura, queste stanze in corso Vittorio Emanuele III che ti ha buttato giù il
cosiddétto massone di Albedonë che prima con quello che era della cosiddetta provenienza
di Messina, dov’era il proto collegio dei Gesuiti, ti aveva fatto la trappola
della tassa della salute mandato a Reggio alla regione e poi la fecero apparire
la tassa per la tua salute sul 740 che solo tu facevi direttamente per
l’Ufficio predisposto ai tributi della Calabria che era ed è a Salerno, come
quello di Bari serve e controlla anche la Lucania, che è la terra dell’Agri e
del petrolio e della cosiddétta tua madre di Sant’Arcangelo, che è il paese da
cui poi venne quel cosiddétto vescovo di Napoli, dove ha origine il cosiddetto
dipartimento dell’Ordine di Malta per il sud e le isola del cosiddétto regno di
Napoli e delle due Sicilie, e poi gliela fecero ben bene la nemesi a
quell’ammascato messinese di Milano, la nemesi di Murat: “Giacchìno affàtë e Giacchìno a pàtë”, lui non l’aveva pagata la
tassa della salute perché si era ritirato nelle terre d’Africa, oltre la sua
terra d’origine e la cosiddétta isola di Ogigia e di Gaudio[i]; e allora non sei più in
quelle stanze in corso Vittorio Emanuele
III che ti ha buttato giù quell’ombrone mettendoti a spalla, e mettendolo lì a
ridosso della cosiddétta casa in cui ti hanno fatto nascere, il suo portaborse con lo stesso cognome di
tua moglie, che è la nipote di quel cosiddétto Aìno, il cosiddétto possessore
di tutte le barche, le cosiddette “I
Vàrchë d’Ajìnë”, e questo portaborse
che stava lì a due passi del cosiddétto Municipio amministrato e
comandato da tutti gli occupanti e i cosiddétti carbonai e pecorai provenienti
dagli agri a ridosso del Monte Sparviero e del Pollino e del Séllaro stesso,
così detto e non Sellàro, come qui fanno a voce questi occupanti che avevano
un’altra lingua ad orecchio o se la trascrivevano a gergo per i loro atti
cosiddètti notarili, in cui i nomi, le identità, i diritti originari, in virtù
del caos prodotto a Chiddìchimo dalla cosiddétta Madonna del Càfaro, e non
Castràto, erano stati tutti cancellati e prima ancora perseguiti, vilipesi,
distrutti, così qui non sei invecchiato, disse De Gaudio, con questi cani, non
sei tra questi vecchi attaccati a questi cani, e quella tremenda sporcizia, ti
ricordi come passando quella volta da Campione d’Italia a Torino da quella che
ti avevano affibbiato come sorella, la figlia di quello della Banda di
Pignatelli, e, con tua moglie e il tuo bambino, siete scappati via la sera
stessa per la sporcizia che c’era nel porcile di quella tua cosiddétta sorella
a Torino di fronte alla Scuola Radio Elettra[ii], e ogni volta che
camminiamo sul lungomare e anche per la via del cosiddétto Lutri, e non siamo
ad Avola, e lo sbarco è ben lontano nel tempo, ormai è fuori dal segreto di
stato, e anche la cosiddétta Repubblica Sociale Italiana, ancorché le sia stata
concessa una Fondazione da questa cosiddétta Repubblica cosi a parole
“antifascista”, in cui quel comunista con quella cosiddétta sua amnistia liberò
tutti i criminali di guerra tra Salò
sopra e la linea della Cerchiara della Banda Pignatelli sotto[nel territorio della cosiddetta “Provincia dello Ionio” afferente a
Taranto] e questi, da lì,
fecero quel cosiddétto noto servizio e misero in quello stipo a monito per
l’uomo colà imprigionato e il suo discendente l’anello di C., e tu: adolescente, dopo aver sborrato ancora nella
barca di quello scalzacane d’Alisandra che oggi scopriamo che potrebbe essere
anche di San Giovanni in Fiore, sempre per via delle pinete e dei boschi
infiniti del torinese e della Val Pellice fino a Pinerolo e poi anche nel Càttaro
e che dava a intendere che la barca fosse sua, come se gliel’avesse fatta quel
cosiddétto zio del futuro poeta, che come altri zii imposti allo stesso
ragazzo, diceva che era un barcaiolo come quelli dicevano che erano falegnami,
e con la falegnameria nel casamento in piazza della verdura del cosiddétto
Dominik Aìno, il nonno della futura moglie del futuro poeta, e non lo erano.
Quello che respiriamo è nulla; quello che facciamo è nulla; quando camminiamo,
questo scrisse Thomas Bernhard: andiamo da una disperazione a un’altra[iii], e mai finiamo ad Albidona,
e mai ad Alessandria del Carretto, alla Canna, a Castroregio, a Oriolo, nella
contrada Palamara, che fa capo al cosiddétto territorio di Albidona, chi mai
avrà camminato per il timpone di Palamara
nell’agro di Amendolara, non a caso a ridosso del Monte Lazzaro, andare via,
nient’altro che andare via, da questa via del Lutri, questo casamento intestato
ad Aletti, e alla borsa di Milano, ma ormai è troppo tardi e non si può più
andare via, avremmo dovuto andar via per tempo, e ci domandiamo come facevamo
ad andare via se questi venivano a riprenderci, e questi ci mettevano la tassa
della salute per farci venire la sifilide postmoderna, altra diceria dell’untore
alla faloppa, senza che avessimo mai inculato un culo se non quello delle loro
mogli e quindi anche forse la figlia o la nipote di quello delle pigne a Heimlich nell’orecchio, come tuo nonno
nel tuo racconto sulle ‘ntròcchje
ammašcanti[iv],
così De Gaudio. D’altronde non ci fu una cosiddétta zia Antonia, che aveva
cornificato settanta volte, anche nelle loro cosiddette varche o nelle varche
effettive d’Aino, quel finto marinaio che era d’Alisandra o chiamandosi col
nome a pigna anche di San Giovanni in Fiore,così in voga e in rete in questi
tempi del secolo dopo, che lasciò
l’aranceto al cosiddétto tuo padre e questo lo devolse a cazzo e a sorteggio, quella
fottuta canaglia del “Maestro dello Spirito che vola nella Controra”? Per
quanto anche quella Antonia, disse Gaudio, potesse essere stata inculata, se
non altro fottuta lo è stata: rimase con le pigne nel sacco, sempre per via
della cosiddétta cerchiara, la ruota,
insomma l’anello del Càtaro, che, poi, sia qui che a Rocca
Canavese, viene trascritto nei registri dell’anagrafe con la mutazione di due
vocali. La trascrizione ad orecchio, fatta dagli analfabeti, rinvia ai registri
del Censimento negli Stati Uniti metti del 1900, in cui tutta la feccia e il
banditismo migratorio si trovava per incanto con un altro immacolato, o
relativo al posto, nome, sarà stata questa la cosiddètta “legge di Lazzaro” o dell’ammašcatura, che, in un posto,
si chiamano Gaudio o Diodato,
in un
altro De Gaudio o Diodati;
Donnadio a Sant’Arcangelo e Donadio a Castrovillari;
Noia a Trebisacce e Di Noia a Sant’Arcangelo;
La Vitola a Noepoli e Lavitola a
Villapiana;
Maiolino a Scalea e a Villapiana e Maiolino a Torino e a Trebisacce;
Filardi a Civita e Filardi a Trebisacce;
Lamanna a Montegiordano e a Longobucco e La Manna a Trebisacce;
Abbate a Longobardi e
Abbate a Trebisacce;
‘Ngiò ad Albidona e Ngiò a Trebisacce;
Giordano a
Sant’Arcangelo e Giordano a Trebisacce;
Scardaccione a Sant’Arcangelo e
Latronico a Trebisacce;
Manolio a Sant’Arcangelo e Manolio a Torino e a Trebisacce;
Briamonte a Sant’Arcangelo e Briamonte a Torino;
Amorosi a Trebisacce e Amorosi a Santo
Brancato;
Cavallo a Sant’Arcangelo e Fortunato a Trebisacce;
Gaeta a Pisticci e Gaeta a Trebisacce;
Capano
ad Acciaroli e Capano a Trebisacce, a Corigliano e alla Rocca; Bentivenga a
Villapiana e Calvosa a Trebisacce;
Placco a Civita e Lanzillotta a Cassano;
Tocci a Castrovillari e Tucci a Trebisacce;
Lufrano all'Albedona e Lubbrano a Pignataro;
Lizzano a Trebisacce al mare e Lizzano all'Albedona;
Drammis a San Basile e Dramis a S. Giorgio
Albanese e a Trebisacce;
Gaudio a Mendicino, a Napoli, a Roma, a Pratiglione, a
Gioia Sannitica, ad Alvignanello e De Gaudio a Francavilla Marittima e a
Trebisacce;
Gentile a Castelvetrano e Gentile a Villapiana e a Trebisacce;
Bonanno a Catania e Bonanno a Villapiana e a Trebisacce;
Scarcelli a Corigliano e Scarcella a San Giovanni in Fiore;
Catenacci a Cosenza e Catenacci a Milano;
Franco a Francavilla in Sinni e Franco a Cassano e a Roseto Capo Spulico; Aprile a Torino e Aprile a Trebisacce, Finocchiaro Aprile a Catania e Giuliano a Montelepre e a Fiume;
Aino a Pittsburgh e Aino a Vicenza, a Trebisacce, a Villapiana e a Vittoria;
Franco a Francavilla in Sinni e Franco a Cassano e a Roseto Capo Spulico; Aprile a Torino e Aprile a Trebisacce, Finocchiaro Aprile a Catania e Giuliano a Montelepre e a Fiume;
Aino a Pittsburgh e Aino a Vicenza, a Trebisacce, a Villapiana e a Vittoria;
e Lutri ad Avola e dell’Utri a Palermo,
oppure
uno a Monza si fa battezzare come figlio di zoccola e invece aveva il padre a Marostica e poi viene con l’anello (del Càttaro) qui a ridosso del Mostarico nell’ambito del cosiddétto
principe di Cerchiara quando proprio
il cosiddétto nipote “ i Parrotë”, (=fuori della cerchiara, senza ruota) deve mettere al
dito della discendente di quello delle varche
d’Ajino ‘u “rreth i martesës”[v] ?
[i] Gozo.
[ii] In via Stellone.
[iii] Cfr. Thomas Bernhard, Gehen, ©
1971; tra.it. Camminare, in →“Piccola Biblioteca
Adelphi” n.716, Milano 2018.
[iv] V.S.
Gaudio, La leggenda delle 'ntrocchje ammašcanti e la salatura dell'angioa, in→ “Uh
Magazine” 17 maggio 2012
[v] Sarebbe: l’anello di matrimonio. Rreth, anello, cerchio, è speculare a rrotë,
ruota, ingranaggio, per cui l’anello rinvia alla cerchiara della ruota del
cosiddétto “Parrotë”, il soprannome dato al nonno del cosiddetto poeta del
Saraceno in quell’agro della cosiddetta via del Lutri. Da notare che se fosse
stato unazë l’anello, l’anello
sarebbe stato “femminile”, perciò la “fede” sarebbe stata “unazë e martesës”; “rreth”, va da sé, è
maschile e quindi la specificazione di matrimonio va al maschile: con “i”
davanti a “martesës”.