Dannata memoria 🔃


Dormire a memoria🔃
Stimmung breve con Arno Schmidt, Brand’s Haide© 1951
 
dannata memoria
Dormire sodo è difficile, quando ne hai viste talmente tante, se hai grattacapi, e non fai il calciatore, e i dintorni sono nei colori limpidi prima del temporale: scrisse allora Arno Schmidt: un verde pallido stranamente rimaneggiato, mosso, lesto di goccia: e dabbasso giocavano ancora a calcio; bella lucentezza dei jersey variopinti: rosa e bianco; blu cobalto e giallo: sarà proprio così: chissà che il calcio non abbia un senso: per animare il paesaggio? Quando ancora non ci sono i papaveri?
Appena alzato, si può sentire Grete da dentro che dice nervosa: ci vorrebbe un bel pollaio visto che siamo ridotti in prigionia, e soprattutto considerando le città ridotte in macerie, allora, adesso svuotate, e con le mani incatenate vaga la gente, senza bambini: questi genitori desiderano solo il coito, unicamente, noi senz’altro la cosa meno gradita, fra ali di maledizioni e senza preservativi e dove lo prendono, di tanto in tanto, d’accordo,quello che ci vuole quando è il tempo, chi glielo porta il Ghb attraverso la foresta o le città disabitate, e poi: al cesso: dalla finestra un rumore si levò, tu mio rumore!
Lore: ogni uomo può trovare funghi e l’intesa con una donna, che sta cercando funghi: tuttavia dev’essere quella giusta, messa così nella posizione giusta, adesso che, pur con tutto quel Ghb, lei sa che non s’accollerà un bambino, e così ogni volta, i funghi scaturiscono rosso fuoco dal terreno muscoso: nel buio si vedevano appena e noi, loro: Arno, Grete e Lore, li recidevamo coi coltellini sottili.
Comunque, non sta piovendo, e non è più la stagione dei funghi, e non si può camminare nel bosco del Torinese, e nemmeno in tutto il Pantano, e a memoria d’uomo: da quanti lustri, quanti sogni incompiuti, tutto quanto, la mia memoria, riuscire a enumerare tutti i nomi appena proferiti fino a 100, nella stessa sequenza, o così a caso: 
78? “Gavi”. 
44? “Raro”. 
23? “Nome”. 
56? “Luce”. 
E poi: 
“Erba?” 49. 
“Cazzo?” 70. 
“Lore?”54. 
“Rete?”41. 
“Gaudio?”71.
Questa è una maledizione, chi ricorda così è un dannato.

Gli uomini non sanno un bel niente, se passano 40 anni a cianciare piuttosto che ad apprendere.
Vi sono uomini – aberrazioni morali, e il loro numero è maggiore di quanto si creda – che possono essere sì descritti, ma non compresi: questi dell’anello ad esempio così inviati come falsi commessi, e poi associati subito all’Enasarco e a un gruppo tessile, per avere il furgoncino per depredare la legna nel bosco del Pantano, che, ad un certo punto del loro imbroglio, mangiano della carne lessa condita con un caramellato disgustoso, e rubano mezzo quintale di mele e cataste di legna anche nella Sila Greca senza che mai un forestale appaia loro nemmeno in sogno.
Nel ripostiglio, se tale poteva essere considerato, vengono lasciate cassette di clementine di calibro infimo fino a che marciscano, sotto la cartolina con in effigie quel povero frate di San Giovanni Rotondo, tanto che ogni volta io debba pensare alle mie arance dei miei infiniti aranceti di Mia Nonna dello Zen e l’Orangerie Parrot, tutti fatti sparire, depredati dagli ombroni e da altri scalzacani e zingari, e mai un colpo di artiglieria e nemmeno un arresto sul 40° parallelo.

Mi alzerò domani soltanto a mezzogiorno. E vediamo chi a quell’ora sosterà o ramazzerà attorno e vicino alla finestra del bagno, a est, discendenti degli occupanti tedeschi, coi loro sommergibili, folladori impenitenti, ciascuno con una bisaccia, ah fossero sulle rotaie, andavano sempre sulle traversine, c’era una donna maritata a uno di questi dell’anagramma di Mostarico che faceva la finta sfrontata per indurci a pappagallarla : andare sulle rotaie, e lei era sparita, e allora, puntuale, il treno della cicogna al massimo carico sarebbe sopraggiunto alle nostre spalle.
il virus della rotaia
Allora, uno pensava: passeranno 20 anni e sarà tutto chiuso o sarà tutto chiaro. Né questo né quello: anche dopo cinquant’anni, nella foschia del treno, l’ultimo treno per Taranto e quello, con cui sono sceso da Milano, per Crotone, sono passati da un pezzo. E prima ancora, il penultimo fu quello il giorno prima del 🔃mio compleanno che deragliò per via della febbre del binario, che così si era enfiato, il virus della rotaia!