La particolarità non-specifica e il cognome illegittimo⨊

 

∑ Sigmapost 30

Lo spirito aspro del Dasein


✒La storia del [🔨] martello, i due

[] quadri e il vicino [😷]arbreshë

Quanti conoscono [la storia del martello] di Watzlawick(1)? Quella dell’uomo che voleva appendere un quadro, che aveva il chiodo, ma non il [🔨] martello, e il vicino ne aveva uno, così decise di andare da lui e di farselo prestare. E a quel punto gli sorse un dubbio:e se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri l’aveva salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto e quello ce l’aveva con lui. E perché? Non gli aveva fatto nulla, era quello che si era messo qualcosa in testa.

Giorgio Nelva

Ora, io voglio appendere [due quadri] da mesi. Uno è la [tavolozza dei colori ]che mi fece e mi regalò Franco Verdi; l’altro è una [serigrafia] di Giorgio Nelva del 1968. Tengo pure i chiodi, e anche il martello. E, se vai a vedere, c’è pure la parete giusta per appenderli tutti e due. E allora perché non li appendo? Forse perché non ho il vicino[😷], che ha il martello, presso cui, come fa quello della storia del martello, precipitarsi, suonare il campanello, il vicino[😷] mi apre, e prima ancora che abbia il tempo di dire “Buon giorno Enzù”, gli grido:”Tèniti stù càzz’i martìll [🔨] , arbrèschë ‘i mmèrd!”

Ci pensate? L’effetto sarebbe notevole, la tecnica è relativamente semplice, che ci vuole? Vedo già lo sconcerto del vicino, il suo sgomento, il suo asserito non comprendere, la sua indignazione, da autentico arbrèschë[😷], il suo voler discolparsi lanciandomi contro[🆚➟] una [“besa”], cazzo: allora ho ragione, avevo accordato la mia benevolenza a chi non la meritava, solo perché aveva un martello[🔨] , che probabilmente aveva rubato!


Il sociologo Howard Higman della Colorado University parlava a questo proposito di [“particolarità non-specifica”(non-specific particular)] e di una ritorsione sul vicino[😷]. Che colpa ne ha lui se è vicino; e allora se fosse più lontano, il martello, che, ve l’ho detto, io ce l’ho[🔨] , a chi cazzo l’avrei dovuto chiedere? 
Ai miei parenti acquisiti, venuti qua nello stesso periodo di mio suocero, e che, lui un miserabile, e quelli avevano avuto la terra dal padre, essendo illegittimi, e la concessione della pompa di benzina[] della Shell? Ma ci pensate? Avrei dovuto percorrere [🏃][🚶] 300 metri sulla [strada statale 106] per andare a chiedere a questi parenti acquisiti illegittimi il martello per appendere i due quadri?

E se quelli, poi, io suono, quelli aprono e:

”Buongiorno, Enzù [Enzuccio 🆚Cenzìnë 🆚Enzuccìll]+[‘i parròttë], finalmente sei venuto a trovarci, entra, dài, camë  rrustùt’i castàgnë [🌰🌰]e cèdë ‘u vìnë[🍶]nùvü!”


Sarei capace di dir loro: “Vi state sbagliando, non sono Enzù[Enzuccio 🆚 Cenzìnë 🆚Enzuccìll]+[‘i parròttë]…Mi dispiace, voi chi cazzo siete? Pensavo che eravate della ferramenta e avrei bisogno di due[] chiodi per appendere due[❷⦂] quadri…che cazzo me ne faccio delle vostre castagne [🌰🌰]?”

Pensate che a farla , sarebbe una [tecnica peculiare] al servizio dell’[infelicità]? E allora, cazzo, sarebbe vero che, in tal caso, dico: la [tecnica dell’infelicità],  in quanto [Gaudio🆚 io], è davvero in sé e per sé un [cognome illegittimo] come questi miei parenti acquisiti?!

 

(1)Paul Watzlawick, La storia del martello, in:Idem, [Istruzioni per rendersi infelici ] trad.it. Feltrinelli, Milano 1984.