gli Yankees castigamatti e la nuova "spagnola"✒2. dal settimo diario di Giancarlo Pavanello

 

2. Carlo Pava, "il male", serie "graffiti domestici", data approssimativa periodo 2012-2018 [spazio- tempo],  cm 50 x 70.

gli Yankees

 

Of course, se i facinorosi si permettessero di insultare, più o meno di brutto, i soldati USA in libera uscita senza maschera antigas sul muso per potersi scolare le birre in un pub, scatterebbe già pronta la segnalazione e peggio in base alla schedatura della polizia segreta operante da tempo.

 

Non ritengo casuale o dovuta a un errore la fuga di notizie sulla quarantena in tutta la Lombardia: rientra nelle esercitazioni militari dei ventimila-trentamila soldati, uno più uno meno, sbarcati nel Nord Europa per difenderci da chissà quali nemici, semmai per aggredire? I nemici gli Yankees stessi. 

 

“DefenderEurope20”: “arrivano i nostri”, con gli armamenti in quantità e i carri armati. Promettono perfino i concerti rock a ingresso libero, eppure i telegiornali non ne accennano. Come mai? Come al solito, in guerra in missione di pace. Aspettano il momento buono, quando, stremati dalla guerra batteriologica scatenata in segreto, li chiediamo in soccorso, in trionfo come i consueti “liberatori” pronti per la ricostruzione con aiuti, sigarette, cioccolata, carne in scatola, latte in polvere, coca-cola, il boogie-woogie. 

 

Con l’hashtag “DefenderEurope20” e con bellissime foto professionali in alta definizione ci rendono edotti dello sbarco dei castigamatti. Ed è già pronto un vaccino contro la nuova “spagnola”, in tempo record, in vendita a prezzi calmierati per i colonizzati in rima.

 

Una Cassandra di provincia sospetta che, come nella belligeranza del passato, dopo l’attuale aggressione anomala, in apparenza soft, senza spargimento di sangue visibile ma con numerose morti degli ospedalizzati selezionati, un domani si potrebbero archiviare i nuovi crimini contro l’umanità. Restano alcuni capisaldi: seminare il panico fra la popolazione, l’esilio all’estero dei fortunati in località salubri, la vita ritirata in casa [una clausura domestica], il coprifuoco 24 ore su 24, l’isolamento totale a tempo indeterminato, lo sbarramento dei confini, la perimetrazione poliziesca dei centri abitati. Da un pezzo e tanto più nei momenti concitati un lavorio dei servizi segreti, della sbirraglia postale, delle spie e degli informatori a livello condominiale, i loschi figuri addestrati e sguinzagliati e pagati per identificare e incastrare gli oppositori e i dissidenti. La limitazione dei contatti fra i concittadini addirittura nei collegamenti del social network e nella chat [con il pretesto di ridurre le occasioni d’incontro non virtuale, per impedire i contagi della vicinanza di meno di un metro e dieci centimetri, meglio due metri o più]. Perfino durante le rivolte nelle carceri alcuni criminali ci rimettono le penne: ad altri, invece, viene concessa la fuga a qualsiasi costo, presi da un’improvvisa claustrofobia [i malavitosi locali sempre utili agli invasori, se collaboratori o, meglio, collaborazionisti]. Restano i misteri insoluti d’Italia, secondo le cronache e i ricordi, dal 1948, le strategie della tensione rinnovate di brutto, conclamate senza ombra di dubbio. Così, la certezza delle ostilità chimico-biologiche più marcate delle precedenti? 

2021

 

Albrecht Dürer, le sue quindici illustrazioni xilografiche del Libro dell’Apocalisse, 1498, le tavole secondo l’immaginario della tradizione: dai sette candelabri agli orridi cavalieri, dall’apertura dei sigilli agli angeli della morte, da San Michele e il drago alla puttana di Babilonia, senza rinunciare alla chiave dell’abisso. Del testo attribuito all’Evangelista Giovanni possedevo nell’altra casa, conservato in un cassetto di un comò d’epoca, una comune edizione Einaudi, forse anni settanta, bella, un oggetto solido, cose d’altri tempi, e ogni tanto mi ripromettevo di rileggerlo.

 

Però non negavo i lati frivoli, per cui mi colpiva il sapere che il grande autore è considerato l’editore e il venditore di questa serie, il primo artista a pubblicare un libro creando, inoltre, un proprio copyright. Non ne sapevo di più. Però riflettevo sulla stampa prima dell’industrializzazione del settore. Questa, tra le ricerche prese in considerazione: conoscevo alcuni saggi sulla storia della scrittura ma mi mancava l’esame dell’editoria in proprio, a mio avviso destinata a un revival ridimensionato con l’avvento di internet e degli e-books, con la conseguente crisi [una pan-crisis].

 

Ma con l’Apocalypsis cum Figuris di Jerzy Grotowski l’atmosfera dell’ultimo disvelamento segna la fine di tutto [secondo la nostra visione antropocentrica] e si spiana in una serie di gesti banali, lenti o nervosi, in un comportamento insensato su una scena disadorna, dove gli attori si concentrano su sé stessi nel mostrare la cacciata dell’innocenza dal mondo, per sempre, dapprima con i lumicini fiochi via via spenti assieme ai tentativi di gridare, per dare spazio al Buio, al Nulla, al silenzio. Un po’ lo spettacolo me lo ricordo, o l’essenziale al di là delle parole e della razionalità. Vedevo nel 1969 tale forma di teatro povero allora d’avanguardia, e anche il regista, con il suo barbetto rado.

Carlo Pava diari sconnessi [1987-2022]

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Apocalypsis cum Figuris [2015-2022]

(2.continua…)