10.
Nella⇢scatola 2 di Folco Portinari
dentro le due pagine della guida del Touring Club Italiano
un giorno a piedi per Brussel città borghese
alla periferia di Waterloo
come se si cercasse una vigna,
se non una latrina, sarmenti,
un asino, un fico d’india,
e tutto il fascino della città che viene
dai pittori simbolisti e surrealisti Ensor, Rops,
Magritte e Delvaux, trasversale mistero
la metafisica astrazione quasi vegetale,
come essere chiusi anche in una stalla
con gli affreschi di Klimt,
o dentro la sublimazione del kitsch
tra corvo, carrube, miseria, soma, stanza,
grama, cafone, o in collina, un giorno,
Aurélia con lo scialle(inevitabilmente nero,
tranne nel caso di fanciulla vergine:
allorabianco o candido, ma meglio come candido velo) ,
e camminare fino a tarda sera dentro una nenia,
una pecora, un casolare,
con un rosario, girare con questa ragazza,
tutta in nero , e al mercato degli uccelli
cercare se c’è ancora un’ara
cui Victor Hugo insegnava insulti
contro il piccoletto d’Ajaccio
e poi visitare le carceri dove Verlaine fu ospite
per due anni a cozze e a birra per aver preso
a revolverate Rimbaud nel luglio del 1873,
o andare a fottere all’Hôtel du Grand Miroir
dove Baudelaire visse i suoi ultimi anni
girare come una giostra
tra roncella, calanchi, spiga, e origano,
oltremare(facoltativamente preceduto da laggiù),
o lungo quale mulattiera(s.m.), zirlio, con una capretta,
tra un muro, su un carro fanciulli, zampogna, focolare, morti,
pietre, belato dalla valle, trainante, orazioni, stabbi,
falce, trazzere, padrone,
l’America,la N.A.T.O
nella II cartina ⇢B6
civetta o paese,
zappatore(surrettiziamente bracciante), gemito,
granoturco, nero, bianco, grigio, verde(pochissimo, da usarsi con molta discrezione)non solo al Parc de Bruxelles
o al Parc de Woluwe, II-D6
ahimè, no, mai
freddo, sporco, scalzo, invalido, pio, selvaggio/a, insonne, vecchio, libero, violento, sterile, calcinato, povero, vespertino, tiepido, triste, maledetto/benedetto, scarso
11.
andare, fino a Waterloo ⇢[III, f.p., F4] a fare, lavorare, sudare, faticare, farci una memorabile battaglia, come se Aurélia Steengroot fosse la gemella dell’Aurélia Steiner corsicana, e piangere, scavare, soccorrere, camminare, sotterrare, pregare, belare, giocare, lottare, lei con quei jeans provati nella fitting room e la ‘ndrappa verde, venire anche nella casa dove Wellington pose il suo quartier generale e che ora è un Museo(e per farla là dentro la permanenza fino al tramonto è a pagamento): tutto dentro il sole di un 18 giugno, complementare al [punto sensibile della sessualità] del poeta
Nel materiale di questa scatola aggettivi e colori sono ridotti al minimo perché la composizione che se ne può realizzare acquista in incisività se contenuta nell’ oggettività sostantivale. L’austerità ideologica(come ben richiede il populismo contadino) ne è pure meglio garantita. Può risultare opportuno, eccezionalmente, offrire alcuni materiali compositi:
un ventre gonfio,
folla di stracci,
sangue greve,
vecchi sentieri,
acqua pura,
stella artois
o mandorla vizza,
o uccello siepale,
o stella forcuta,
o ristoppie arse,
reseda selvaggia,
teschio del lupo!
da: Aurélia Steengroot. Il tergo di Brussel .
[3-continua ]