Carlo Pava ✒ un racconto in forma di appunti


 

Carlo Pava

un racconto in forma di appunti

Martin Heidegger faceva notare la parola παιδεία, ritrovata nel forestierismo Pädagogik, pedagogia, però considerata intraducibile. La sensibilità per quanto di volta in volta appariva opportuno o inopportuno. Un’attitudine necessaria a quanti si recavano nella contrada dei principi o dei fondamenti. Quindi il pascaliano la pop art,esprit de finesse?

2 story board


 

Intanto, Franz Mensch, rincasando con la borsa piena di provviste del supermercato [la pop art, un’incombenza di Isotta prima del rapimento], nel vedere un negozio chiuso nell’abbandono causato dalla crisi economica indotta dalla volontà ostile del potere politico per paradosso, gli balenava l’idea di lasciarsi andare verso la barbonaggine, indifeso nella mancanza di volontà di sopravvivere, bastava non opporre alcuna resistenza.

 

3 remake grovigli




La posizione dell’inizio: la
ϑέσις, la tesi, l’enigma, il Dasein: la presentia. Gli appunti sconclusionati e oscuri su cui sorvolare, un linguaggio desueto in via di sparizione, i frammenti minimalisti e nulli. “Come se la consapevolezza della decadenza dell’esistenza distruggesse gli argini dello spirito di sopravvivenza in rima per permettere lo straripamento della follia”, così disse fra sé e sé aprendo il cancello del condominio, nel percorso verso una selva ridotta a un parco metà all’inglese e metà alla francese secondo la storia dei giardini. Cacciatori di teste o no, le riflessioni assiomatiche si adeguavano all’essenza delle tecnologie.


La derivazione, de-riva, dalla riva dell’arte astratta, dalla reiterazione segnica concludendo nella cosiddetta asemic writing post-literate secondo la moda della coca-cola, il rispecchiamento del trionfo globalista dello pseudo-progressismo dell’andazzo dell’IA, ossia della neo-barbarie. Di fronte alla distopia la ricerca dell’eutopia? Ma non bastava dedicarsi all’hortus conclusus.

 

La non-figurazione potenzialmente di chiunque, senza l’avverbio, ormai, nell’epoca della scomparsa del lavoro dell’homo sapiens e quindi dell’avvento del tempo libero da dedicare alla messa tra parentesi della noia, allora non esisteva più, si avviava alla pulsione diretta, finalizzata al decorativo per passatempo. Il collegamento fra gli utenti della rete, ossia della sciagura divertente: come le nostre menti di monadi secondo Gottfried Wilhelm von Leibniz. Poi anche i filosofi si stancavano di chiedere perché, senza un perché?

 


Trovava scritto: “la mente non ha sesso”. La frase, graficamente banale, però rendeva l’idea del tema-base del racconto di Massimo Porfido [pseudonimo di Franz Mensch, il compagno di Isotta, la sua cosiddetta “eterna fidanzata” dei fumetti di Nembo Kid]. Infatti, nella narrazione intitolata “trauma” tutti i personaggi venivano caratterizzati negativi, sia pure appartenenti a una categoria tradizionalmente stigmatizzata e infine orgogliosa per induzione politica, i soggetti collettivi per i voti dei quali smaniavano i truffatori della plebe. Alla fine, il comunicato chiaro e tondo: la frequentazione portava alla conoscenza della nostra specie, uomini e donne, ma salvando le peculiarità delle persone, di ogni egotismo, nell’empatia sperimentata nell’attesa dell’apocalisse, quella brutta brutta secondo il popolino, quando in retaggio sopravviveva solo una creatività dettata dalle pulsioni della psiche.

 


Con il globalismo imposto da un’oligarchia economico-finanziaria, dall’imposizione di un Nuovo Ordine Mondiale, a nulla valevano le ideologie della precedente Weltanschauung delle formiche [bella la scena della loro eliminazione in massa con le pisciate quando laboriosavano intorno alle radici degli alberi]. Nemmeno le tradizionali convinzioni nei campi della letteratura e delle arti.

 



L’ipotesi di una neo-controcultura: senza riferimenti a quanto avveniva fino agli anni settanta [con la s minuscola e scorretta]. Non la contrarietà a certi temi, diritti eccetera, diritti civili eccetera, tuttavia, per osservare lo scorrere del XXI secolo e l’anti-umanesimo e lo strapotere della gioia aggressiva, si ripartiva da una sorta di grado zero o di tabula rasa, simile a una lavagna pulita per invitare un bambino a scarabocchiarla, secondo un piccolo pensatore di fantasia. Senza preconcetti, senza pregiudizi, senza adesioni al passatismo per ricominciare a studiarlo da cima a fondo, dai cosiddetti-presocratici, da Eraclito, da Socrate.

 


Seduto alla scrivania [quasi un tavolo da architetto], riesaminava una figura stilizzata, la si intravedeva a metà, dietro una porta o una parete. Una battuta: “ti saluto per l’ultima volta”. Con la t minuscola per licenza poetica. Teneva in mano una parvenza di cappello o un vaso da notte. Infine, Franz Mensch si metteva a letto. Agitato dai dubbi sulla sorte di Isotta [con il top rosso e i jeans strettissimi e rotti all’altezza delle ginocchia e un po’ strappati sotto le cosce, davanti e dietro], la stanza al buio si rischiarava in modo misterioso, in pieno sole. Si trovava incatenata in un’aula dell’Accademia di Belle Arti? Era stata rinchiusa in una statua di gesso?

 

Lo sapeva: qualcuno insinuava che l’amante-socio di Madame de Saint-Ange, Franz Mensch von Heimveh, in realtà fosse Franz Mensch stesso sotto mentite spoglie. Ma … Heimveh … nostalgia di cosa? Nell’era atomica post-moderna.

 

9 studio per un cielo stellato


Una neo-pre-historia per eccesso di consapevolezza [della storia e nella storia], nella nebbia, nel sogno, nell’incognito. L’autore da senex diventava un puerulus, un fanciullo decaduto, un attore decaduto. L’inflazione dell’arte verbo-visiva non soccorreva più dopo tutte le avanguardie e le neo-avanguardie del Novecento, a cominciare dal dada per terminare nel fluxus. Dal Blaue Reiter, bastava l’espressionismo in sintonia? L’inizio della specializzazione dell’art brut del demente rinsavito per opporre il dissenso, per non darla vinta alle cricche degli Yankees malfattori [senza prendersela con la popolazione comune e ancora meno con i nativi]. Con gli elementi reali e gli elementi irreali, il ciclo, l’ouroboros, il neo-primitivo sfumato nell’orientale. Il pensiero in soccorso:
δέα + λόγος. In senso traslato: traslare, ma non bastava: “non basta, baby”. L’essere allegorico: “io sono un abisso, un labirinto abissale”.


 

 “un racconto in forma di appunti” e la tavola dei “grovigli onirici di Franz Mensch”, compiuta nel 2017-2018, più o meno così dovrebbe finire ogni serie di sequenze di “svestire gli ignudi”, mescolando gli schizzi dello storyboard e vari disegni con o senza scritture non strettamente collegati [mentre di solito semmai le parti preparatorie vengono relegate in appendice], quindi anche in questo caso puntando sulla disgregazione della narrazione. La sopraggiunta perdita di fede nel fumetto aveva una sua motivazione. La mancata continuazione progettata delle avventure di Franz Mensch e di Isotta stava preparando una ulteriore consapevolezza creativa: i comics, resi meno canonici dei graphic novels, sia pure nella predilezione del manga, diventano più inclini alla letteratura sullo stesso piano delle illustrazioni. ✒ Carlo Pava