Enrico Baj e la DepopArt del 2000-2030 ✒ Giancarlo Pavanello

 

Buongiorno, ciao. Questa nota di diario in margine a un invito a partecipare con l'asemic writing in un contesto patafisico, che si sta preparando per i primissimi di settembre, in uno spazio prestigioso del Comune di Milano. A suo tempo Enrico Baj mi inviava una cartolina, non l'avevo mai contattato, quindi era un implicito e cortese invito a farmi vivo. Consegnata una tavola, "patografie secretate". Tuttavia non tutto resta pacifico. Questo pezzo di getto, "la DepopArt del 2000-2030", anticipa la lettera-invito per il foglione che ho in mente, energia permettendo. Allego anche due foto con tre pagine di un mio taccuino. Giancarlo Pavanello 

 


Carlo Pava

la DepopArt del 2000-2030

Nemmeno più interessato agli scrittori con la fama di scandalosi e approntati per il lancio di neo-maledetti dai residui dell'industria editoriale, in passato e ora meno [sempre] pronta a cercare i casi per il grosso pubblico, soprattutto dello spettacolo [ricordando Guy Debord ma inquietandosi di più con il Günther Anders dell’“uomo è antiquato”]. Se 


prendiamo in considerazione questo periodo storico ci accorgiamo quanto sia potente il mondo euro-anglo-americano a valenza israeliana e pseudo-democraticamente neo-nazifascista [per cui mi astengo dal giudicare gli emergenti o in via di scoprimento]. In questa fase le vedute andrebbero sintetizzate come 2000-2030: il potere politico del cosiddetto NWO d'Occidente sta foraggiando alla grande direttamente e indirettamente attraverso i mass media, i giovani e i meno giovani, scrittori e artisti, portandoli alla rilettura delle avanguardie del Novecento per indurre a credere di trovare il nuovo scimmiottandole in senso disimpegnato e acritico, cialtronesco, appiattendole per ridurle secondo la tecnica collaudata del riduzionismo, eliminandole per prendere il loro posto in senso disossato, tradendole nella tradizione della paraculaggine dei serpenti tutti con la lingua biforcuta, in sintonia e in piena adesione con il trend del social network dei trolls, degli influencers e dei gate keepers. Quando invece 


basterebbe dichiarare la necessità di archiviare tutto per riflettere sui percorsi da intraprendere ex novo nella luce fosca di quella che chiamo depop-art [sia pure, a seconda dei percorsi sperimentati, con legittime radici consolidate]. La conseguenza: il gioco diventa arduo come non mai per i seguaci di Diogene di Sinope se ritengono, moralmente e filosoficamente, di non doversi allineare o di allinearsi, invece, con un dissenso totale in nuce. Negli orizzonti recintati dall’imperialismo globalista sventolano le bandiere a stelle e strisce, 


la bandiera blu con il calligramma del cerchio formato da tanti piccoli astri gialli, la bandiera della NATO, la bandiera con la Stella di David e quella dell’Ucraina anti-cristiana [l’anti-cristianesimo resta fondamentale, con la scusa della lingua russa della Chiesa Ortodossa]. Da osservatore da lontano, non da militante.