Dormi nella tua bara come Donne
Dormi nella tua bara come Donne,
conversa con i tuoi vermi come Webster,
gira muto in giardino come la Trappa,
canta nel manicomio Su questa pira,
lecca l'allucinogeno sullo Zucchero,
è inutile, sei morto, rulla il tamburo.
Càvati gli occhi e sèrrati tra i Libri,
trafiggi con il laser la Luna rigida,
sbarra la strada con denaro al Tempo,
sii intelligente come una Piramide,
splendi come una fiamma dell'Alighieri,
è inutile, sei morto, piange la prefica.
Trita nel tritacarne la tua Signora,
brucia i tuoi figli in un camino Gotico,
avvelena una scuola di Telegrafisti,
manda in aria Venezia col trinitrotoluolo,
fa' che si sciolgano le calotte Artiche,
è inutile, sei morto, rulla il tamburo.
Domanda udita in un sogno
Come sarà la morte? Vedere
una tigre di ferro che ti salta addosso
e non credere che ti possa toccare?
Sul progresso
Beati loro che pensano al progresso:
io solo penso alla morte o al sesso.
Preghiera al caso
«Possa tutto mutare e non mutarci;
che i nostri cambiamenti siano identici,
le nostre morti simultanee».
Dev'essere un dolore intollerabile
sentir cessare la felicità.
*
Uomo schifoso meriti la tua
consapevolezza verbale del dolore;
non così le formiche, il porcospino.
Uomo che parli meriti la tua
consapevolezza mnemonica della morte;
non così le galline, la testuggine.
Uomo bugiardo, vomito della terra,
indescrivibile porcheria pensante,
vergogna dei primati, lingua di cancro,
impara dai maiali angelicità,
impara dai vampiri la purezza,
dallo sciacallo impara maestà,
dai vermi, dalle barbabietole impara
a stare zitto, sputo della natura,
putridume inventore di un linguaggio
con cui descrivere il tuo putridume
e sguazzare parlando nel putridume
che le altre bestie evitano, se non nutriente,
ma tu l'hai tutto nel cervello in agguato
di te stesso con grinfie di parole,
scrufoloso nel verbo, unto in dialetti,
tu culo estremo della scala zoologica,
carogna mistica nella carta argentata
del tuo denaro, solo animale ipocrita,
uomo schifoso, meriti la tua
consapevolezza mnemonica del dolore;
e soprattutto meriti la tua
consapevolezza verbale della morte.
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Luoghi comuni, Il Saggiatore, Milano, 1961
La parola morte, Einaudi, Torino, 1968
Poesie, Adelphi, Milano, 1980
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