(...)
Clara Lukaćs, in definitiva, è apparenza pura e
non fa
che credere all’altro che è lui il soggetto del desiderio
lei non ci crede, ci gioca, si pone in gioco, provoca e delude
il desiderio, che come soggetto, infine, non riuscirà neppure
a sapere che cosa gli stia succedendo,
la bellezza che seduce è esoterica e rituale,
sta nel segreto creato dalla levità dei segni dell’artificio,
la parure è tra il rito, la bardatura, la maschera, il disegno,
la cerimonia, la frattalizzazione, del viso e del corpo,
tra l’asimmetria che attiene al dispositivo di alleanza
e la simmetria artificiale del dispositivo di sessualità,
tanto che la Strolaga librata nell’esilarante sforzo della presa
sul pesce risollevandosi aerodinamica alla luna strida nella notte
non per la compatibilità con la terra ma contro quel cadere,
quel dover cadere, contro la presunzione terribile dell’acqua
che sprizza gli occhi dal capo galleggiando via i polmoni
fin sul becco che li stringe come pesci guizzanti
espellendo ogni organo ogni escremento
rivoltando il volatile come l’indiano vede eguale alla morte
l’ambiente che si offre in cambio dell’essere
nello spazio nero alcuni tragitti ferroviari
sopra le Adirondacks
Clara Lukaćs in quella gran bella residenza
cui nulla mancava con le camere da letto ognuna con veranda
sopra il Lago poteva essere benissimo Maria Sharapova
per come s’incazza con il poeta a cui dice “Ma che gioco
è mai questo se non si può colpire la palla con quanta più
forza si può!”, oh Dio, era lei, Clara allora, ecco chi era,
la ragazza del treno, nessun dubbio in proposito, due volte
ormai il vederla m’aveva ferito il cuore.
che credere all’altro che è lui il soggetto del desiderio
lei non ci crede, ci gioca, si pone in gioco, provoca e delude
il desiderio, che come soggetto, infine, non riuscirà neppure
a sapere che cosa gli stia succedendo,
la bellezza che seduce è esoterica e rituale,
sta nel segreto creato dalla levità dei segni dell’artificio,
la parure è tra il rito, la bardatura, la maschera, il disegno,
la cerimonia, la frattalizzazione, del viso e del corpo,
tra l’asimmetria che attiene al dispositivo di alleanza
e la simmetria artificiale del dispositivo di sessualità,
tanto che la Strolaga librata nell’esilarante sforzo della presa
sul pesce risollevandosi aerodinamica alla luna strida nella notte
non per la compatibilità con la terra ma contro quel cadere,
quel dover cadere, contro la presunzione terribile dell’acqua
che sprizza gli occhi dal capo galleggiando via i polmoni
fin sul becco che li stringe come pesci guizzanti
espellendo ogni organo ogni escremento
rivoltando il volatile come l’indiano vede eguale alla morte
l’ambiente che si offre in cambio dell’essere
nello spazio nero alcuni tragitti ferroviari
sopra le Adirondacks
Clara Lukaćs in quella gran bella residenza
cui nulla mancava con le camere da letto ognuna con veranda
sopra il Lago poteva essere benissimo Maria Sharapova
per come s’incazza con il poeta a cui dice “Ma che gioco
è mai questo se non si può colpire la palla con quanta più
forza si può!”, oh Dio, era lei, Clara allora, ecco chi era,
la ragazza del treno, nessun dubbio in proposito, due volte
ormai il vederla m’aveva ferito il cuore.
[da:V.S.Gaudio, Loon-drop.La Stimmung con E.L.Doctorow e il gioco eterotopico di Clara Lukaćs , © 2009]