Piperitessolana
delle Giovani Marmotte
per PAP e Pnap che ancora fanno lo shummulo
Pranzando
l’altro giorno non al mio abituale ristorante sulla costa jonica degli ombroni
ammâšcânti[F·la-leggenda-delle-ntrocchje-ammascanti·il-kamasutra-equino-di-giovanna-i],
dove non possono fare la Piperitessolana come la fa Marisa G.Aìno, fui costretto a sorbirmi anche un poeta di mia
conoscenza[i], il quale non fece altro che difendere il suo ultimo
capolavoro da una serie di stroncature che sembravano Il Libro dei
Morti tibetano o forse anche i Sutta del Canone dell’Asino di
Mia Nonna dello Zen.
Tracciando un tenue parallelo fra i suoi versi e quelli di Caproni, o anche di Giovanni Giudici, e, aggiunse questa volta anche Giovanni Raboni, e inveendo contro i critici a pagamento della Confindustria e di Bilderberg, e quindi a lui stesso associati, con eloquente furia pitagorica, anche se non è di Metaponto ma poco ci manca, il poeta, anche isso, divorava frattanto un piatto colmo di Piperitessolana.
Tracciando un tenue parallelo fra i suoi versi e quelli di Caproni, o anche di Giovanni Giudici, e, aggiunse questa volta anche Giovanni Raboni, e inveendo contro i critici a pagamento della Confindustria e di Bilderberg, e quindi a lui stesso associati, con eloquente furia pitagorica, anche se non è di Metaponto ma poco ci manca, il poeta, anche isso, divorava frattanto un piatto colmo di Piperitessolana.
Io,
s’intende, non potevo fare altro che porgere orecchio, darmi un’aria compunta e
assicurargli che la frase, “l’ archetipo-sostantivo di questo poeta è molto
vicino all’archetipo-sostantivo della sua presunta funzione spostando la
seconda lettera alla fine a cui viene soppressa la a”, poteva anche
interpretarsi in svariate maniere. Specialmente a tavola. Mi sembrava, non dico
una necessità, ma quasi un obbligo. E che cazzo!
Poi, d’un tratto lo vidi sollevarsi dalla sedia per metà o intero, ammutolire, annaspare freneticamente con le braccia e quindi afferrarsi la gola. Si era fatto bluastro in viso, poveretto, e non era stato in spiaggia ad abbronzarsi, di quella sfumatura di turchino che, invariabilmente, fa pensare al colore archetipo di alcuni poeti del Golfo di Taranto per via dell’aria salubre che quivi si respira, e anche a Roseto Capo Spulico.
Più tardi, non tornando a casa, avendo pranzato proprio a casa, per la Traversa Q, che mi fa pensare sempre al famoso Q di cui ho riferito in Il Marcuzzi[Fil-marcuzzi], della mitica via del Lutri, mi chiesi se il medico d’Alisandra, il cui nome è ormai celebre, quale inventore di quella efficace manovra che avevo visto eseguire poco prima qui a casa e di cui ho evitato accuratamente di rendervene conto, sapesse che c’era mancato poco che qualora non gli fosse riuscita la manovra io avrei dovuto pagare il conto a mio zio, che è un famoso “barista”(nel senso non di gestore di quel locale pubblico ma di venditore di bare), per il poeta del Capo Aulico, così detto per i capelli unti e oleosi.
Comunque ebbi modo di appurare, e questo mi lusinga, come, all’epoca, una critica di un Piromalli, che il suddetto luminare d’Alisandra conosceva bene il mio saggio sulle valenze dei sali minerali e della vitamina P e C nei peperoni e nelle patate, che, come scrisse Marisa G.Aìno, nel borsino per la ricetta fatta per “GM”, la consistenza del tergo di una Aurélia Steiner dalla compattezza mesoendomorfa che ha un po’ dell’aria “solana” di una abituale lettrice quarantenne delle storie e delle babbaloccherie della Disney, purché abbia almeno una volta letto qualche racconto di Hemingway.
Poi, d’un tratto lo vidi sollevarsi dalla sedia per metà o intero, ammutolire, annaspare freneticamente con le braccia e quindi afferrarsi la gola. Si era fatto bluastro in viso, poveretto, e non era stato in spiaggia ad abbronzarsi, di quella sfumatura di turchino che, invariabilmente, fa pensare al colore archetipo di alcuni poeti del Golfo di Taranto per via dell’aria salubre che quivi si respira, e anche a Roseto Capo Spulico.
Più tardi, non tornando a casa, avendo pranzato proprio a casa, per la Traversa Q, che mi fa pensare sempre al famoso Q di cui ho riferito in Il Marcuzzi[Fil-marcuzzi], della mitica via del Lutri, mi chiesi se il medico d’Alisandra, il cui nome è ormai celebre, quale inventore di quella efficace manovra che avevo visto eseguire poco prima qui a casa e di cui ho evitato accuratamente di rendervene conto, sapesse che c’era mancato poco che qualora non gli fosse riuscita la manovra io avrei dovuto pagare il conto a mio zio, che è un famoso “barista”(nel senso non di gestore di quel locale pubblico ma di venditore di bare), per il poeta del Capo Aulico, così detto per i capelli unti e oleosi.
Comunque ebbi modo di appurare, e questo mi lusinga, come, all’epoca, una critica di un Piromalli, che il suddetto luminare d’Alisandra conosceva bene il mio saggio sulle valenze dei sali minerali e della vitamina P e C nei peperoni e nelle patate, che, come scrisse Marisa G.Aìno, nel borsino per la ricetta fatta per “GM”, la consistenza del tergo di una Aurélia Steiner dalla compattezza mesoendomorfa che ha un po’ dell’aria “solana” di una abituale lettrice quarantenne delle storie e delle babbaloccherie della Disney, purché abbia almeno una volta letto qualche racconto di Hemingway.
La ricetta "Peperoni & Patate" nella rubrica "Cucina da campo" di Marisa G.Aìno per "GM.Giovani Marnotte" n.4, maggio 1995 |
Insomma, “Piperitessolana” è un piatto facile, come il “Rombo alla diavola”, per stregoni, e poeti, poco pazienti ma di effetto sicuro quanto le “Fave alla Catalana”, e, come queste, dovrei mangiarla in compagnia di donne voluminose, e non certo in compagnia di questo poeta rompi cazzo, dialettale e massone. “Peperoni & Patate” sono del genus Robustum, con e per un sistema nervoso lento e un paradigma mesoendomorfo: se la partner non ha gli occhi grigi che indossi almeno una gonna grigia e, se proprio si vuole che tutto il paradigma abbia la testura del pesante bagnato, che abbia mutande dello stesso colore.
Ricca di sali minerali e di idrati di carbonio, ma con sintagmi da vitamina P e vitamina C, e la soda persistenza della carne, o del tergo, come lo intendeva Merleau-Ponty, speculare al potassio e alle fibre che tengono lontano irritabilità e stanchezza.
Il sommario del n.4 di "GM" |
[i]
Manuel Vázquez Montalbán, Ricette
immorali, trad. it. Feltrinelli, Milano 1992: pag.121.
La copertina di "GM" n.4, The Walt Disney Company Italia, Milano maggio 1995: a pagina 93 la rubrica di Marisa G. Aìno: "Cucina da campo" |