V.S.Gaudio
Madonna
vs Aurélia Gurgur
nella Sibaritide
La pulsione shqiptara
e l’Hung-Up di Madonna
C’è qualcosa di
strabiliante in questo rinvenimento;
avendo trovato un Heimlich Shqiptaro, per un passo
a punto e virgola, che fa, in albanese, hap pikë e presje; che, per chi non l’avesse mai ascoltato
in questo dialetto della Sibaritide, dove c’è lo Fshetë degli Shqiptari,
darebbe un passo che “appende in fretta”;
se “come il numero due si rallegra di essere dispari, il sesso, il pisello,
si rallegra di essere guardato”[i] essendoci sempre un capriccio se c’è il desiderio,
cioè tekë, che, se si riconosce in tek(e non in çift, che è pari come numero,
perciò Aurélia non è a Cifti, l’arbëreshe “Civita”, che sarebbe in verità “Coppia”)[ii],
è dispari; e per questo, se il sesso si rallegra di essere guardato, l’occhiata del capriccio,
che è appunto quella che fa sfiorare, fshik, è sempre l’occhiata dispari,
che, in ragione di questo di più, fa la goccia gocciolona, cioè punto e virgola;
perché è questo che fa Aurélia Gurgur vicino
alla darsena:
vede il poeta;ci ripensa;
torna;
svolta;
fa la curva;
kurvit;
prapesëprapë;
indietro, prapa;
il dietro, i prapa;
tuttavia, prapëseprapë, dietro che va indietro;
prapmë, che è “posteriore” e
prapëse che è “sta tornando”,
la precessione di Tekë, questo prapa che se prapë,
che è la pulsione del farsi vedere(=bëhem për të parë)
che è indicata da una freccia che veramente ritorna verso il soggetto;
mentre nella pulsione del farsi sentire(=behëm për të ndiuar) va verso l’altro;
che, qui, per l’ acqua che pulsa dal Pikë Durrës, è farsi bagnare(=bëhem për të lagur),
perché, non potendosi farsi sbafare(=bëhem për të ngopuar)
o farsi ciucciare(=bëhem për të thithur), è nella pulsione uretrale
che
questo esotismo secolarmente familiare, che
annulla lo sguardo, la vertigine
del dettaglio perpetuo dell’oggetto, che fa del
doppio meridiano la forza della propria immagine immobile, erige mon méridien perché non è guardare
un oggetto estraneo, né essere guardati da una persona estranea, e che, appunto,
come dice Lacan, un oggetto e una persona non è lo stesso[iii];
perché, l’abbiamo visto, Aurélia Gurgur si guarda nel suo membro sessuale;
il poeta, invece, è guardato dall’occhiata dispari, questa obliquità che c’è
in tutto l’esserci del vero conno di Durrës o di quello ghego, che ha davanti
la luce tosca e da dietro percepisce lo spirito dei venti del nord balcanico;
questo è il farsi bagnare dello Shumëpikë, la pulsione shqiptara,
che, fin quando tende l’elastico tra un meridiano e l’altro,
si fa la gocciolona, bëjet të shumëpikë, e fa fare la gocciolona,
bën për të bëre, perché ha questi 12 minuti di differenza tra
quel meridiano e questo per curvare il desiderio;
quando l’elastico si rompe o il meridiano si
curva, allora è fatta la kurvë;
la pulsione shqiptara è un po’ come il farsi
pisciare(=bëhem për të fshikuar)[iv],
perché quando la precessione di ciò che proviene da un altro luogo non deflette
i due meridiani c’è la declinazione della libido, l’azzeramento del transfert delle forme,
che svela l’Heimlich, i Fshehtë, ed è questo allora che avviene, lo svelamento dei 3 gradi,
artificio del segreto;
Altro nella cui figura non ci si exinscrive più avendolo riconosciuto
nella forma strana venuta da un altro luogo, e avendo perciò riconosciuto
in questa figura la regola fondamentale del suo passo seduttivo: 3 gradi o 12 minuti,
in cui mon méridien attraversa l’Heimlich, lo Shumëpikë, di Aurélia Gurgur,
tra l’obliquità balcanica, che si fa tenera e stupefatta impotenza tosca,
e la immobile e sfacciata immediatezza ghega;
l’oggetto shqiptaro ha perso la sua inesorabilità, è redento;
l’alterità folgorante del deretano di Aurélia Gurgur ha perso la sua delicatezza patafisica;
12 minuti, e ha perso la sua assenza, Heimlich che è uscito dal pikëshumë del poeta.
Aurélia è libera da se stessa, non è più un oggetto, né un attrattore strano,
il suo passo, il suo “hap-pikë-e-presje” non incanta più.
[da: V.S.
Gaudio, Aurélia Steiner di Durrës, © 2006]
[i] Jacques Lacan, Dall’amore alla libido, in: J. L. Il seminario,Libro XI, trad. it.
Einaudi,Torino 1979:pagg.197-198.
[ii] Analogamente, essendo tek la preposizione “da”, “di”, ma
soprattutto “presso”, che, in ghego, corrisponde a “tuk”, “nde”, “ndek”, “nek”,
si potrebbe riconoscere la specularità tra “capriccio”, “dispari” e “presso”.
[iii] Cfr. Jacques
Lacan, trad .it.cit.:ibidem.
[iv] Interessanti le pulsioni
date con il ghego e il tošco:
“farsi vedere”:m’u
ba për
të
parë;
“farsi sentire”:m’u
ba për
të
ndiuar;
“farsi bagnare”:m’u
ba për
të
lagur;
“farsi sbafare”: m’u
ba për
të
ngopuar;
“farsi ciucciare”:m’u
ba për
të
thithur;
“farsi pisciare”: m’u
ba për
të
fshikuar.