Romolo Rossi
Divagazione
In me vagano pensieri e ricordi sul cambiamento delle
stagioni . Vario il tempo, il caldo, il freddo, l’aria dolce o rigida o dolorosa :
mi invadono e mi investono la mente le immagini che mi raggiungono, da momenti
lontano nel tempo : sono memorie di versi dei
poeti, di sentimenti contrastanti, e tutte le parole evocano il paese
intorno, il cielo, il mare, i prati , le città, gli alberghi, il traffico, il sole, la
pioggia, la tranquillità e le paure, ritmano le stagioni, con reminiscenze, nostalgie, rimpianti, e
con frasi ed emozioni evocate dalla
poesia dei poeti : si associano, si accumulano e si depositano nella mia testa.
Si affaccia una
breve poesia che insiste nella mia
memoria , sul tempo che muta nelle
stagioni:
TEMPO CHE MUTA
Come varia il colore
delle stagioni,
così gli umori e i pensieri degli uomini.
Tutto nel mondo è mutevole tempo.
Ed ecco, è già il pallido,
sepolcrale autunno,
quando pur ieri imperava
la rigogliosa quasi eterna estate.
(Cardarelli)
(Cardarelli)
Inizia l’anno,sempre coll’inverno. Tutti i popoli del
nord, dei diversi paesi settentrionali, hanno sempre la
mente in Italia con il clima mite e dolce: molti pensano che in
Italia l’inverno sia tiepido e soleggiato . In realtà non è così, ed il freddo
spesso è rigidissimo. Così è duro e terribile, e tutto
l’Appennino è sempre sommerso da neve ghiacciata, ed è flagellato dai venti che
vengono da nord-est sui monti e dalla
schiena dell’Italia e scendono nelle
pianure: solo preciso, espressivo e sicuro nella sua lingua, Dante in pochi
versi dipinge il rigore della stagione con
realtà e verità, ed è un netto quadro
meteorologico.
Sì come neve tra le vive travi
per lo dosso d’Italia si congela,
soffiata e stretta dalli venti schiavi. (Pur.XXX,69-71).
E si pensa che in inverno
si accendono i fuochi. Ho visto ancora le stufe ed i camini dove si faceva
la fiamma: un tempo esistevano le cucine a fuoco e nelle fucine c’erano i maniscalchi ed i
fabbri nelle officine: col ricordo del fuoco ed il fumo ritornano antiche scene
invernali. I pensieri tutti intorno ai fuochi ora scomparsi, e con le grandi
nostalgie eccoli i ricordi:
Quale nell’arzanà de’ Viniziani
bolle l’inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani. (Inf.XXI,7-9)
E si che l’inverno è più corto:è vero, pare freddissimo, di
un terribile freddo, ma solo in realtà per un mese,ed io ricordo l’inverno
sempre più corto con il cielo limpidissimo, e le notti erano freddissime e
stellate e si mescolano i miei ricordi con i versi di Dante:
sì, che, se ’l Cancro avesse un tal cristallo,
l’inverno avrebbe un mese d’un sol dì. (Par. XXV,101-102) .
Ho ricordi sempre diversi, giorni di luce ed il sole al
mare è brillante ed il cielo luminoso, ma l’aria è ghiacciata; l’inverno
trabocca di contentezza senza angoscia, anche se talora l’ animo è intirizzito
e rabbrividisce. O felicità, un ornamento , decoro e bellezza ; ma improvvisa
la tristezza è portata dall’inverno e arriva
terribile e cupa. Mi ritorna la poesia di Leopardi, ahi la scoramento:
… In queste
antiche
Al chiaror delle
nevi,intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
…
O speranze,speranze;ameni inganni
Della mia prima età!sempre,parlando,
Ritorno a voi;che per andar di tempo,
Per variar d’affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so.
(Leopardi)
(Leopardi)
Guardare attraverso la finestra, le ricordanze del
chiarore delle nevi e delle luci livide portano a volte le angosce. Anche i
versi di Montale sono delicati senza essere leggeri , ma le immagini sono impaurite,
dolorose e cupe nell’inverno:
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglio,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa,era il cavallo stramazzato.
Per rendere i vissuti ed i pensieri dell’inverno, evoca
come cambia la natura, le foglie sono secche,arse e sono morte o morenti,il vento che sibila. Il
poeta usa parole dure e chiuse,”strozzato” “incartocciarsi” “stramazzato”, la
vita soffocata diventa “gorgoglio”. Penso che un altro poeta parlava
d’inverno con Freud passeggiando, e l’amico poeta diceva che la natura muore e scompare
nell’inverno. Penso ancora che l’Italia
ha rigidi gennaio e febbraio,freddissimi , con un tempo mortale: gelo,neve,venti
sibilanti,e l’Appennino è gelato
specialmente dai venti del levante dai paesi slavi, che i russi chiamano
il “buran” come noi diciamo bora o
tramontana, e che arriva da levante superando i monti fino al ponente . Bravo
Dante, bravo Leopardi e bravo Montale. Nell’animo
i ricordi, le mie ricordanze sono mescolate coi versi dei poeti.
O spesso la paura e l’angoscia esplodono nell’inverno ! Baudelaire in terribili versi,con le sue
parole gelide racconta sentimenti di paura o morte:
Bientot
nous plongerons dans les froides ténèbres;
Adieu,vive
clarté de nos étés trop courts!
J’entends
déjà tomber avec de chocs funèbres
Le bois
retentissant sur le pavé des cours.
Tout
l’hiver va rentrer dans mon etre:colère,
Haine,frissons,horreur,labeur
dur et forcé,
Et comme
le soleil dans son enfer polaire,
Mon coeur ne sera plus qu’un bloc rouge et glacé.
(Baudelaire)
(Baudelaire)
Ecco l’inverno, con poca luce , le fredde tenebre,e dentro collera, paura, brividi, ed il cuore è un blocco di ghiaccio: essa porta con
sé questo gelo e questa tristezza ; sono
le emozioni che insinua
l’inverno, l’oscurità e la morte: i versi di Baudelaire dipingono con pennello le parole, i vissuti ed
i paesaggi
dell’inverno.
Ma spesso sentimenti
d’amore e passioni arrivano in pieno d’inverno,
ed il freddo febbraio può portare
dolcezza ed affetto caldo, un bel contrasto : Shakespeare ricordava San Valentino
.
I cacciatori a febbraio suonano i corni e svegliano il giorno, e gli uccelli
nel bosco saltellano e si accoppiano, in un’aria fredda e frizzante che dà un
senso di spinta spumeggiante ed effervescente: alcuni sentimenti
possono essere felici. Ecco, ecco:
Go, bid
the huntsmen wake them with their horns.
Horns, and
they wake ; shout within ; they all start up
Good
morrow, friends – Saint Valentine is past!
Begin
these woodbirds but to couple now?
(Shakespeare –A midsummer night’s dream)
(Shakespeare –A midsummer night’s dream)
Ma in inverno la contentezza spesso non è presente e quasi
sempre l’animo è cupo, scuro, così
corrotto ,e tutto scompare come involano le foglie di Sibilla, ulula il
lupo all’uscio ed il vento lugubre sibila e passa la sventura, nel prato
spelacchiato passa l’ombra della falce, come ci racconta il colore dei tempi la
sua poesia di Sylvia Plath:
Temper of Time.
An ill
wind is stalking
While evil stars whir
And all
the gold apples
Go bad to the core.
Black
birds of omen
Now prowl on the bough;
With a
hiss of disaster
Sybil’s leaves blow.
Through
closets of copses
Tall skeletons walk;
Nightshades
and nettles
Tangle the track.
In the
ramshackle meadow
Where Kilroy would pass
Lurks
the sickle-shape shadow
Of snake in the grass.
Approaching
his cottage
By crooked detour,
He hears
the gruff knocking
Of the wolf at the door.
His wife
and his children
Hang riddled with shot,
There’s
a hex on the cradle
And
death in the pot.
(Sylvia Plath)
(Sylvia Plath)
La primavera viene dopo l’inverno, la bellissima primavera
oppure la maledetta primavera , una canzone che ricordo. E’ una stagione mite e porta fresco e non
caldo: la stagione è varia, soffiano leggeri e timide brezze, arie tranquille ma i venti intensi
ed impetuosi talora portano le
piogge, spesso arrivano i temporali; anche
se l’acqua frequente serve alla terra, ma accade che l’acqua può essere violenta
: le burrasche ed i torrenti investono e distruggono le coltivazioni, orti, viti, alberi di frutta.
Ma la primavera è un po’ pazza. La fine
di Marzo è cangiante, ed a Maggio cominciano a fiorire i fiori degli alberi, e
le rose nel mese mariano. Il profumo dei
fiori si diffonde dall’inizio primavera
fino a giugno.
Le rondini tornano sotto i tetti da lontano, e in questa
la stagione le ragazze sciamano con le rondini,ed un poeta futurista mi ricorda di guardare nei
tram:
Le rondini
in deliziose cappe di raso nero
dattilografavano il risveglio
dettato dall’aurora
(Farfa-Vittorio Tommasino)
(Farfa-Vittorio Tommasino)
Ecco Alceo (tradotto da Quasimodo) , mi ricordo questo
mondo rinasce:
Io già sento primavera
Io già sento primavera coi suoi fiori:
versatemi presto una tazza di vino dolcissimo.
(Alceo)
(Alceo)
Tutto ricorda Alceo che ci dice il dolce della
stagione,ma lo so che in primavera tutti i fiori fioriscono,ma gli umani si
ammalano nel corpo, e la mente si turba ed affiorano la depressione, l’ angoscia
e la pazzia.
In particolare e la primavera è inquieta ,è un turbamento,piena di tensione, di piacere e di dolore, nel corpo e nella
mente,e mi viene da pensare ad una
poesia di Sylvia Plath di fronte ad un
acquerello : è primavera che è tranquilla ma nasce l’angoscia:
Watercolor
of Grantchester Meadows.
There,
spring lambs jam the sheepfold. In air
Stilled
,silvered as water in a glass
Nothing
is big or far.
…..
While
the students stroll or sit,
Hands
laced ,in a moony indolence of love-
Black-gowned
,but unware
How in
such mild air
The owl
shall stoop from his turret ,the rat cry out.
(Sylvia Plath)
(Sylvia Plath)
Ecco la primavera: l’atmosfera sarebbe tranquilla,come un
bicchiere d’acqua,ma gli agnelli devono
essere sacrificati,e tra passeggiate d’amore, in un’aria così dolce, gli
studenti sono avvolti in toga, neri , ed il gufo calerà dalla sua torre e
striderà il topo .
L’aria è dolce e tranquilla,ed il mondo è di fiori ed armonia ma , così per Petrarca, in
cuore tutto questo diventa un deserto .
… ed era il cielo a l’armonia sì intento
che non se vedea in ramo mover foglia,
tanta dolcezza avea pien l’aere e ‘l vento.
….
Zephiro torna,e’l bel tempo rimena
E i fiori et le erbe,sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Philomena,
et primavera candida et vermiglia.
…
Et cantar augeletti et fiorir piagge,
e’n belle donne honeste atti soavi
sono un deserto,et fere aspre et selvagge.
(Petrarca-Il canzoniere)
(Petrarca-Il canzoniere)
I fiori e le brezze profumate sono piene di bellezze ed
uccellini,ma cosa succede? Nel mondo ci
sono l’armonia e pace, ma nell’animo improvvise scompaiono la tranquilla natura
e la felicità. Ciò perché Proserpina viene ratta nell’Averno, e la sua mamma Cerere
dolorosa fa avvizzire i prati ed i boschi. Oh sì nell’umanità vi sarebbe una
primavera,ma solo in un altro mondo: così germoglia in questa primavera sempiterna in
Paradiso (Par.XXVIII,116). Ma Dante ci
ricorda che in terra Cerere perdette la figlia rapita da Ade, e scomparvero i fiori.
Qui fu innocente l’umana radice;
qui primavera sempre ed ogni frutto;
nettare è questo di che ciascun dice .
Tu mi fai rimembrar dove e qual era
Proserpina nel tempo che perdette
la madre lei,ed ella primavera.
(Pur. XXVIII, 142-144,49-51)
(Pur. XXVIII, 142-144,49-51)
Prima la primavera un giorno c’era, come ci racconta
Ovidio , in questo mondo , prima che
fosse ratta Proserpina , e la sua mamma
Cerere faceva fiorire la natura, ma,
perduta la figlia, la mamma fece oscura la natura.
Ver erat
aeternum placidique tepentibus auris
Mulcebant
zephyri natos sine semine flores.
E scomparse la figlia rapita e Cerere:
…Primis segetes moriuntur in herbis
Et modo sol nimius,nimius modo corripit imber,
Sideraqua ventique nocent avidaeque volucres
Semina iacta legunt;lolium tribulique fatigant
Triticeas messes et
inexpugnabile gramen.
(Ovidio. Met. I,107; Met. V,482-486).
(Ovidio. Met. I,107; Met. V,482-486).
Ecco la primavera porta le malattie e la melanconia e l’angoscia. Tutti lo sanno!
E l’estate è spesso torrida , calda ed irrespirabile, ma se talora soffia il venticello è dolce e
tiepida, e con brezze fragranti dal mare. Vacanza oggi è il momento : ma i giorni non molto
lontani o già d’oggi , sono in realtà malsani . Spesso Noto, o si chiama lo
scirocco, viene dall’Africa, dal deserto soffocante. Il sole brucia, i prati che
perdono il verde e diventano gialli e
riarsi, e l’estate non è mite e sono difficili le giornate di vacanze ; i viaggi
complessi e si affollano, le strade si ingorgano e rendono i viaggiatori di
malumore, e tutto il mondo è pieno di
folla e calca.
Dante ricorda i periodi estivi ed i giorni insalubri.
Grama l’estate, pieno d’insetti noiosi e nocivi, e nella pianura padana è rovente ed umida.
Non molto ha corso, ch’el trova una lama,
nella qual si distende e la ’mpaluda;
e suol di state talor esser grama.
(Inf.XX,79-81)
(Inf.XX,79-81)
In questa stagione le persone sono molestate , e Dante ci
descrive che sono infastiditi i cani e gli uomini.
non altrimenti fan di state i cani
or col ceffo,or col
piè,quando son morsi
e da pulci o da mosche o da tafani.
(Inf.XVII,49-51)
(Inf.XVII,49-51)
Dante è preciso,e ci descrive che all’inizio ed alla fine
dell’estate le mosche sono sostituite dalle zanzare. Noi oggi sappiamo che le mosche sono frequenti
in
primavera ed autunno,perché in estate sono decimate per un’epidemia di
virus delle mosche, mentre le zanzare le sostituiscono. Ma le messi sono nei
campi pieni di lucciole, il poeta ci ricorda il mondo così bellissimo. Sotto il
sole rovente si vedono guizzare le
lucertole, stupenda scena di vitalità e di vita grandiosa : Dante!
Quante il villan ch’al poggio si riposa,
nel tempo che colui che ’l mondo schiara
la faccia sua a noi tien meno ascosa,
come la mosca cede a la zanzara,
vede lucciole giù per la vallea,
forse colà dov’è vendemmia ed ara (Inf.XXVI,25-30)
Come ‘l ramarro sotto la gran fersa
Dei dì cunicular, cangiando sepe,
folgore per se la via attraversa (Inf.XXV,79-81).
Talora in estate, specialmente in agosto, arrivano rovesci
di pioggia e temporali con intense
grandinate . Alla metà di agosto un
patrizio romano di nome Laterano
incontrò in mattina il Papa Pasquale che gli raccontò un sogno : era nevicato nell’Esquilino,e Laterano gli
disse di aver fatto lo stesso sogno. Così assieme arrivarono sull’Esquilino ed
in cima il colle era bianco per la neve: miracolo ! ed il Papa costruì nel
colle la grande chiesa, S. Maria Maggiore, e , all’interno della chiesa, in
agosto, fa fresco . No, non era un miracolo,era una grandine,non neve. Dante lo
dice bene che si scambia la grandine con la sua sorella neve. Ecco:
quando la brina in su la terra assempra
l’imagine di sua sorella bianca,
ma poco dura alla sua penna tempra;
lo villanello a cui la roba manca,
si leva,e guarda,e vede la campagna
biancheggiar tutta; on d’ei si batte l’anca
(Inf.XXIV,3-9)
(Inf.XXIV,3-9)
E nell’estate, diciamo, i colori, sfumano : i rossi, gli
azzurri, i gialli ,in tenui pastelli ; e
così il marrone dei campi riarsi o il cilestrino del bleu marin , del bleu
profondo del mare e azzurrino del cielo. I versi sono dovunque : nelle memorie
,nei pensieri,la poesia ed i sogni. Intanto nel sogno di una notte di
mezz’estate, Shakespeare arriva il
messaggero:
Oberon:
I wonder if Titania be awaked:
Then what it was that next came
in her eye,
Which she must dote on, in extremity.
Puck: Here comes my messenger .How now ,mad
spirit?
What night-rule now about this
haunted grove?
(Shakespeare. A midsummer night’s dream)
(Shakespeare. A midsummer night’s dream)
Ecco nel mondo c’è intenso incanto nei boschi per tutti,
grazie alle parole dei poeti , e colori, e discorsi sottovoce, soffi, brezze si possono ascoltare dovunque. Ascoltiamo Camillo
Sbarbaro:
Era color del mare e dell’estate
La strada tra le case e i muri d’orto
La strada tra le case e i muri d’orto
Dove la prima volta ti cercai.
All’incredulo sguardo ti staccasti
Un po’ incerta dall’altro marciapiede.
Nemmeno mi guardasti .Mi stringesti,
con la forza di chi s’attacca,il polso.
A fianco procedemmo un tratto zitto.
(Sbarbaro)
(Sbarbaro)
Ecco melograno, rosso, come il geranio è il vermiglio, dovunque s’ introduce
nei ricordi dei fiori e dei giardini, e dei muretti riarsi , con il colore
monotono dell’oscurità dell’animo.
Sentiamo Pascoli , Gozzano e
Montale, ed i colori portano con se il
lutto.
O il rosso del melograno, dove io ricordo che unisce il
rosso ed il caldo,il colore, ed il sole dovunque, ed intorno sempre sento il
frinire delle cicali nell’afa,e lontano nella canea abbaiano i cani, lontani?
Sogno d’un d’estate.
Quanto
scampanellare
Tremule di cicale!
Stridule pel
filare
Moveva il maestrale
Le foglie accartocciate.
Scendea tra
gli olmi il sole
In fascie polverose;
erano in ciel due sole
nuvole,tenui,ròse:
due bianche spennellati
in tutto il ciel turchino.
Siepi di
melograno,
fratte di tamerice,
il palpito lontano
d’una trebbiatrice,
l’angelus argentino…
dov’ero?Le campane
mi dissero dov’ero,
piangendo,mentre un cane
latrava al forestiero,
che andava a capo chino.
(Pascoli)
(Pascoli)
Ed è vivacissimo del geranio, pennellate sulle finestre e sui
balconi, ed un’altra pennellata è una grande variopinta farfalla che
svolazza col suo andare tremula, vediamo:
E intorno declina l’estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
si libra un enorme Papilio… (Gozzano)
L’estate tutte le cose sono riarse, e la vita è
stentata, di aria amara, non c’è l’ombra , e ciò che vediamo è tutto secco, l’arsura
dà angoscia, e ci aspettiamo la pioggia che non arriva:
Gloria del disteso mezzogiorno
quand’ombra non rendono gli alberi,
e più e più si mostrano d’attorno
per troppa luce,le parvenze,falbe.
Il solo alto,-e un secco greto.
Il mio giorno non è dunque passato:
l’ora più bella è di là dal muretto
che rinchiude in un occaso scialbato.
L’arsura,in giro;un martin pescatore
Volteggia s’una reliquia di vita.
La buona pioggia è di là dallo squallore,
ma in attendere è gioia più compita.
(Montale)
(Montale)
L’autunno è una stagione turbolenta , scendono piogge
a rovescio , talora inondazioni ,
temporali e tempeste. I fiumi ed i
torrenti, dall’alto si riversano in violenza in mare, e spesso i ruscelli prima secchi diventano impetuosi in autunno
scendendo dall’appennino e si
precipitano in breve in mare, ma si
creano alluvioni e distruzioni,ed i monti si sfaldano e si disgregano,con frane
rovinose. Questi ricordi si sollevano col
poeta che racconta:
Come ai meridional tiepidi venti,
che spirano dal mare il fiato caldo,
le nievi si disciolveno e i torrenti,
e il ghiaccio che pur dianzi era sì saldo;
così a quei prieghi, a quei brevi lamenti
il cor de la sorella di Rinaldo
subito ritornò pietoso e molle,
che l’ira, più che marmo, indurar volle.
(Orlando .XXXVI,14)
(Orlando .XXXVI,14)
Il nostro Ludovico Ariosto mi fa capire che in autunno il
terreno solido e la terra si sfaldano: molle, non salda e in questa stagione il territorio è precipitoso e franoso, e dei paesi
diventano ruderi.
Attenzione! L’autunno è una grande allegoria della
morte, così la vita è fragile come le foglie che cadono dai
rami degli alberi:
Diceva Virgilio:
Quam multa in silvis autumni frigore primo
Lapsa cadunt folia,aut ad terram gurgite ab alto
Quam multae glomerantur aves,ubi frigidus annus
Trans
pontum fugat et terris inmittit apricis
(Aen.Vi,309-312)
(Aen.Vi,309-312)
Così al primo freddo autunno volteggiano e cadono le
foglie nei boschi, o gli uccelli si spingono dal profondo mare verso le terre
aperte al sole. Tutti versi di Virgilio, me li ricordo, e anche Dante ha Virgilio
in mente ed ha pensato all’antico
latino:
Come d’autunno si
levan le foglie
l’una appresso dell’altro,fin che ‘l ramo
vede alla terra tutte le spoglie,
similemente il mal seme d’Adamo
gittansi di
quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo
(Inf.III,112-116).
(Inf.III,112-116).
Gli umani come le foglie,uno ad uno,si raccolgono assieme
nella morte, e la similitudine così, come questo il dolce raggio giallo del
morente autunno, per Baudelaire è l’effimera dolcezza d’un glorioso autunno e
di un sole al tramonto ! Ma oggi com’è tutto amaro! Il tuo amore, il salotto, il
focolare, nulla vale il sole sfolgorante là sul mare. L’autunno di Baudelaire:
J’aime de longs yeux la lumière verdatre,
Douce
beautè, mais tout aujourd’huy m’est amer.
Et rien, ni votre amour, ni le boudoir, ni l’atre,
Ne me vaut le soleil rayonnant sur la mer.
Et
pourtant aimez-moi, tendre coeur!Soyez mère
Meme pour un
ingrat, meme pour un méchant;
Amante ou soeur, soyez la douceur éphémère
D’un glorieux automne ou d’un soleil couchant.
Courte tache! La tombe attend ; elle est avide!
Ah! laissez-moi , mon front posé sur vos genoux,
Gouter, en regrettant l’été blanc et torride,
De l’arrière-saison le rayon jaune et doux!
(Baudelaire. Chant d’automne)
(Baudelaire. Chant d’automne)
Sempre angoscioso l’autunno in
Baudelaire, ed è triste ma più dolce in Quasimodo, come“ed è subito sera:”
Finita è la notte e la luna
Si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.
E’ così vivo settembre in questa terra
Di pianura,i prati sono verdi
Come nelle valli del sud… (Quasimodo)
Come la tristezza risalta dal vissuto di turbamento di un oscuro giorno autunnale, dove la burrasca è via, lontano: l’immagine è espressiva, moderna ,“stracci di nubi chiare”:
il poeta ci insegna a scrivere.
Temporale
Un bubbolìo lontano…
Rosseggia l’ orizzonte,
come affocato,a mare;
nero di pece,a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.(Pascoli)
I versi di Sylvia Plath parlavano dell’autunno, con la
melanconia ,la morte, e le sue parole ritornavano alla poesia di cent’anni fa di Baudelaire: nella Plath ritorna l’eco
del poeta francese .
Lo scenario è ostinato: alberi avari si tengono strette le foglie
dell’altr’anno, rifiutano il lutto, la veste di sacco, e si trasformano le
driadi elegiache,e l’erba austera custodisce lo spietato della sua erbosità , a dispetto dell’intelletto
magniloquente che disprezza la povertà.
Nessun grido di morti fa fiorire nontiscordardimé in mezzo alle pietre che lastricano questa
terra greve: il dolore fa finire la stagione,e lentamente fievole il tempo
svanisce.
November grave yard
The
scene stands stubborn: skinflint trees
Hoard
last year’s leaves, won’t mourn ,wear sackcloth ,or turn
To
elegiac dryads ,and dour grass
Guards
the hard-hearted emerald of its grassiness
However
the grandiloquent mind may scorn
Such
poverty. No dead men’s cries
Flower
forget-me-nots between the stones
Paving
this grave ground…
(Sylvia Plath)
(Sylvia Plath)
Le mie divagazioni possiamo finirle con lievi ma gravi parole di Leopardi, che egli
tradusse dal francese Antoine Vincent
Arnault
Imitazioni.
Lungi del proprio ramo,
Povero foglia frale ,
Dove vai tu? Dal faggio
Là dov’io nacqui,mi divise il vento.
Esso ,tornando,a volo
Dal bosco alla compagna,
Dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
Vo pellegrina,e tutto l’altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa.
Dove naturalmente
Va la foglia di rosa,
E la foglia d’alloro.