Come per Shummulon vs
Shumullar[FLa Stimmung-Shqip con Samuel Beckett, Rockaby], in cui lo Shumë albanese del superlativo assoluto
“molto” veniva congiunto sia al sostantivo mulë(=mula)
per farsi “shummulon” sia al sostantivo mullar(=pietra
da mulino)
per farsi “shumullar”, la Stimmung-Ammašcânte, che è letteralmente la Stimmung
in ammašcânte, la lingua nascosta dei quadarari, in questo caso silani e
presilani, produce con U Togu du Mârsiânu
non lo “sciumullìo” ma il furguwune[leggi: furguggûnë
; ma anche: furgugghjûnë],
cioè la
“masturbazione” che, come in Cosmo di
Gombrowicz, dove è il ti-ri-ri del Berg, cioè il bembergamento di un berg
contro un berg, il berbergamento di un bemberg dove ci si sbemberga e si va a
tutta birramberg, nella Stimmung-Ammašcânte, dove in effetti viene formalizzato
ventisette anni dopo, come Leo Wojtys in Cosmo,
che formalizza il segreto imberbergamento, cioè lo ritualizza e lo esprime
ventisette anni dopo l’immagine fulminante, e dove in effetti, come nel Berg di
Leo, “i colpi dell’artiglieria sono importanti. E non meno il tocco delle
campane”, come si rileva rinvenendo la bocca di fuoco, e la minchia, del
cannone di Parrott ma anche, per la posa fotografica della bembergata, l’attesa
o lo stato di preghiera affine alla mantide religiosa, del cui tocco di campane
riferisce Salvador Dalì in Il mito
tragico dell’Angelus di Millet[i].
Il linguaggio
del Berg è quello fantasmatico degli attanti principali di Cosmo, in cui sembra che si alluda a un fonema yiddish ma che in
tedesco significa “montagna”, verità onanistica inquietante considerando il
fatto che il furguwune del poeta, che
viene semantizzato ventisette anni dopo, avvenga anch’esso in montagna, ovvero
la Spaccusa, l’assoluta Spaccusa della Culabria, che come un ululato di lupo
solitario non è la lingua del delirio ma l’espressione di un segreto gaudio che
fa intravedere il lascivo sibaritismo, mascherato ed esoterico, che ruzza nei
Campi Selvaggi della libido, del Berg, appunto; il linguaggio del Furguwune,
che è quello del poeta e del personaggio femminile con cui reciprocamente
bembergheggia, è quello mascherato e quasi insolente dell’ammašcânte, il gergo
dei ramai che ha elementi comuni non solo con il furbesco e con l’argot ma che
sostanzialmente ha identici lemmi-tipo sia nel dipignanese che in Lombardia,
Trentino, Sardegna, Piemonte, Friuli e Marche, quindi afferisce formalmente e
semanticamente a questa lingua nascosta, che viene virtualizzata con
connessioni a lemmi tipicamente presilani e cosentini.
Da questo linguaggio della Stimmung il poeta, come ha
fatto per il neologismo coniato in shqip per “Shummulon”, ha “furguglionato”
una sorta di minikamasutra, impostato
sulla posizione tipo che l’attante femminile ha nella foto dell’attesa col
podice sulla barra alta dello steccato, le gambe larghe e i piedi invece
convergenti che poggiano su un’altra barra trasversale, e le mani congiunte, in
questo arco tra le gambe e lo steccato, in preghiera come la Mantide religiosa
e come nell’Angelus di Millet[ii], ma
più giù, nell’arco che visualizza il sud della Spaccusa, la sospensione del
corpo sullo Spacco della Montagna, il buco, che, anche qui, da questo arco, ha
la “luce azzurra” del Marsianu che
è il buco ma che ha a che fare con il fanale, il lampeggiatore, la luce azzurra,
come spiega nel Dizionario Ammâšcânte-Italiano John Trumper[iii].
L’analemma esponenziale del fantasma del poeta che,
ventisette anni dopo, come per Leo Wojtys, ripropone l’assolutezza anonima del fantasma irredento di quella
situazione-postura di base, ha connessioni cosmologiche e, se vogliamo,
geodetiche[iv], su
cui, nella Stimmung, c’è un semplice accenno finale all’altezza del Sole all’epoca
della posa da Furguwune (tutte le
considerazioni bioritmiche sull’attante femminile, gli altri rilevamenti
astronomici e cosmografici sono stati tutti sottaciuti per la figura oggetto
della Stimmung che, se espressi, avrebbero in qualche modo rivelato l’identità
della stessa intaccando nello stesso tempo la forza pulsione dell’Heimlich)[v]. Perché
il Furguwune funziona proprio come
dice Gombrowicz nel suo diario quando
parla di Cosmo: “Nell’infinità dei
fenomeni che accadono intorno a me, ne isolo uno. (…)Se tale percezione si
giustifica( per esempio, ho notato il portacenere perché voglio buttarvi la
cenere della sigaretta che sto fumando) tutto è a posto. Se ho scorto il
portacenere per caso e non ci ritorno più, anche così va bene tutto. Ma se,
dopo aver notato il fenomeno senza nessun preciso scopo, tu ci ritorni sopra,
allora sì che è un guaio! Perché ci sei ritornato sopra, se è privo di
significato? Ah ah! dunque significava qualcosa per te, dal momento che ci
insisti? Ecco come, per il semplice fatto che ti sei concentrato senza motivo
per un secondo di troppo sul fenomeno, la cosa comincia a distaccarsi dal
resto, a caricarsi di senso…”No, no!”(ti scusi tu) “è solo un portacenere
qualsiasi.” “Qualsiasi? E allora perché senti il bisogno di scusarti se davvero
è un portacenere qualsiasi?” Ecco come un fenomeno diventa un’ossessione…”[vi] E qui
nell’immobilità di una scena, sulla base di corrispondenze, equivalenze,
reperti tra la macrofisica delle costellazioni e la microfisica della montagna
e dei cumuli di merda degli animali ruminanti, sottentra un determinismo
numerico, una sorta di fluttuazione dell’analemma esponenziale che finisce con
il radicare l’assolutezza anonima di un oggetto in quanto fantasma
irreprimibile, questa alterità radicale e irredente dell’oggetto che con il suo
fulgore didonico, questa petra do truonu , che è l’artificio della
sua seduzione, è il luogo di chi ci sfugge, attraverso cui noi sfuggiamo a noi
stessi: il Furguwune è la precessione
di ciò che proviene da un altro luogo, questa irruzione che, illeggibile, indecifrabile,
fortuita, si mette sulle nostre tracce, “è un modo complice – scrive
Baudrillard – di scomparsa, è una forma di obbligazione simbolica quella che
viene giocata, una forma enigmatica di connessione e di sconnessione”[vii]. Il
Furguwune è questa alterità, “una
estraneità in fin dei conti inintelligibile, tale è il segreto della forma e
della singolarità dell’evento dell’altro”[viii].
“In una giornata radiosa uno si riposa
tranquillo in mezzo a cose comuni, quotidiane, che conosce sin
dall’infanzia,l’erba, i cespugli, il cane(o il gatto),la sedia,ma solo fin
tanto che non avrà capito che ogni oggetto è un gigantesco esercito, uno sciame
inesauribile”[ix]: stava seduta su quella
staccionata come su un parallelo, o sull’asse dell’orizzonte che da est ad
ovest si tendeva sulla Spaccusa, in attesa che il demone fallico passasse al
meridiano, il Furguwune questo bagliore ainico “capisce”, e questa luce
azzurra è in quello che Kot Jeleńsky – scrivendo a Gombrowicz – chiamò inconscio fisico[x]. L’attante
femminile che, in quella posa[xi], si
distacca dal resto e si carica tanto di senso che diventa l’oggetto irredento
di un mondo frattale di cui non si ha né equazione né sommatoria in nessun
luogo se non nell’assolutezza anonima di quel luogo in cui il fenomeno si è
distaccato dalla sequenza innocua, innocente e banale di quella domenica in
montagna, da quell’immagine fotografica questa sua forma segreta il poeta
ricostituisce seguendone i frammenti, le sue linee di frattura, la linea spezzata,
da questa incursione nell’inconscio
fisico l’analemma esponenziale transita al meridiano del demone fallico, o
dell’Angelus, ogni qual volta la libido organizza un mondo, nu’ riarmune, che
si fa testo metafisico, come abbiamo
detto a proposito del Kamasutra della Mabrucca, ma che è, a questo punto, patafisico,o, meglio, a dirla con
Baudrillard, patagonistico. D’altra
parte il Furguwune, che organizza il
Kamasutra attorno al riarmune patagonico di quel fenomeno temporale
immobilizzato dall’attante femminile alla staccionata in montagna , è
essenzialmente e assolutamente patagonistico. Resta solo da dare
all’attante femminile la morfologia, l’indice costituzionale e l’indice del
pondus che ha come corpo in quell’immobilizzazione irredente alla Spaccusa: una
normolinea mesomorfa non più alta di 164 centimetri che,
con i mântici che le tendevano la camicia verde quasi lucida di wenza toga[che
è questo, acqua, che ‘a petra du truonu, il fulmine,vuole, annuncia e ottiene]
ha un seno da indice costituzionale più vicino a 56 che a 53(il massimo e il
minimo dell’indice della Normolinea mesomorfa) tanto che dovrebbe essere almeno
93-94 centimetri [9300:163=57; 9400:163=58]. L’indice del pondus –il peso
dovrebbe aggirarsi attorno ai 56,57
chilogrammi- sarebbe tra 15 e 14, ovvero 15 se attiene ai fianchi e 14 se
attiene al seno, valori tutti e due compresi nell’indice alto, che va da 20
a 12, forcella che ha valori più elevati se l’indice
decresce. Il patagonismo dell’inconscio fisico, avendo l’attante femminile
l’indice del pondus uguale a 14, folgora ancora per l’equivalenza che c’è tra
il 14 di questo indice e il 14 che è la postura base da cui viene organizzato
il Kamasutra del Furguwune silano: oltretutto si capiva che ‘u pueta,
parrottjanne e furguwunanne a wenza toga
‘a petra du truonu menzu ‘u culu avrebbe poi finito con furguwunare
anche menzu i cibberne, i mântici ‘da petra du truonu.
[i]
Salvador Dalì, Il mito tragico
dell’Angelus di Millet, trad. it. Abscondita, Milano 2000.
[ii] Nel
quadro di Dalì, “Gala e l’Angelus di Millet precedono l’arrivo delle anamorfosi
coniche”(1933,olio su tavola cm 24x19, Ottawa, The National Gallery of Canada),
Gala è quasi nella stessa posizione dell’attante femminile alla Spaccusa e
tiene le mani che si toccano allo stesso modo del nostro personaggio
femminile: c’è in questo sedersi
sulla barra, e nel punto più elevato della staccionata,
essendo la stessa non lineare ma in evidente stato di obliquità, come se fosse
la linea dell’eclittica,lei che non è tanto alta, una intenzionalità concreta e
particolare che correla la postura alla carriola,nella
cui semantica ermeneutica ci sono
elementi di trazione animale e fantasmi di erezione, come ci ricorda Dalì al
punto che la connette, nella sua interpretazione “paranoico-critica”, alla mantide religiosa, che, come ci fa
notare Max Jacob, è evocata dalla donna Scorpione(e tale è la nostra mantide
silana)”che mangia il maschio dopo l’accoppiamento e talvolta prima(religiose,
vestali, amazzoni, donne sudamericane, belle sensuali e impassibili.Donne
spagnole:la mantiglia e il convento).Possono anche essere delle madri selvagge
dagli occhi saettanti”(Max Jacob, Claude Valence, Specchio d’astrologia, trad. it. Adelphi, Milano 1978:pag.122). Tra
mantide e mantiglia, religiosità e lampo
folgorante du picciune guljusu, si rammentano altre culminazioni
dell’Angelus del nostro attante femminile che, non a caso, dopo l’ugnâta della tentazione assoluta e
incoercibile al concupito poeta si fece vedere nell’incontro successivo con la
mantiglia prima che l’attante tentato e unghiato fosse oggetto di un
avvelenamento. A corroborare le interpretazioni paranoico-critiche di Dalì e
Jacob il rilevamento che una delle 8 famiglie delle mantidi, quella delle imenopodidi, nei colori vivaci ha forti
tonalità di rosso e di verde, che si
correla integralmente con la camicia
verde che contiene i mântici
spettacolari del nostro attante alla Spaccusa (fatto più inquietante per il
poeta è che questa connessione del colore, che permette la mimetizzazione
perfetta sulle piante, o sui pali, su cui riposano mentre aspettano l’arrivo
della preda, venga rilevata in una enciclopedia Mondadori degli animali a
pagina 141, che -ah, l’inconscio
fisico e numerico!- è il grado che connette il Demone fallico, il Bagliore
ainico, ‘U Marsiânu, il Punto dell’Angelus dell’attante
femminile con il mezzopunto Mercurio/Plutone,
speculare sema diabolico e della libido del poeta!).
[iii]
John Trumper, Una lingua nascosta,
Sulle orme degli ultimi quadarari calabresi, Rubbettino editore, Soveria
Mannelli 1992.
[iv] Vedi V. S.Gaudio, Nostra Signora del Poetto. Una base
geodetica del senso ottuso,© 2004.
[v] Per
l’esaltazione dell’ebbrezza univoca, implicata dall’ erotica e implicita nell’amore che si appunta in una sola direzione, che è tipica del codice proairetico
del Furguwune, laddove è il gergo che fotte la lingua , e il soggetto
amoroso, il corpo parlante, con la sua lingua esclamativa elabora sempre un
testo metafisico situazionale se non proprio deittico, vedi: V.S. Gaudio,L’amore ama il dialetto, “Fermenti”, Roma, e il capitolo 1 (Il
linguaggio dell’amore, virtù erotiche del dialetto e principi per il Kamasutra della Mabrucca)
di : Idem, Il Kamasutra della Mabrucca
[Elogio e pragmatica dell’amore dialettale], © 1997.
[vi]
Witold Gombrowicz, Pagine del mio diario
nelle quali si parla di Cosmo, in appendice a: Idem, Cosmo, trad.it. Feltrinelli,Milano 2004: pagg.206-207.
[vii]
Jean Baudrillard, La declinazione delle
volontà, in:Idem, La trasparenza del
Male, trad. it. Sugarco edizioni, Milano 1991: pag.180.
[viii] Jean Baudrillard, La suite vénitienne, in: Idem, trad.it.cit. :pag.175.
[ix] Witold Gombrowicz, Cosmo, trad. it. cit. : pag. 139.
[x] La
lettera di Jeleńsky è del 19 giugno 19 65:
cfr. Francesco M. Cataluccio, Il caos del
Cosmo, introduzione a Witold Gombrowicz, Cosmo, trad.it. cit.;pag. 6.
La patagonistica del Dorfmeister vs Meisterpunkt |