La pelle moudronica
Il tatto moulu-à-l'eau
Il tatto moulu-à-l'eau
di V.S.Gaudio
Ho parlato in La Ragazza di Göteborg di “pelle moudronica”, dal francese “moudre” che è “macinare”, per rendere pienamente e tattilmente il senso della impalata interminabile e del macinamento fatto sia con l’acqua, davanti, che nel “moulant”, il participio presente di “moudre”, che sta dietro, il“macinante”, che è proprio questo, il moudron, il “macinatore”, il modellatore del (-φ).
Quando, in una foto, c’è la pelle modellata o macinata del participio passato di “moudre”, una pelle macinata ad acqua, c’è quell’effetto patagonico che è questo distendersi della pelle, questo Touch, questo tatto tutto moulu-à-l’eau , questa sensualità svedese che è come lo sguardo dell’ Aquila dei Celti, l’occhiata chiusa, fredda e riservata, tutta rigore dell’inverno, l’occhiata di Alcione, che ha dentro la violenza, la rapidità di un desiderio che moltiplica i picchi dell’eretismo libidico; così è la pelle di Ingrid Bergman, fotografata da Gordon Parks sul set di “Stromboli”: riservata e discreta, silenziosa e tenuta in sensuoso Heimlich dalla sua estraneità radicale, Heimlich di un prendere vischioso, Heimlich di un cavalcare infinito nel silenzio del Touch, in questa interruzione del mondo in cui la continuità della quiete ha una sorta di martellante percussione di un “drone”, un ronzìo, così modronico, di pelle e di macinatura, che si fa, dalla pelle del viso, strettezza-abbraccio, stretta carezza del frassino, che è l’albero connesso dai Celti al segno dell’Aquila, strepitosa strettezza così tesa, o anello con sigillo, una sorta di moneta-Zahir, medaglia di Gotham, Touch-carezza del frassino, resistente ed elastico, permanente anello flessibile, malleabile paradigma della durata e della ripresa, del protrarsi e dell’attraversare, del prolungarsi e del continuo, sema e sintéma della sequenza, sfilza del penetrare e dello spennellare e serie dello spingersi.
“I’ve been asked if I think there will ever come a time when all people will come together. I would like to think there will. All we can do is hope and dream and work toward that end. And that’s what I’ve tried to do all my life.”
Gordon Parks (1912-2006)