Trottoir-Hardy: il respiro delle gambe

 
 
La lontananza e l’isomorfismo aria-canto
 
Per tutto questo vento che abita sotto il cielo è la lontananza (della meta) che il visionatore sente, come se fosse in una massa lenta che sta tentando di avvicinarsi a una meta inamovibile: la strada è lunga, gli ostacoli sconosciuti, pericoli minacciano da ogni parte.
Intanto che il tempo passa, il visionatore non riesce a definire il cammino della sua libido, capita che sia costretto a deviare dal cammino e qualcuno si smarrisce lungo la strada.
Ma fin quando il visionatore tende alla sua meta, l’oggetto a, le gambe della Hardy, il suo fantasma , è dentro una massa lenta e ritmica che continuerà ad esistere finché non avrà raggiunto la fine del desiderio.
E dentro la massa lenta, per le gambe del vento-Hardy, è quasi impossibile che il visionatore possa scaricare la sua libido.
L’isomorfismo aria-canto rinvia alle tecniche simboliche della purificazione attraverso l’aria, tanto che tra respiro(del vento) e verticalità(del cielo) sembra che la castità di Eriu venga a somatizzarsi in questa metafisica del puro che è Hardy, che ha il ni(che nell’uomo in genere si localizza come çakra dell’anima nella testa), sì, nella testa ma è invisibile ni na klé, “l’anima che sale e scende”, ma per essere il vento, il respiro delle gambe[1].
 
[1] L’isomorfismo vento-parola-voce-gambe ha, d’altra parte, una corrispondenza evidente con il punto f , il “physicum”, della Hardy, che è esattamente a 180° da Mercurio, che è, appunto, il sintéma della voce, del canto e delle gambe.
 
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