a Georges Bataille
a Camillo Pennati
a Franco Spisani
quando da che se ne evidenzia la transizione
da come il
senso trangugia l’arbitrario
e vi permane
dal
radicarvi un segno e la responsabilità
uscendo sene
dal colmo diffuso
di opulenza
in opulenza
separa
cenere e favola
mentre narra
di figure in pulsioni
a rifiutarne
ascesi
tra
nervature
il gioco ne
esce dal sonno
come
segnando il gesto e la finzione che ne corrode l’ombra
solidale
frammento o embrione in reliquia
in cui si
calcola l’amputazione e l’ordine
come simula
altera il fondo
vi giace il senso
vi altera
come giace
vi simula
a negarsi
compiuto
dai limiti
di cui fruisce in bisogno
a tacere
attraverso
dai rilievi
che l’uso rende leciti
da dire o ricordare
non ne
parte, a liberarsi della referenza
da cui come
coinvolge pertanto ne rende pratico l’atto
a tacere sul
sintagma che si libera per contenersi
ne
distribuisce l’uso, l’emergenza ritagliata
da quando ne
grida invece l’artificio della negazione
come ne
implica la soluzione messa fuori
di balzo in
balzo disperata dal reddito
come dispera
ne altera il grido
vi tace
come altera la disperazione
vi grida
dai profondi
dal silenzio di cui addirittura si scioglie
come scava
ancora e corre
di potenza
dal bianco il tempo corroso o docile
riavvolto
(ti richiama l’ombra e la sua
obbedienza
a ricordarsi
una gioia a rivolerla sfatta e greve
intera come
dalla colpa in arco
a riconoscersi
in virtù come dal rigido
il sorriso
da cui fugge
ne segue il
problema nella stessa stanza
ne promette
otturazioni
(ti conserva l’interesse e
la regione che stende l’acuto
del rischio cui ti
abitua riducendosi
l’ampio il vischioso
come ne attacca la virtù e la protezione
a
nascondersi a strapparsi maschere
allora
dispone valori possibili negli stessi risultati
dove tocca
alla fine ogni giorno la rete
ogni giorno
ripete l’entusiasmo del dorso
l’entusiasmo
del dorso di cui ne tiene conto
la
trasparenza da cui fervida tentazione sorprende la colonna
dalla
valenza da cui la decenza logora i bordi
i bordi altrove come
sciopera annaspando
e vi si spalma
gli ornamenti di cui
arma l’estensione
quanto all’estensione
la singolare speranza di restituire
di termine
in termine
quando ne
esce dall’ambito
si elimina al compiuto
che lo connota
a odiarsi
dunque a contenersi con vigore
dai certi da
cui accetta la riflessione e il significato
la fonte che
poi comprende il necessario, il tempo che ci abitua al suo debito
la regola di
cui sostiene il riposo
e l’esercizio
del corpo,
la felicità
e la delizia di cui osserva il dentro
l’avida
confusione
il nirvana a
cui togliersi in pace
ai rinvii
continui, agli obblighi e al centro
di cui
misura le sottrazioni e l’autentico
l’autentico
di cui ne balbetta l’infinito
che lo nega
all’altro
le
possibilità del multiforme riconosciute nell’immanenza
l’immanenza
da cui rispetta il ruolo e ne fonda il problema
assoluto
improbabile taglia il concreto
ne fende il
privilegio la coerenza del punto di visdta
da cui a
testimone ne annuncia le prese della leggerezza
non è troppo
sorridere dal recente dei reclami
di cui ne
raggiunge l’acme, la ribellione
la sventura,
diciamo che il dubbio allontana la tragedia
a frantumare
i limiti dell’oggetto di cui la libertà certifica
l’importanza
della resistenza, il padre
si sostiene
ai rimandi della sua convinzione
da una
difficoltà che la denotazione sistema
alle
evidenze della connotazione, ne sormonta l’espansione
che da
questo punto si misura la preferenza
la
separazione a cui si tiene
per la linearità
che la costituisce
(hai l’occhio, il sole e l’uovo
a succhiarne dal torbido i
singhiozzi di questo fantasma
e la sua storia, la mobilità
che frantuma la proprietà,
lo sguardo di cui ne divora la
risposta
il tempo
stesso dalla costrizione da cui persiste
l’uso, la
genialità della metafora
lasciami a
schiacciare un uovo
a darmi
infine il globulare e il bianco
a declinare
lo sperma, i termini della sua catena
a mediarne
la legalità da cui ne turba la superficie del raptus
dalla ferita
da cui colma distanza e correttezza
di cui
carnefice immobile a disfarlo
a
contemplarne il trionfo che suggerisce l’ordine
la vittoria
di cui ne scegli i fili
in una
parola ne sfabbrica la sostanza, ne distribuisce i viluppi
senza dubbio
ne sviluppa il neutro che lo accosta all’utile della circostanza
(hai frammenti di cui avrai il
tema
a ripeterne l’ossessione, le
giunture dello spostamento
a rendere funzionale l’immagine
a togliersi al profilo che
rispetta il virtuale
da cui il profondo si
prospetta non agli appelli
da cui non cita che all’ordine
il significante che lo mobilita
( Pantano di
Villapiana, 4 settembre 1975)
£ Da: v.s.gaudio, l’entusiamo del dorso,
in: Idem, Sindromi Stilistiche, Quinta Generazione 1978; l’entusiamo
del dorso era apparso corredato di un disegno di klelia kostas in “Lettera”
n.9, Cardiff 1976 £
Klelia Kostas, 1977
(disegno originale espressamente per cover di
V.S.Gaudio, Sindromi Stilistiche, 1978;
collezione privata Marisa Aino & V.S.Gaudio:
dono a Francesca Aino)
(disegno originale espressamente per cover di
V.S.Gaudio, Sindromi Stilistiche, 1978;
collezione privata Marisa Aino & V.S.Gaudio:
dono a Francesca Aino)
La pittura tantrica di Klelia Kostas
Klelia Kostas, 1978( (il quadro è a colori;la riproduzione in bn è stata effettuata da "Lettera" n.18, University College Press,Cardiff ottobre 1979) da "Lettera" n.18) |
Con il supporto di Une methode nouvelle de synthèse di Sallantin(Arcueil, 1970), abbiamo valutato, negli anni settanta, l’identità e i momenti differenziali di alcune articolazioni iconiche di Klelia Kostas[Sanremo 12 settembre 1932-Torino febbraio 1983]; di quel testo, si riporta qui di seguito solo la parte conclusiva:
nella pittura tantrica di Klelia Kostas
I tratti semici del contorno si costituiscono dai margini che il modello di competenza offre; la comprensione si accorda dall’incontro dell’associazione extrasemantica con associazioni primarie extra convenzionali: la giuntura non è offerta dalla metafora ma dalla ricomposizione stilistica del confronto, l’evoluzione semantica esita, per stare nei tropi, tra allegoria ed enigma, come forma del contenuto; come riproposta metonimica dei valori estratti da un dato simbolismo collettivo, come forma dell’espressione.
Lo spostamento, che da tale intenzione si nomina, non è un trasferimento affettivo dell’intenzionalità, né prospera all’interno del movimento:
dal fondo, come relazione del macrocosmo, la figura concede l’identità della propria potenza, l’elargizione si moltiplica dal biologico ( e dalle regole che la cultura vi sistema sopra) liberando la linea dal colore, che apre la presenza e i suoi archetipi; la sete che combina i semi è come una matrice avverbiale iterativa, la composizione lunare del corpo femminile appartiene allo sperma e alla sua emergenza cromatica, al vermiglio del mestruo si riattorciglia il fondo, la trasmissione dei piani è il controllo stesso della differenza.
La posizione cromatica è fissata in ordine alla cromia del simbolismo collettivo, l’uscita non è che una rinuncia mediante la reciprocità delle identità o dell’identico, il tra[i] vibra con l’attuazione semantica della sessualità, l’uovo ha bisogno di una appendice, quella che ricomporrebbe le parti sensoriali.
Come sistema verbale, il metonimico dei comparativi si definisce con l’impiego indefinito dei simboli che traducono i vari centri sensoriali, la costellazione sintattica ripropone la composizione predicativa che il soggetto ha nel proprio fuori.
Quindi, l’uscita economica della linea e del colore di Klelia Kostas è una diffusione del segno, che collima con la seduzione del significante; il significante non sta nella perifrasi, come sembrerebbe, ma non esce dalla decenza della risonanza, l’avvio alla espulsione si consuma sulla cresta dell’unione, cioè sull’ombelico che è l’orizzonte che l’identità attraversa; l’esercizio, c’è da dire, si ritiene oltre le giunture sintattiche della valenza della linea più che del colore[ii].
Al colore ridiamo invece la possibilità di un sorpassamento dell’affettivo.
[Torino, 27 luglio 1975]
[i] L’oscillare del tra, il rapporto di moto, è il limite che individua la differenza tra lo psichico e il fisico: in pittura,qui nella pittura della Kostas, questo tra, come forma dell’espressione, sarebbe il punto e, come forma del contenuto, lo spazio.
Klelia Kostas, 1976(l'originale è un disegno in bn: illustra : V.S.Gaudio, L'entusiasmo del dorso, in "Lettera" n.9, Cardiff giugno 1976) |
[ii] La linea e il colore peraltro si potenziano attraverso la definizione verbale dell’enunciato: il dichiarativo si rinforza così con il neutro dell’emozione, non è che entri nel decorum, né si adegua alla qualifica dei toni; l’espressivo della funzione comunicativa si predica oltre la sfera del soggetto, sembra che l’indispensabile del verbo sia la valenza che giustifica e rende operativa la sfera del predicato.
Klelia Kostas, 1978 (il quadro è a colori;la riproduzione in bn è stata effettuata da "Lettera" n.18, University College Press, Cardiff ottobre 1979) |