Lino Matti ░ Gloria Bosch e il povero Gaudio


Lino Matti
La Gloria del povero Glück

Quando Martha Losenthal, la moglie del becchino di St.Bruegel, Dierick Bouts, morì, gli lasciò in eredità un figlio. Glück, avuto da una sua fugace relazione con Rogier van der Weyden, il fabbro. Una relazione che ebbe inizio e termine nella stessa notte dell’Epifania, dopo quattro giri della città, fatti di corsa. Ma Dierick, di questa avventura, ovviamente, non ne seppe mai nulla. Il becchino, dopo la morte della moglie, alla quale era attaccatissimo, per un momento pensò di non sopravviverle a lungo. Ora, a chi avrebbe più raccontato i suoi dialoghi con i morti di St. Bruegel, le sue preoccupazioni per il perfetto mantenimento del cimitero e i suoi progressi con gli uccellini? Fortunatamente, le avventure di suo figlio Glück, (che aveva alla morte della madre quindici anni) lo distolsero ben presto dal pensiero della sua povera Martha. Glück aveva scelto di fare il pastore. Era cresciuto bene, tanto che alla sua età, sembrava già un giovanotto fatto. Fisicamente, solo un orbo non lo avrebbe visto rassomigliante, in tutto, a Rogier van der Weyden. Persino nel cranio che, come lui, aveva spoglio e lucido. Ma tanto più si sviluppava, quanto più diventava irrequieto e attaccabrighe. Il suo chiodo fisso erano le ragazze.
Glück, infatti, era odiato dagli altri pastori, perché sgropponava le loro ragazze. Bastava che gli capitassero a tiro. Ed  era di bocca buona. Per lui andavano bene tutte. Purché respirassero. Di qualche pastore si fece pure la madre. E se qualcuno di questi, per caso, si permetteva di obiettare o, peggio, di minacciarlo, si riceveva certi pugni a martello sul cranio, che ne usciva rimbambito e con la vista oscurata. Ma quello che più di tutto infastidiva i colpiti dalla calamità  Glück, era il fatto che lui ingropponava le lor donne, così, pubblicamente, senza tante storie. E da queste, lui non ammetteva lacrime ma voleva sorrisi. Tanto che non era difficile vedere ragazze ingropponate da Glück, che se nei loro occhi era evidente il terrore, la rassegnazione, il disgusto e la vergogna, sulle labbra avevano, peraltro, uno smagliante sorriso. In più, molto spesso, Glück si infuriava, tanto da temere per la vittima che stava ingropponando. E questo, per via della conformazione fisica. Mentre, infatti, caratteristica delle donne di St. Bruegel è quella di avere gambe corte e sedere basso, lui, Glück, avendo gambe quasi normali, era costretto a ingropponare le vittime del suo desiderio, in maniera molto arzigogolata e grottesca.
Uomini e donne facevano la coda davanti al cancello del cimitero, per lamentarsi con Dierick, il becchino e il padre di Glück. Ma il poveretto, inevitabilmente, allargava le braccia in un gesto di rassegnazione. E solo a qualche ragazza più insolente, rispondeva stizzosamente che lui e la sua povera Martha, l’ affare al figlio, non glielo avevano fatto certo per battere i ricci delle castagne. Ma si calmava subito, sapendo benissimo di essere in torto marcio. Di questo passo, le inquietudini e i patemi d’animo del povero Dierick per suo figlio Glück, che con gli anni aveva preso anche eccessiva dimestichezza col vino (vero figlio, in questo, del vero padre), durarono per più di dieci anni. Finché Glück, un bel giorno, trovò – come si dice – la scarpa per il suo piede. E la trovò in Gloria, la figlia maggiore di Hieronymus Bosch, il Borgomastro. Una ragazza, in fatto di appetiti sessuali, non certo seconda alla madre, che i giovani di St. Bruegel scantonano quando vedono, per non essere ghermiti e sedotti. Gloria Bosch, dopo essere stata ingropponata da Glück,
alla Fontana di St. Bruegel , mentre le pecore si abbeveravano e le donne, cantando, lavavano i panni, ci provò un tale gusto e godimento, che, detto fatto, si innamorò perdutamente. E da quel giorno, Glück, per i bruegelini, divenne il povero Glück, al quale, Gloria, col matrimonio, diventata la sua Gloria, non diede sessualmente più tregua. Al punto tale che, specie d’inverno, lo obbliga a non scendere dal letto anche per sei giorni di seguito. Solo il settimo, quello delle devozioni, Glück può mettere il naso fuori della porta di casa. Ma per andare fino alla Cattedrale. Di più non gli è concesso. Per quanto riguarda il vino, che Glück ingoia in grandi quantità, la cantina dei Bosch è sicuramente la più rifornita della città. Così, grazie a Gloria Bosch, Dierick Bouts, il becchino migliore che mai abbia avuto St. Bruegel, conosce, finalmente, una vecchiaia serena. Interamente dedita al suo  cimitero, agli uccellini e al dialogo con i morti di St. Bruegel. Glück, invece, sposando Gloria Bosch, è diventato, quel che si dice, un benestante.  Vive nel Palazzo del Capitano del Popolo, insieme alla famiglia del Borgomastro, che gli è suocero. Le sue greggi, ormai, le fa pascolare da docili e imberbi pastorelli. Ora, a Glück, non manca più nulla. Solo la libertà.


da: Lino Matti, La bella violenza, Edizioni il Formichiere, Milano 1979: pagg.26-29.
&
Lino Matti, LA BELLA VIOLENZA.
Libro. Edito da Il Formichiere. Romanzo.
Trama: c’era una volta un quadro di Bruegel che brulica di personaggi. Le storie si intrecciano e si complicano. Il lettore attraversa amori, risse, sbornie, pianti, follia, gloria, nuvole, nasi, nebbia, ecc.
I personaggi di Bruegel sono i personaggi di Lino Matti.
Differenza storica: annullata. L’Autore discende nella temporalità dell’Altro. I personaggi di Bruegel non hanno mobilità; hanno, diciamolo, una sorta di immobilità semantica.  Il Lettore dei personaggi di Bruegel può agire sullo stato di connotazione con la propria mappa cognitiva e il codice relativo . Il Lettore dei personaggi bruegelini di Lino Matti non può agire sullo stato di connotazione. In ciò sta la differenza di codice tra medium visivo statico e scrittura. Per la discesa temporale, l’operazione di Lino Matti è fantastica : ha tutto il fascino della differenza storica annullata o, meglio, attraversata.

Fda: v.s.gaudio , bazaar. Scaffale degli anni settanta, “fermenti” anno XXIII, n.1, Roma  maggio 1993 [ lo scaffale espone,  oltre a Lino Matti, Isabella Biagini(Seno), Nadia Cassini(Culo), Giacinta la Rossa di José Moreno Villa, L’Ascesi di passione del Re di Coppe, Franco Cavallo(Naso), Mariella Bettarini, Emilio Villa et L’homme qui descend quelque: roman metamytique , Bianca(vino Barbera bianco, 1974), Cirò(Caparra & Siciliani, bianco 1968), Chianti(Castello di Poppiano, 1977), Jolanda Insana(Sciarra amara), Angela Giannitrapani(Popolo sognante), Minuit n.36, Edoardo Sanguineti(scheda miticoantropometrica)].