by V.S. Gaudio
La Stimmung sulla stupidità del poeta
|
Mi avresti
detto: mach nicht so ein dummes Gesicht![i]
O
semplicemente: wie Kann man so dumm Sein, das zu tun?[ii]
Così, senza
tenerezza. Dummkopf, non Dummerchen ma: du bist wirklich ein
Dummkopf[iii]!
Sarà che hai
studiato, avrai letto Musil, spesso la stupidità schietta è una vera artista[iv]
come se alla
finestra ti avessi detto:
“Nave: a
bordo i servizi segreti d’Israele”,
invece di
rispondere a una parola stimolo con un’altra parola
e anche così
non puoi disconoscere che nell’idiota c’è un che di poetico…
Non vedo il
mare da qui,
sono dietro
la finestra aperta. Mi guardi.
Mi chiedi da
dove vengo.
Dico di non
saperlo.
Mi dici che
eri sulla spiaggia
quando io
facevo il bagno.
Non ricorda
quella che ha incontrato
in città
stamattina deve aver incontrato
un’altra
persona.
Io le
domando di chi ha il desiderio.
Lei mi dice
della persona del mattino.
Le dico che
ero io.
Le dico:
voglio darti un nome.
Lo
pronuncerai, non comprenderai perché,
e io ti
chiederò di farlo, di ripeterlo senza capire
perché, come
se ci fosse un perché da capire.
Le dico il
nome. Aurélia Steiner.
Glielo
scrivo su una pagina bianca e glielo do.
Lei legge
lentamente, poi mi guarda
per sapere
se lo ha letto correttamente.
Non dico
niente. La tocco.
Lei ripete
il nome, vede che l’ascolto.
La tocco di
nuovo.
Le levo i
jeans con cura. Dispongo di molto tempo.
Comincio a
scoprire il corpo di Aurélia Steiner.
Lei non
guarda, i suoi occhi sono fermi
sul rettangolo
bianco.
Dice il nome
tutto intero.
Poi dice
solo il nome.
Poi solo il
cognome.
Non sa dire
altro.
Non c’è
pensiero che la stupidità non sappia utilizzare,
anche se la
stupidità onesta è un po’ dura di comprendonio.
E’ mobile e
invece di indossare tutte le vesti della verità
è nuda; la verità ha solo i jeans
e una volta
abbassati:
“Pelle:
quando ti accarezzo il culo”
non si può
disconoscere che c’è un che di poetico,
anche perché
tra l’unilateralità del sentimento
e le sue
gambe imbrigliate come un intelletto insufficiente,
cosa
sostiene l’erezione, la mia stupidità
questo
compiacermi del mio spirito in modo così particolare?
Glielo dico
nei baci, le labbra contro la pelle
delle
chiappe, glielo dico a voce bassa,
glielo
grido, la chiamo all’interno del corpo,
nello
gnomone di Arsh, contro Arshloch,
contro il
muro, Wand. Le tengo testa.
Talvolta mi
immobilizzo in un contenimento
che mi fa
gemere, allora non ricordo i nomi, e,
poi,
sottovoce, di nuovo, le dico i nomi
con uno
sforzo doloroso come se il profferirli
ne fosse la
causa.
Le dico:
Judäa, Judin, Judin Aurélia, Judäa Judin, Judin Aurélia Steiner.
Mi tengo
all’entrata, Eingang, del come, wie, che non è,
e del conno,
Fotze, che se le accarezzo il culo, Arsch
fa Feige,
nella mia stupidità sostenuta, come se mi dicesse
“halt die
Fotze!”[vi],
resto lì, nella cura estrema di menarglielo
il supplizio
fino a che finisca.
Poi, entro
nel suo corpo.
Che fa Körper ma io lo sento come Leib:
le dico:
Korpus, e lei dice: Dummkopf.
Il movimento
è lentissimo, inverso a quello
dell’entrata,
adesso sto nella lentezza
della
stupidità, così non parlo più,
sotto pena
di passare da stupido
ho il
permesso come poeta di raccontare
a nome
dell’umanità che c’è il sole nello gnomone
di Aurélia
Steiner, posso renderne conto senza riguardi,
tra
insufficienza spirituale e insufficienza intellettuale
sono
estremamente rozzo.
Di nuovo, le
dico i nomi, glieli ripeto
piano piano,
ancora.
Il poeta ha
ancora detto i nomi, glieli ha ripetuto,
senza voce,
con una brutalità che ignorava,
con un
accento sconosciuto, un po’ töricht.
Der Abend, noch einmal.
Am Abend, wenn die Glocken läuten,
Folg ich der Vögel wundervollen Flügen,
Die lang geschart, gleich frommen Pilgerzügen,
Entschwinden in den herbstlich klaren Weiten[vii].
L’ho vista
con questo colpo di luce,
addormentata:
Ein Rot das traumhaft dich erschüttert
durch deine
Hände scheint die Sonne.
Du fühlst
dein Herz verrückt vor Wonne
Sich still zu einer Tat bereiten[viii].
Ho fermato
la visione.
Lo faccio. Cesso
apparentemente di scriverle.
Così, vedo
il colore liquido e blu
degli occhi
muti già presi dalla morte
del giovane
impiccato
vedo anche
la giovinezza
Geist Dädals schwebt in blauen Schatten,
Ein duft von Milch in Haselzweigen[ix].
Acthzehn
Jahre alt, auch[x].
Non so il
suo nome.
Die See
ha assalito la città, l’ha scalata,
l’ha invasa.
Sie ha rotto
i vetri, ha fracassato le porte
e le
finestre, ha crepato i muri,
ha abbattuto
i tetti, e la città è rimasta
così,
aperta, beata, sul vento.
Io ho
ascoltato le grida del Nordsee.
Allorché si
pensava di veder arrivare
l’altro
versante della tempesta,
nel bianco
livido dell’inizio del giorno
i grandi
serbatoi di sale si sono spaccati
sotto i
colpi delle lunghe lame bianche del Mare del Nord
Da, es ist die Meerenge von Welt
Sie finde da
e in nessuna altra parte del mondo
protetta da
lei, die See.
Sie hört che
il mondo intero lotta
contro la
stessa paura, sie sieht
che ciò che
passa di qua
si espande
sul mondo.
Sie sieht
che il centro della paura
si sposta,
che gira attorno a lei
dalla
Klimahaus Bremerhaven 8°Ost[xiv]
lungo il
meridiano nel cielo di ghiaccio
die Sonne
ist roh und voller,
tutta la
città è dentro questo giorno
pieno, sharf
und unbefleckt
du ciel
d’orage.
Die See ist
jénseits, al suo posto,
tappata in
sein Loch.
Die Stadt è
bianca di sale,
pietrificata
nel caos in cui
die Nordsee
l’ha lasciata.
Ich laufe.
Poco a poco,
senza che io senta niente
venire, lei
mi ritorna dall’esilio della notte,
dall’inverso
del mondo, questa ombra nera,
il suo
gnomone o il meridiano di Bremerhaven,
a cui lei si
tiene e attraversa la città.
La vedo
raggiungere la Klimahaus :
oggi è un
marinaio dai capelli neri.
Grande,
sempre questa magrezza della
giovinezza o
della fame, alla Kate Moss.
Si è girata,
ha esitato e poi si è allontanata.
So che la
notte che sta arrivando lei andrà
ancora lungo
il fiume Weser attorno alla Klimahaus
e che io la
cercherò, lei, quella che ho incrociato
stamane in
città e che ho guardato
per quei
suoi jeans a fior di meridiano
o, forse,
quel suo sguardo blu
dentro due
fiumi tutta tesa nella sua
Gangart, anschlagen della normale am Wind;
Una Gangart
un po’ stupida
tra la
stupidità onesta e la stupidità sostenuta
e piena di
pretese, come se avesse tutte le cattive
qualità
dell’intelletto debole,
o di un
carattere non equilibrato,
una Gangart
che ha una stupidità costituzionale[xv]
più che
occasionale per come fa vibrare
il meridiano
della Rozzezza, il Roh-Meridian,
che è, per
questo, che il poeta
Liebe,
liebe, alle diese Dummheiten che dice
Sie mi ha
raccontato dello stato della città:
Alte Plätze sonnig schweigen
Tief in Blau und Gold versponnen
Traumhaft hasten sanfte Nonnen
Unter schwüller Buchen Schweigen[xvii].
Zitternd flattern Glockenklänge
Marschtakt hallt und Wacherufen
Fremde lauschen auf den Stufen
Hoch im Blau sin Orgelklänge[xviii].
E poi mi ha
parlato della storia:
per entrare
nella storia, mi ha detto:
in die
Geschichte eingehen.
Sotto il suo
Rücken, lungo il meridiano
o lo gnomone
che ha i 34 minuti
che ha anche
lungo la costa sarda
a est di
Cagliari, così spessa lungo
la
latitudine la sua superficie era
puramente
illusoria, carne senza pelle,
una bolla
d’aria ghiacciata.
Mi ha
parlato a lungo.
Mi ha
raccontato la storia,
Mi ha
parlato di quegli amanti
del
rettangolo bianco della morte
alla
confluenza dei due fiumi,
Mi parlava e
io capivo, sentivo, la storia.
La sentivo
sopra di me, minerale, con tutta
la forza del
suo Gesäß-Meridian.
E’ rientrata
nella sua camera
Fenster,
bunte Blumenbeeten
Eine Orgel spielt herein.
Schatten tanzen an Tapeten,
Wunderlich ein toller Reihn:
Wessen Atem kommt mich
kosen?[xix]
Aspetta il
giovane marinaio
Weihrauch duftet
süß und Birne
Und es dämmern Glas und Truh[xx].
E aspettando
mi scrive
Bagnata del
desiderio di lui
scrive che
mi ama:
O die roten
Abendstunden[xxi]!
Ama
attraverso me e nel loro nome
mi fa.
Dice che
sono ciò che non avrà luogo
e che
l’azzurro fiume scorre dolcemente
nuvole si
mostrano a sera, anche l’anima
in silenzio
angelico, tramontano immagini passeggere
di tutti io
sono l’unico, l’inesauribile luogo
del mondo,
l’amore inalterabile,
Immer wieder
kehrst du Melancholie,
Con oscuri
sguardi si osservano gli amanti,
i biondi,
radiosi; in fissante oscurità
Aurélia Leise rauscht, Hart ist das Leben
Und stählern schwingt die Sense,
O, wie mild ist der Herbst[xxiii].
Quando si
risveglia Aurélia Roh
il marinaio
dai capelli neri è allungato
sul
pavimento della camera.
La guarda.
Il poeta si
riaddormenta. Intende che egli
diceva che i
suoi occhi bruciavano per
aver
guardato la bellezza di Aurélia Steiner,
che il suo
Steiß aveva la stessa insufficienza
intellettuale
della stupidità. Disse: Töricht Steiß
che è un
culo che in un momento decisivo sembra
che ti
faccia cedere o commettere un errore,
tanto che,
per la sua stupidità ineffabile,
è più
Dummkopf che Dumm; egli desiderava
restare con
lei, non gli importava che a mezzogiorno
il suo
battello salpasse: Steiner Töricht Steiß, om bist
wirclich ein
Dummkopf!
Lei disse
che non apparteneva a nessuno di definito,
che non era
libera di se stessa: è uno stato spirituale,
è questo il
mio Körper, il Korpus questa prassi della
stupidità,
continui a guardarmi quando cammino
e non trovi
che ci sia un disturbo dell’equilibrio emotivo,
questa
rozzezza, la Grobheit del mio passo, e tu parli
di am Wind,
stretta bolina,se non hart am Wind, molto stretta: di 8°35’ ?,
e non so
dove finisce la mia Törichtkeit se questo esserci
come
stupidità è dalla testa che diventa ineffabile
o dal
meridiano del culo, Arsch-Meridian, che tu
che stai
stupidamente a darmi dei nomi
puoi
chiamarmi anche Gesäß-Meridian o Grob Steiß-Meridian.
Ich bin,
anche se per il Präteritun sarebbe meglio dire:Ich war,
Aurélia
Steiner, Roh Steiß, Töricht Gesäß.
Ich bin achtzehn Jahre alt[xxiv].
Ich lebe in die Stadt Bremerhaven, vor den Toren der
Stadt,
wo der Vater est alt, die Mutter ist alt aber sie ist
Schön[xxv].
Ich Schreibe.
Scrivo
perché nella mia vita amorosa c’è qualcosa
che non va e
in genere tutta la mia vita non mi riesce
come
dovrebbe; in jeans so rendere mobile la mia stupidità,
per quanto
sia incostante e sterile,
vanitosa e
immodesta come sono
vi faccio
spesso la lezione anche se
scrivendone
per mezzo del poeta
aggiro il
divieto di parlare molto di me
senza
riguardi nemmeno quando
la stupidità
applicata per via del suo esserci- Töricht
ha lo stesso
stato spirituale, una qualunque insufficienza,
un segno
inconfondibile del mio indice costituzionale
ectomorfo
che confluisce con l’indice del pondus debole.
[i]
“Non fare quella faccia da stupido!”
[ii]
“Come si può essere così stupidi da fare una cosa del genere?”
[iii]
“Dummkopf” sta proprio per
“sciocco”, “testa di rapa”; “dummerchen” vale “stupidello”, “sciocchino”; “du
bist…”: “sei proprio uno stupido, uno scemo”.
[iv]
Il poeta sottende il testo di Musil soggetto alla Stimmung: Robert Musil, ÜberDie
Dummheit, Bermann Fischer, Vienna 1937, trad. it. : “Sulla stupidità”,
Archinto, Milano 2001.
[v]
“Come ti chiami?”
[vi]
“chiudi il becco!”
[vii]
Sembra una strofa di Georg Trakl: “A sera quando le campane suonano, seguo i
meravigliosi voli degli uccelli, che in lunghe schiere, come pii cortei di
pellegrini, dileguano nelle autunnali chiare lontananze”: cfr. Georg Trakl, Le poesie, trad. di Vera degli Alberti e e Eduard Innerkofler, Garzanti, Milano 1983.
[viii]
“un rosso che come in sogno ti scuote, attraverso le tue mani risplende il
sole. Tu senti il cuore folle di gaudio,silenzioso all’azione prepararsi”: cfr.
G.Trakl, Kleines Konzert, Piccolo
Concerto, in: Idem, trad.it.cit.
[ix]
“Lo spirito di Dedalo oscilla in azzurre ombre, un profumo di latte nei rami
del nocciolo”.
[x]
“Diciotto anni, anche”.
[xi]
“il sale si è sparso nel mare”.
[xii]
“La sua salinità è diventata letale”.
[xiii]
“Qui c’è lo stretto del mondo, dove vive Aurélia Roh Steiner”.
[xiv] Da
lontano pare una nuvola dai riflessi verdastri impigliatasi sul porto di
Bremerhaven, la cittadina anseatica al nord della Germania. Qui l’ 11
giugno[2009] ha aperto i battenti un esperimento unico al mondo: "Klimahaus
8° Est", ossia "La casa del clima all'8° grado di
longitudine est".Più che del classico museo si tratta d'un gioiello
tecnologico contenuto in una macchina architettonica capace di ricostruire, nei
suoi 12 mila metri quadrati di superficie espositiva, ben otto diverse zone
climatiche del pianeta. A realizzare l'edificio ha pensato l'architetto Thomas
Klumpp, che ha impiegato oltre quattro anni per ultimare la nuova attrazione di
Bremerhaven.
[xv]
Pur avendo quasi la stessa struttura morfologica di Bianca Kappler, Aurélia Roh
Steiner non ha il Gang-Kappler: cfr. V.S.Gaudio, GANG-KAPPLER. Lo spunterbo
allascato nell’andatura di Bianca Kappler:
La Tagcloud-Wordle della Gang-Kappler prodotta nel 2010: pinga sull'immagine e ottieni lo Java originale in open window! |
[xvi] “Amore, amore, tutte queste idiozie che dice per quel culo grossolano, tu, il mare, i due fiumi”.
[xvii]
“Antiche piazze assolate in silenzio. Immerse in filamenti di azzurro e oro
come in sogno si affrettano miti monache di afosi faggi entro il silenzio”.
[xviii]
“Tremanti vibrano di campane i suoni, tempo di marcia e richiami di guardia.
Stranieri ascoltano sugli scalini. Alti nell’azzurro d’organo sono i suoni”.
[xix]
“Finestre, variopinte aiuole, un organo vi alterna il suono. Ombre danzano sui
parati, una bizzarra folle ridda: di chi è il respiro che m’accarezza?”: cfr.
Georg Trakl, In einem verlassenen
Zimmeri, In una stanza abbandonata,in: Idem, trad.it. cit.
[xx]
“Incenso dolce profuma ed il pero e imbruniscono cassapanca e bicchiere”.
[xxi]
“Oh, le rosse ore serali”.
[xxii]
“sempre ritorni tu, melanconia, o soave senso dell’anima solitaria”.
[xxiii]
“Aurélia lieve sussurra, dura è la vita e d’acciaio vibra la falce. Oh, com’è
mite l’autunno”.
[xxiv]
“Ho diciotto anni”.
[xxv]
“Vivo nella città di
Bremerhaven, fuoriporta, dove mio padre è vecchio, mia madre è vecchia ma lei è
bella”.
by "lookbook for prada" |
La Tagcloud-Wordle della Stimmung sulla stupidtà del poeta |