Poliça, è dell’ $ che ha bisogno?
by Blue Amorosi
Niente è mai fatto per le buone ragioni,
è la legge di O’Brien, che fa un tutt’uno con il secondo principio di
Heisenberg sugli investimenti: quello che puoi sapere è dove va il mercato, ma
non puoi sapere dove vanno i tuoi soldi.
Che è questa faccenda di soldi che è
eternamente legata al (-φ) e all’angoscia, tanto che il desiderio, che non la
sa per niente lunga, non sa mai che pesci prendere; e anche se tirasse agli
uccelli, pur con una buona mira, non saprebbe
mai dove e quale uccello mirare.
Se andiamo a vedere più dentro le buone
ragioni, oltre che il solito elastico tra sguardo e occhio, che è sempre l’elastico
delle mutande per come lo tende l’oggetto “a”, specialmente se il soggetto è
femminile, ed è un bel dilemma che tira: cosa tende il desiderio se il
soggetto, che ancora non si è dato come significante, e quindi non è
conosciuto, non si svela, è non-saputo, e tale essendo, come farebbe a tendere
l’elastico per eccitare il suo oggetto “a”?
Oltre che niente è mai fatto per le
buone ragioni, ci vorrebbe un bel corollario come niente si potrà mai fare
nelle buone stagioni. Come a dire, per quello shnek che mi è venuto incontro l’altro
giorno, quello del culo iconico come insolenza della giovinezza[i],
che lei, la mia cara amica che canta, se ne va, prende cappello, ma è sicura
che sta dandomi il commiato?
Dice: “I need $”, e l’S barrato[che è questo →$] quante volte l’ho dovuto barrare come
se fosse il dollaro, non riuscendo a scovare il carattere giusto, e via, basta,
$ o $, qui è il significante di che
trattiamo, mi sono sempre detto, e allora di cosa ha bisogno, lei, di soldi o
del significante? E perciò le faccio un bello shnek su misura: “Mademoiselle, s’est
de S, ça dont tu as besoin, le veux-tu mon beau S (barré)?!”