[Dal: Fascicolo del P.M. e del Procuratore dell’Accademia per l’Assassinio come una delle Belle Arti:Quadro indiziario; Motivi; Griglia di Parsons; Orientamento tecnico-strumentale del Lafcadio Incaricato, in: Anonimo del Gaud, L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, © 1999-2003]
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· (fuori dall’Arkadia, vive melanconico a Bologna, e non a Roggiano Gravina e né a Gravina di Puglia)
·Titoli: Panglosse, 1967; Combestiario, Bologna s.d. ma dopo il ’75.
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Le Procure non osavano “schedare” Giuseppe Guglielmi per due essenziali motivi:
1) Già il Paolazzi l’aveva tratto “a forza giù di Parnaso”e costretto “a vita appartata e melanconica”[i] togliendolo dalla Beatificazione dei Novissimi voluta e fatta dagli editori Paolazzi e Rusconi; e, davvero, non si poteva inviare un Lafcadio per far fuori un Poeta già così malmenato e, anche, condannato a star fuori dal Bosco o ai margini e a non beccare che le briciole dei Briganti.
2) In più sembra che ci sia più di un poeta che gli faccia il verso, abusando del suo stile, dopo averne compressi e accorciati la Piccola Frase e l’Altro Sintagma.
(…)
Guardate ora come fa Alberto Cappi(ma l’avete già visto ), comunque guardate qua[iv]:
(…)
Ora, come si poteva inviare, visto come gli fa il verso il Cappi-Folaga, maestro del gioco “Vola, vola…il ciuccio!”, un Lafcadio che, aspettando che il Poeta non pisciasse da tre giorni[v], gli applicasse l’ incandescente palla di fuoco[vi] ?
Infine, Il Procuratore della Repubblica del Bosco e il Procuratore dell’Accademia dell’Assassinio come una delle Belle Arti si son detti che, forse, se c’è gente che gioca tanto a “Vola, vola…il ciuccio!”, è anche un po’ per colpa sua, ritenuto e considerato (non visto, però) che, se se ne sta appartato e melanconico, ma , poi, quando ha da far volare il ciuccio, esce e si fa vedere con l’elmo di colapasta[vii],
“il leone verde se lo ingoia”[viii] e il fatto che non piscia da tre giorni, anche se il plagiatore cortese è inarrivabile nel gioco del “Vola,vola…il ciuccio!”, fa:
O la colpa di questo proliferare ossessivo del gioco “Vola, vola…il ciuccio!” è di V.S.Gaudio, che, in : Da Denis Roche a Giuseppe Guglielmi: la solitudine della frase e la depressione del seno, per una scrittura ad angoscia libera[x], sparando cazzate[xi], ha contribuito, visto che “la piccola frase è sola”, a far moltiplicare “l’altro sintagma”, l’inciso che, in quanto contrappunto, cancella il farsi del primo sintagma, una posizione sull’altra per una struttura che rigetta la misura della propria implicazione e schiaccia i riflessi della stabilità, da cui si compone, nella frequenza della scena ripetuta? E’ pur vero che V.S. Gaudio parlava di “una libido come angoscia libera, senza contenuto, con la quotidianità privata nel continuo degradarsi, il colloquio automatizzato, venato in monologo, chiuso o spostato verso una tensione espressiva che rimanda alla depressione del seno”[xii], ma il morbo di Basedow, cui allude lo stesso critico, non solo Poeti di tal fatta ma tutti lo fanno venire ai lettori, ecco perché Guglielmi va fatto fuori con la Sciabola orientale, e non con l’incandescente palla di fuoco: la seconda è carbonara e da Boscaioli, e lui dal Bosco l’hanno buttato fuori; la Sciabola orientale taglia la Piccola Frase, l’Altro Sintagma, ‘U Ciûcc ca volëdë, gli Epigoni che non pisciano da tre giorni e con l’ipersecrezione bronchiale, e , per ultimo, mettendo in atto la posizione isolata del sintagma, taglia la Libido del Poeta e blocca, una volta per sempre, l’aumento del Metabolismo Basale, il suo e quello degli incauti e sventurati lettori.
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Vola, vola…il ciuccio!™
I Poeti , di solito, disputano dell’ombra dell’asino e, appunto, giocano a “Vola, vola…il ciuccio!”. Che, ci duole ammetterlo, non richiede il virtuosismo anagrammatico tanto caro a Umberto Eco e al figlio di Bartezzaghi. Né, è ovvio, richiede un mazzo di 52 carte. Non ha bisogno nemmeno di dadi, ma, volendo, non si vede come non possano essere non usati. La scacchiera, questa sì, non vi servirebbe. Forse un foglio di carta e una penna, così, sparandole grosse e trascrivendole, potrete sempre farne un libro di Poesia. Si giuoca in un numero illimitato di giuocatori. Quegli che la sorte designa a giuocare per Maestro-Poeta o CapoBosco, che dir si voglia, sparerà le Piccole Frasi. Tutti coloro che partecipano al giuoco stan seduti, intorno al tavolo, sul quale tutti posano l’indice disteso. Il Maestro-Poeta alza il dito volta a volta pronunciando in fretta la Piccola Frase:
Quando Egli dice una Piccola Frase in cui c’è una evidente CAZZATA SEMANTICA, i giuocatori devono alzare l’indice; più indici alzati ottiene il Poeta-Maestro più nell’ Estetica di Max Bense gli accresce il Tasso di Correaltà. Ma se lo alzano, il dito, quando il Maestro nomina una Piccola Frase normale, tipo: IL POETA ROMPE IL CAZZO, pagano pegno. L’”impegnato”, IL LEONE VERDE SE LO INGOIA (Guglielmi:24), gli altri giuocatori BARCOLLANO PER LA PAURA(Guglielmi:21). Il Maestro-Poeta esclama: QUE C’EST A’ RIRE! OOAH! (Guglielmi:21, più su). La rampa muta(Cappi:28).
La variante dell’ Altro Sintagma si gioca invece così: 2 Poeti si dispongono uno di fronte all’altro.
E qui il giuoco finisce perché il giocatore C ha contravvenuto alla regola della Piccola Frase e il ciuccio non vola più! Allora giuocano a “La Frase Celere” o a “La Eco”, che, se volete, ve li spiega Jacopo Gelli in Giuochi e Passatempi, Milano, Ulrico Hoepli, 7^ edizione, 1979: pagine 390 e 399.
[i]Cfr. Sebastiano Vassalli, Arkadia, El Bagatt, Bergamo 1983.
[ix] Il P.M. risponde ai versi del Poeta Cappi(tratti da Alfabeto, ed. cit.) con espressioni dialettali: alla prima enunciazione del Poeta risponde dicendo: “A te e a tua madre!”; alla seconda:”Fossi cieco?”; alla terza, centrale: “La bomba atomica!”; alla quarta enunciazione: “In testa a te!”; alla sesta, il P.M. chiude con: “Tra le corna di tuo padre…”.
[x] Il testo, che è del 1975, è stato pubblicato in: “Lunarionuovo” nn.49-50, Catania dicembre 1988.[xi] Tipo: “La violazione intenzionale della norma dello standard, operata da Denis Roche e Giuseppe Guglielmi rende possibile una combinazione tra i piani del significante e del significato, che lascia aperta e possibile la costante di una abitudine all’ altrove che ci qualifica qui”: “Lunarionuovo”, num.cit.
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▐ La scheda di Giuseppe Guglielmi, tratta dal Fascicolo
del P.M. di cui a L’Assassinio dei
Poeti come una delle Belle Arti, è apparsa online anche su il cobold