Mario Grasso ░ Intellettuali e pernacchie

            Lem-mario
by mario grasso
INTELLETTUALI FICODINDIA E PERNACCHIE

  di Mario Grasso

Quando morì Giovanni Spadolini furono in tanti a scrivere che finiva nella tomba con lui un’epoca. Alcuni lo scrivevano convinti, altri semplicemente per far eco. Ma altri ancora, meno retoricamente, non si peritarono di ricordare ai superstiti che era mancato un fanciullone la cui indole, sfuggita alla prima metà dell’Ottocento, aveva attraversato l’estrema spiaggia romantica di una Italia di fine Novecento intellettualmente alla deriva. Era arrivata la “mutazione”.
       L’occhio annunciatore del ciclone - avvisaglia tenebrosa -  c’era stato con gli anni di piombo e con la parallela autodistruzione dei partiti, finiti nel tritacarne di mani pulite. E gli intellettuali?. Ma chi erano gli intellettuali presenti in Italia negli ultimi due decenni del Novecento? Qualcuno era anche in Parlamento. Altri liberi e militanti da Biagi a Montanelli, da Bo (senatore a vita) ad Asor Rosa e Sanguineti al filosofo dei quanti (così Montale per dire di Eco) e altri, tanti altri, fino al Vattimo spernarcchiato (vent’anni dopo) l’altro ieri, da Grillo.
       Ed ecco la domanda: a che punto sono gli intellettuali oggi?
“Ai ficodindia”, risponde qualcuno celandosi con pudore dietro le quinte del teatro di periferia dove si recita la peste di Tebe con i cavalli morti in scena.
       Per fortuna tutto si ripete a conferma della gloria postuma del Vico dei “Corsi e ricorsi”, ne sia prova il miracolo della resurrezione di Lazzaro secondo i Vangeli di ieri, e quella di Berlusconi secondo le cronache di oggi.
       Si spera e si attende il miracolo della moltiplicazione dei pani. Chissà. Non ci si auguri che proprio sul più bello e “vitale” la teoria vichiana faccia acqua. In tal caso non resterebbe che invocare gli intellettuali alle prese con i fichidindia. Escluso l’ottimo Vattimo che al momento è impegnato a sbucciare pernacchie a cinque stelle.