COMMOZIONE PER LA
SCOMPARSA
DI SGALAMBRO
di
Mario Grasso
Manlio Sgalambro non è più. Lo
scrivo con profonda commozione ma col rispetto che si deve alla maestà della
morte aggiunto a quello verso una delle personalità di prim’ordine del pensiero
filosofico dei nostri tempi. Lo scrivo con parole disadorne e informali, come
si deve proprio nelle occasioni che più emozionano.
Altrove, forse, in altro momento qualche ricordo mi sarà più facile evocarlo,
per saluto e omaggio a un intellettuale che non brigava per farsi amare. Eppure
sono in tanti quelli che gli debbono tanto. Forse senza aver compreso che la
grandezza di Manlio Sgalambro non era nella misura del suo essere schivo e
sarcastico. A volte è la parte burbera a celare quella affabile di un uomo,
salva restando l’indole influenzata dalle vicende che il mondo circostante
propina, tra una comparsa e l’altra, sul palcoscenico della breve avventura
terrena di tutti.
Pietro Barcellona, che gli fu amico ed estimatore, non risparmiava occasione
per affermare, ogni volta che si parlava di Sgalambro : “Manlio è uno dei
maggiori filosofi nostri contemporanei”. E Barcellona non sprecava complimenti.
Adesso viene da pensare, con rinnovato rammarico a quest’altra grande
personalità catanese che ci ha - a sorpresa - lasciato alcuni mesi fa,
lui sì, Pietro Barcellona, nel pieno di vorticose attività sociali itineranti,
nonché stimolanti slanci di speranze da settantenne più giovane di tanti
giovani, all’opposto di Sgalambro, il maestro che rimpiangiamo oggi, che non fu
ottimista né cultore di speranze lungo i suoi pensosi e solitari percorsi
speculativi che lo hanno accompagnato fin oltre la soglia dei novanta.