Una passeggiata intorno a
Quarto vicino c’è lo scoglio, dove parte la spedizione del  5 Maggio 1860.
Passeggiata                          Tra mare e campagna l’area è
sconvolta, banali palazzoni, grande convulso traffico e convulsioni di
automobili.  Ma a cercare bene, con attenzione,
si vedono piccole stradine, crose in salita e in discesa tra muri, casette, casupole,
alcune ville antiche; un giorno c’erano gli orti, le fasce coltivate a vite,
giardini e parchi.
Per le vie si aggirano i
fantasmi, personaggi che camminano come cercassero qualcosa. In giro si
guardano
le targhe delle stradine
toponomastiche, ed i signori hanno il loro nome.  Si trovano in un mondo nel Maggio 1860, vagano
un po’ incerti, insicuri ed allibiti. Sono alcuni borghesi ben vestiti ed altri
malmessi, sciattoni e sciamannati, qualche col chepì, con il cilindro a volte
sfilacciato, la bombetta ed il berretto;  taluni coi calzoni di fustagno, pochi di
stoffa inglese di lusso, col gilè, colla giacchetta o redingote, con camicie
ampie, spesso con cravatte ad alto collo con grandi fiocchi, talvolta scarpe di
vernice a punta, grossi  stivali, altri
di moda con stivaletti da cavallo, o scarpe alte e chiodate da militari. Hanno
una vecchia pistola, o un arnese antico schioppo, o una carabina da caccia più
nuova (i borghesi), con sciabole da cavalleria, baionette e coltellacci.
Sono vestiti con abiti i più
diversi, di solito grigi, alcuni abbigliati con vesti in ordine buono, ma un
po’ disordinati quasi pochi riassettati e nuovi. Alcuni portano gli occhialini,
pochi il pince-nez, quasi raro il monocolo.
Ben pochi si incontrano dei  militari, ma non veri dell’esercito del  Re, senza ufficiali divise e senza  armi di servizio, perché non sono monarchici:
non c’è in giro nessun prete, ma si riconosco molti atei e massoni,  come si riconoscono , come si fa? Per
atteggiamenti da congiurati, cospiratori sempre a complottare. Tutti sanno
quanto succede,ma loro piacciono i complotti di nascosto: ma tutti pensano la
congiura,ma si sa che  l’organizzazione
l’ha già fatta il ministero di Torino!
Pochi genovesi ci sono in
giro, più si vedono lombardi e veneti,pochissimi piemontesi,pochi  toscani ,nessun romano e nessuno meridionale
eccetto il giovane Crispi , che mandò  Cavour per sapere tutto. Si aggirano tra le
stradine dei nomi sulle targhe,alcuni sono persone magre,aspetti da
borghesi,altri avventurieri,alcuni aspetti vagabondi e accattoni,quasi tutti
hanno i baffi,i capelli corti e altri lunghe chiome,un po’ spettinate  folte 
ed arruffate e quasi non lavate ,a volta hanno i basettoni ed i
favoriti.
Pochi borghesi parlavano in
italiano la difficile lingua comune, 
rarissimi conoscono un latino accurato classico,non da preti,la
maggioranza parlavano dialetti diversi ed una comune lingua  corrotta,ma tutti con accenti diversi e poco
comprensibili.
Ne vedono una decina di
personaggi  tra le crose , ed oggi
riconosco dopo 150 anni le persone disordinate e raffazzonate,malvestiti ed
accattoni,barboni e clochard, trasandati e sciatti: questi si osservano 150
anni ora sono di nuovo nel mondo. 
I fantasmi,borghesi  trasandati 
ed un po’sbracati hanno cercato una casa,la grande villa di C.A.Vecchi,
per incontrarsi, dove c’è Garibaldi
ospite. Quella compagnia si trovano vicino alla scoglio di Quarto, devono
riunirsi per organizzarsi da Vecchi,e poi confluiscono tutti alla scoglio:un
pittore,forse un inglese,li dipinge non con camicie rosse ed il chepì anche
loro rossi,ma non esistono  le divise
dei  garibaldini
che sono inventate dopo. Sono
sullo scoglio a levante e nell’altro a ponente, tra i due scoglietti in mezzo
c’è una spiaggia ove approdano  i gozzi :
loro non sono capaci di nuotare,ed i gozzi  spiaggiano per far salire a bordo gli uomini ad
imbarcarsi sulle due navi,piroscafi e velieri,vanno a vele ed il motore a
vapore aiuta se manca il vento.
Si imbarcano vanno bene,è
primavera non c’è vento ed il mare è tranquillo, solo una brezza di terra.
Non sono i mille,saranno tre o
quattrocento,e mille non ce ne entrano nelle due navi,il Piemonte ed il
Lombardo dei Rubattino di Genova. Cavour di nascosto chiede due navi agli
armatori (li fanno pagare con il nolo a buon prezzo).
E’ una scorrazzata e una
carnevalata,le signore arrivano a guardare  e schiamazzano ,signori a piedi e le signore
con le carrozze intorno.
Un fantasma lo incontro C.A.Vecchi: non
si chiama Carlo Alberto, nome di  re di
Savoia, ma i suoi nomi dei nonni, Candido Augusto. E’ di origine  abruzzese, nato a Fermo.
Il nostro è un imponente ed un
po’ obeso signore,vestito bene di scuro,col vestito con giacca e gilè,e
l’orologio d’oro da taschino e la catena d’oro,le scarpe nere di vernice(penso
inglesi),capelli folti scuri ed un barbone fluente e bianco(forse la chioma può
essere tinta),molti capelli ordinati ed ondulati,ed ha un cilindro. La faccia
scuro e corrucciato. Si capisce,di Garibaldi è un amico,ma un gruppo di
giovanastri malmessi  ed esaltanti lo  mettono di  malumore. Questi vanno da il signor
Vecchi,passando per crosa di mattoni e tra i muri: un grande villa,un alto con
tre piani,l’ingresso si entra nel cancello nel suo parco ampio. Dicono che dal
parco c’è uno stradone carrozzabile che porta al mare.
Il nostro Vecchi è un signore
di 50 anni,del 1810,un colonnello,e si suppone  solo un alto ufficiale dell’esercito del Re,un
monarchico ovviamente. Ecco di malumore perché un ufficiale del Re  aveva 
ospitato in casa  Garibaldi, che
considera importante,ed è una pedina del ministro del governo Torino,ma pensa
che intorno ci sono dei briganti, rivoluzionari, antimonarchici, repubblicani e
federalisti.
Aiuta Garibaldi per la sede della
 riunione per organizzare la spedizione
per partenza per la Sicilia. Ma si capisce, egli non partirà, e resterà a
casa: dopo girò alla larga per quest’atmosfera di turbolenza politica e appena
può  scappa e torna  nelle terre natìe,e morirà a 69 anni,ad
Ascoli Piceno.
Nella  piazza omonima passa il fantasma di Ippolito
Nievo,un  trentenne smilzo e gracile, un
biondino coi baffetti,e sta pensando a qualcosa. Nato a Padova nel 1831 aveva
fatto di tutto:il maggiordomo, il segretario delle vecchie nobildonne, il docente
dei ragazzi, approfondì la letteratura italiana,da Dante ad Ariosto, ed ha
scritto il capolavoro”La confessione di un italiano”. E’ trasognato, la testa
per aria,pensa al libro, il racconto delle stranezze in Italia; ed  anche fa il giornalista, un idealista, un po’
rivoluzionario ed uno  fantasioso. Alla
fine arriva a Quarto nella primavera del 1860. Gli danno l’incarico di
riordinare le pratiche della spedizione in Sicilia,con i soldi del governo di
Torino,ma di nascosto  è stato promosso
colonnello. Ma tra pochi giorni  manderà  un servizio al giornale “Perseveranza”, col  tono di una campagna di denigrazione contro
l’amministrazione ed i garibaldini che usano allegramente i soldi del governo.
Il ministro Rattazzi , arrivata la spedizione, gli chiede le documentazioni  del 
libro dei conti. Così  a  Palermo a Marzo del ’61 prende il piroscafo
“Ercole”e vuole presentare i conti  al
ministro, ma l’”Ercole” affonda  e nel
naufragio muore il povero Nievo  assieme
con ottanta  persone .  Non è finito il libro che vuole chiamare
“Confessione di un ottuagenario”, ma muore nel 
naufragio a 31 anni, e l’editore cambia il  titolo libro “Confessione di un Italiano”.
Peccato!
In una stradina la targa  Giovanni Acerbi  indica “intendente”. In effetti in via Acerbi e
via  Francesco Nullo,   i due
passano assieme Acerbi e Nullo discutendo tra loro con vivacità,o  sembra litigando. Acerbi è un toscano di 35
anni, spilungone, baffetti e pizzo, compunto e rigoroso e serioso , di  aspetto e di posa di un militare maggiore, ed è
un allievo e seguace di Mazzini il quale non c’è  a Quarto 
dato che è in Inghilterra. Ma Acerbi  in realtà  è un ufficiale ma fa il ragioniere, un intendente
nell’amministrazione dove rubano tutti nella spedizione dei mille. Il falso
ufficiale  in seguito  sostituisce   Nievo
come contabile, dopo un po’ di mesi il governo di Torino chiederà i conti,con
confusioni e molti ladroncelli nella  gestione del budget pubblico. Il nostro
intendente se ne ritornerà a casa a Firenze,dove morirà a 45 anni nel 1869.
Per strada i due coetanei
girano litigandosi,non sappiamo perché  :
Francesco Nullo è uno del 1826 di Bergamo,con una zazzera di capelli biondi,un
agitato esaltato,che vive con i  soldi della
famiglia,ma gioca sempre al rivoluzionario, l’ ateo,un repubblicano,un
federalista e piace a fare il  guerrigliere.
Un guazzabuglio e si mette nelle  grane,
si caccia nelle cinque giornate di Milano contro  gli Austriaci . E’ stato arrestato ma era di
una famiglia bergamasca conosciuta : dopo poche ore è stato rilasciato e  mandato  a casa dal 
feldmaresciallo  Radetsky.  Ma  a
Maggio 1860 arriva a Quarto e con gli altri sbarca a Marsala ed  a Calatafimi è ferito lievemente:  fa una magnifica figura con una grande uniforme
bianca sul cavallo(forse aveva comprato il cavallo in Sicilia) ed è promosso
maggiore da Garibaldi,ed il capo regalava un sacco di  gradi.  Nullo nel 1862 va assieme agli altri con
l’idea di conquistare Roma e cacciare il Papa,e dopo Volturno ed in Aspromonte
sono bloccati  dai  Francesi e dai piemontesi (oh scusi,gli
Italiani!) .  Il nostro Nullo sarà subito
arrestato dal governo Rattazzi,ma di nuovo viene rilasciato con pochi giorni di
galera. Ma subito parte per la Polonia per difendere la libertà,con una brigata
di bergamaschi esaltati come lui  e come
sempre rivoluzionari  e ci sia da qualche
 guerriglia. Nullo aveva i gradi di
Generale,ma che gradi? Si porta i suoi bergamaschi cerca di far botte contro
l’armata russa. Capiti che roba! Ma Nullo nel 1862 viene ammazzato. 
Passeggiando per Via Turr incontro
un signore serio, un à-plomb ,con le sopracciglia aggrottate .Proprio
Stefano Turr un militare di 35
anni,ungherese nato a Bacs vicino a Budapest; si vede che è  un ufficiale dell’esercito austriaco. E’ un
sincero amico dell’Italia,e ungheresi ce ne sono appassionati  per l’Italia e per gli italiani,per esempio
Petofi il grande poeta . Il generale ha combattuto a Crimea contro i turchi e
comanda la brigata ungherese dell’Impero Austriaco. L’anno dopo viene a Quarto
per la spedizione dei mille come aiutante di Garibaldi. In seguito passerà
nell’esercito del Re ed  aiutante di
Vittorio Emanuele II, ma  si stufa e se
ne va a casa nel 1860,e morirà a Budapest nel 1900. Ecco,ecco!è un uomo stenico
e poderoso,in gamba,un gentiluomo,un militare serio,ma un amico affettuoso
verso l’Italia:un garibaldino raro.
Qui passa G.C.Abba ma   è fuori
luogo, perché la targa della strada giusta è a Sampierdarena , ma che roba? Egli
è un grassottello, giovane ventiduenne di Cairo Montenotte,ed  il cronachista scriverà le “noterelle dei  mille”,ma in realtà  diventa “Da Quarto al Volturno”. Ma, fissato
vuole scrivere un poema epico immenso,ed ormai  scompare, ma il povero Abba ha l’idea fisso
dell’Omero per Garibaldi. Una lunga età per la sua media di età della compagnia,e
spirò nel 1911 a Brescia. Come è andato lì a casa?
Un altro fuori luogo la statua
a Carignano torreggia Nino(in realtà Gerolamo) Bixio. Qui lo incontro a
Quarto,ed era in giro il 5 Maggio,cammina tronfio,con una divisa da generale
(pieno di generali a Quarto)   con gradoni d’oro,alamari,ricami aurei,uno
sciabolone , una mantellina alla spalla destra,e si mostra e si fa vedere come  il vice di Garibaldi. Uno di Portoria è uno sbruffone,un
po’ delinquentello, molte polizie nel mondo lo avrebbero arrestato. Faceva l’anfitrione
procurava le signore a Napoleone III, assieme a Cavour  presentò  la gran bellissima nobildonna  Castiglione all’Imperatore francese. Il
fratello maggiore di  Bixio faceva  il mezzadro e si è dato da fare per sposare a
Napoleone III  una principessa delle
Savoia. Ma Nino Bixio ne fa una grossa in Sicilia, nella spedizione comanda la
repressione contro la rivoluzione del popolo contro gli aristocratici,ed a
Bronte fa fucilare molti popolani. Il fantasma Bixio incontra Garibaldi nella
riunione a casa di Vecchi,e di quali problemi 
parlano? Povero Bixio parte molto anni fa in Pacifico,e la sua nave
naufraga,e finisce verso una cinquantina.
In una minuscola stradina c’è
la targa G.Bandi,ma io lo incontro il nostro giovanotto,è un genovese,con
barbetta e baffi,un borghese mal vestito,ma  un intellettuale e forse un professore di
scuola,dato che scrive molto bene in italiano ed in stile elegante,e fa una
cronaca con osservazioni molto interessanti,che titola    “i Mille”.   Guardiamo  “Carlo Augusto Vecchi   (anche se si sbaglia Carlo con Candido, glielo
passiamo)  aveva messo sull’uscio di
ingresso un cartello che dice:proibita l’entrata ai cani e ai preti e si è
dimenticato i birri” Perché i birri ed i preti sono degli spioni,per  spiare 
sulla cospirazione in casa da riferire . Tutti i fantasmi sono assieme
con Garibaldi, ma c’era un emissario di Cavour,un giovane F. Crispi siciliano,che
avrà una grande carriera in politica. Una gustosa nota del
professorino:”trovammo un visibilio di genere a piedi ed in carrozze; ben potea
dirsi che da Quarto a Genova fosse una processione non interretto di uomini e
donne. Era una folla avida di vederci,di salutarci…” Alle signore piaceva il
bel Garibaldi anche ora un po’ attempato. 
Balzac non l'ho incontrato
perché davanti  a Quarto in mare  sul suo yacht, è lì per scrivere il servizio
per il giornale “Le Indipendent”.
Altri ancora passano i
fantasmi, personaggi S.Schiaffino, L.Sartorio, Passano, Augusto Elia, sconosciuti
anche presenti nella riunione a casa di Vecchi. Non lo incontriamo per la sua
strada di Priaruggia il nostra Gabriele Rossetti : era nato a Vasto nei
1783, marchigiano, ed ha una cattedra di Dante addirittura a Londra! Non ci
incontriamo il 5 Maggio epico, ma è già morto nel 1854.
Dopo il 5 Maggio i fantasmi
dopo la riunione  sono  partiti ,e qualche è rimasto a casa come
Vecchi .
Ma la spedizione è tutta per
loro: repubblicani, antimonarchici, rivoluzionari, anticlericali, futuri
socialisti, federalisti, massoni, avventurieri, ma nessuno pensa  all’Italia unita col Re piemontese.
 by Romolo Rossi                                                                                                       
