V.S.Gaudio │Del povero Vuesse Gaudio

Del povero Vuesse Gaudio in memoria di Adriana Ivancich
1.
Io, Vuesse Gaudio, vengo dalle paludi infinite.
Mia madre dentro le città mi portò
quand’ero ancora nel suo ventre. E l’umidità delle paludi
fino a che morirò sarà dentro di me.

2.
Nelle città costiere del Saraceno sono di casa. Da sempre
preparato con il sacramento del sale di Cervia. A testo
col nome falsificato come l’art.22 della Costituzione
dal prete che venne dal topos del Principe Nero
del Cerchio e della Ruota.

3.
Sono cortese con la gente. Mi metto
in testa un cappello bianco, come usava mio nonno.
Dico, a guardarli: sono ombroni
che hanno un odore speciale.
E dico: non fa nulla, non sono anch’io come loro?

4.
A me, che son della stirpe svagata, furon sede
case immaginate indistruttibili
(così vagai per le vie sabaude, meneghine, partenopee,
di bononia, e altrettante infinite e dimenticate lungo
l’isola delle pene e nel resto della palude universale).

5.
Di queste città e delle città del Saraceno resterà
solo chi le traversa ora: il vento e l’ombrone!
Noi lo sappiamo, siamo di passaggio.
Dopo che siamo passati, chi vuoi che passi ancora?

6.
In mezzo ai terremoti che dovranno venire, speriamo
che ora venga subito a distruggere il luogo delle tre bisacce
che è quello la palude infinita dove di più mi hanno
tenuto in prigione gli ombroni e gli altri mercenari
del Medio Evo.
Io, Vuesse Gaudio, sbattuto nella via di quel paese
della misura agraria palermitana e degli ombroni,
da paludi infinite, dentro mia madre, una volta.
Io, Vuesse Gaudio, vengo dalle paludi infinite.
Mia madre quale che fu dentro le città al mare
mi portò quand’ero ancora nel suo ventre. E l’acqua
delle paludi fino a che morirò sarà dentro di me.

by v.s.gaudio da una Stimmung con Bertolt Brecht [“Del povero B.B.” 2]