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In memoria di Gino Baratta v
[Revere 10 agosto1932- Mantova 23 ottobre 1984], da La mosca fenocopica di Barthes di 40 anni fa,
nel 30° della sua prematura scomparsa
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in generale, l’insieme del campo,e la singolarità della differenza,
nello specchio ci sta il volto, la concezione trasversale
in che vesti,
la negazione, un diniego allora, una deviazione
mettiamo pure che vi è qualcosa,
due specie di fantasmi,
in movimento e perciò come esclusi dalle relazioni
e per questo gli inserimenti particolari come
i termini di definizioni, diciamo l’analisi
una macchina per lo stesso rigore, e non si tratta
di valutazioni, e certamente anche enunciati in orientamenti
e d’altra parte, gli atteggiamenti, anche le iniziative
anche i tagli
–di fronte, in rapporti, le iscrizioni
come tagliate
per assicurare o scongiurarei meccanismi di una effettiva
–è possibile un rapporto, lungo un
non-sense,
l’esplosione degli effettil’economia
che simbolizzi gli effetti della mitosi
–beh, sotto gli oggetti, l’informazione
fluttua,
e opera beninteso
Nondimeno, la realtà travalica il logos
quel logos, e in quanto illude, tutto sostituiscel’aspetto
nella prospettiva a favore del sostegno,
e come riconoscimento, nella prospettiva e come
legato ad un significante di nuovi legami,
simboli, già, a disposizione
di cui si dispone
il collegamento
e la relazione relativamente un problema
che chiude libertà
proprio per l’innanzi dove c’era anche il vuoto
della purezza,
e fuori c’è il tempo
(11 gennaio 1974)
│da : v.s.gaudio, la
mosca fenocopica di barthes, in: idem, sindromi stilistiche, forum quinta
generazione 1978, che ha dentro: A proposito di un gesto che produce, di gino
baratta│
Gino Baratta, critico di
letteratura e di arte, nacque a Revere, in provincia di Mantova, il 10 agosto
1932. Dopo gli studi classici, frequentò l'Università cattolica del “Sacro
Cuore” a Milano, laureandosi nel 1958 in lettere, con una tesi sulla Poesia cosmografica
del '400. Insegnò in alcune scuole superiori di Mantova e del Mantovano e
collaborò con l'Università di Verona. Morì nella città virgiliana il 23 ottobre
1984. Il
suo vivace e duttile ingegno lo condusse presto alla militanza culturale in
ambito mantovano e nazionale; ancora studente universitario, nel 1956, con
altri diede vita a Mantova al “Gruppo di cultura moderna”, associazione di
intellettuali tesa all'interpretazione delle realtà artistiche e letterarie
contemporanee. Nel
1964, contribuì alla fondazione della rivista «Il Portico», che si rivelò un
importante strumento di cultura entrando a far parte di quella fioritura di
periodici specializzati caratterizzanti il panorama culturale italiano fra la
seconda metà degli anni cinquanta e la prima metà degli anni sessanta; la
rivista, rivolta in modo particolare all'analisi della letteratura, dell'arte e
della filosofia del novecento, riportava innovativi contributi di natura
critica. Dopo
una serie di saggi, fra cui spicca quello del 1966, Il manierismo: una
categoria discussa, Baratta pubblicò nel 1967 il suo primo volume, Pretesti
critici: Ricerche sulla letteratura contemporanea. L'esperienza
del 'gruppo culturale' ebbe per il critico mantovano un seguito nel 1972, con
la fondazione, insieme ad altri, de “Il Circolo Ottobre” di rivoluzionaria
memoria e con specifici intenti di rinnovamento intellettuale. Fra
il 1975 e il 1984 Baratta diede alle stampe diversi fra i suoi scritti più
famosi, Immaginario e letteratura, (1975), pubblicò Avanguardia letteraria
sull'Enciclopedia Feltrinelli-Fischer, (1976), E' ancora possibile una storia
della letteratura?, (1978); il suo più ampio inserto sul fantastico in
Letteratura Arte - Miti del '900 (1979), Teatro del gruppo 63,
sull'Enciclopedia del teatro del '900, (Feltrinelli, 1980) e Realtà e illusioni
del soggetto, nel 1982. Con
Francesco Bartoli, Alberto Bernardelli e Frediano Sessi, Baratta diede vita nel
1983 a una collana della “Libreria Einaudi” di Mantova, dove si intendeva
proporre un nuovo modo di approccio all'opera d'arte, dedicando ampio spazio
agli artisti e agli autori giovani. Inoltre,
lo studioso divulgò le sue teorie, le sue originali interpretazioni e le sue
considerazioni sul mondo contemporaneo pubblicando su riviste letterarie quali
«Che fare», «Marcatre», «Quindici», «Il Verri», collaborando con i periodici
«Anterem», «Il Caffè», «Il Cobold», «Quinta Generazione», «Spirali», «Testuale»
e con le case editrici Einaudi e Feltrinelli. Il
grandissimo patrimonio di scritti lasciato da Baratta fu subito oggetto di
riletture, ordinamenti, catalogazioni; frutto di queste operazioni sono stati i
tre volumi: Lo specchio di carta - Scritti sulla poesia contemporanea, a
cura di F. Sessi e A. Cappi, del 1985; Miraggi della biblioteca,a cura di U.
Artioli, F. Bartoli, Z. Birolli, F.Trebbi, del 1986; Il voltafaccia del
linguaggio, a cura di Z. Birolli, del 1993.
Nel pensiero di Gino Baratta occupa un posto di rilievo la fenomenologia vicina al pensiero di Luciano Anceschi e l'innovativa critica letteraria e artistica “aperta”, cioè caratterizzata dalla molteplicità degli approcci in opposizione alla tradizionale posizione estetica unitaria. Partendo da queste posizioni, Baratta prestò particolare attenzione alle interrelazioni fra le arti, alle avanguardie letterarie e artistiche, alla scrittura e al linguaggio, ai topoi della Biblioteca, del Labirinto, delle Aree marginali.
Nel pensiero di Gino Baratta occupa un posto di rilievo la fenomenologia vicina al pensiero di Luciano Anceschi e l'innovativa critica letteraria e artistica “aperta”, cioè caratterizzata dalla molteplicità degli approcci in opposizione alla tradizionale posizione estetica unitaria. Partendo da queste posizioni, Baratta prestò particolare attenzione alle interrelazioni fra le arti, alle avanguardie letterarie e artistiche, alla scrittura e al linguaggio, ai topoi della Biblioteca, del Labirinto, delle Aree marginali.