[Dal: Fascicolo
del P.M. e del Procuratore dell’Accademia per l’Assassinio come una delle Belle
Arti: Quadro indiziario; Motivi; Griglia di Parsons; Orientamento
tecnico-strumentale del Lafcadio Incaricato, in: Anonimo del Gaud, L’Assassinio
dei Poeti come una delle Belle Arti, © 1999-2003]
CARMELO
PIRRERA
(Caltanissetta, 1932; visse a
Palermo).
Titoli: Dalla parte del minotauro,
1981; Il miele di maggio, 1985.
E’ al vaglio degli Inquirenti e dei Periti
Semiologi della Scuola di Bologna l’analisi di questi versi[i] rinvenuti accanto al
Poeta:
“Se io
lasciassi la finestra apertaed entrassero lampi nella stanza
saprei che non è Dio”.
Il Poeta, dunque, sapeva?
Conosceva chi è entrato dalla finestra?
Sapeva che non era Dio?
Lampi? Annunciati da tuoni?
Perché non lo dice?
[i] Il Perito Grafologo ha
rilevato nella Forma Grossolana della
scrittura del Poeta uno stile che chiede all’efficienza ciò che l’impulsività
non può ottenere dal simbolo; una poesia che “piange” sul denotatum drammatico,
perché vi proietta i propri vizi sentimentali. La Continuità Esitante, come gesto grafico, testimonia
dell’agitazione e dell’apprensione del Poeta, che, in qualche modo, si fa
specchio della Dimensione Grande, che
comporta, sì, un romanticismo ardito, perché egocentrico ma anche un
egocentrismo romantico, che implica l’eccessiva precipitazione del Poeta. Da
ciò: dall’apprensione, dall’agitazione e dalla precipitazione, il lavoro del Lafcadio
è facile se non semplice: il Poeta è apprensivo, si agita, è precipitoso, non
chiude le finestre, entrano lampi, che cosa sono? Non è Dio, ma va!...
Continuità
ESITANTE
|
:
I. Agitazione
|
II.
Apprensione
|
III.Impulsività
|
Dimensione
GRANDE
|
:I.
Ardimento
|
II.Precipitazione
|
III.Romanticismo
|
Dal reperto calligrafico,
qui riprodotto, appare inquietante la non puntualizzazione, da parte degli
Inquirenti e dei Semiologi, dell’ultimo capoverso:
“Dovrai dire a qualcuno
di finirequesto sfiancato cavallo
ché tanto non si riparte”.
Il Poeta era già stato
colpito, è lui il “cavallo sfiancato”? E’ evidente, comunque, la rassegnazione
del Poeta: nel primo reperto, lascia la finestra aperta; nel secondo, su cui il
Grafologo ha fatto la perizia qui riassunta, invita qualcuno(: chi? Un parente?
Un amico?)a dire a qualcun altro (un altro Lafcadio?) di finire l’opera non
ultimata da un Lafcadio disattento o sadico. Anche sul “rapporto da redigere
sulla spesa per i metri di fune e le inutili spade”, niente è trapelato da chi
indaga.