Eva Mendes= Sand Saref in The Spirit , 2008 |
Breve
divagazione ziffiana sul politico vero e proprio che non si stanca mai e quindi
fa ancora e sempre un altro lavoro e a lui come a un robot, con qualunque
assemblaggio, tutto gli funziona ♦ by v.s.gaudio
Un politico può avere delle sensazioni?
C’è chi dice che certamente è possibile; altri dicono che certamente non lo è[i].
1. Voglio parlare dei politici veri e
propri : devono essere automaticamente politici e, senza dubbio, cresciuti all’interno
della bottega del partito.
Postulerò che siano essenzialmente di
origine democratica cristiana e comunista, dotati di microelementi e di tutti i
micromeccanismi necessari al funzionamento di queste meraviglie dell’ingegneria
politica. Postulerò inoltre che sia fornita loro energia e quattrini per mezzo
di batterie micropolitiche: invece di consumare il pranzo, consumeranno
politica.
Una volta messo in chiaro che i nostri
politici sono senza dubbio uomini, allora, sotto tutti gli altri aspetti,
possono essere somiglianti agli uomini quanto volete: possono avere le
dimensioni di un uomo; se vestiti e mascherati, possono in effetti essere
indistinguibili dagli uomini, praticamente da tutti i punti di vista: nell’aspetto,
nei movimenti, nel modo di esprimersi, e così via. Quindi, se non fosse per le
maschere, ogni uomo qualunque li scambierebbe per uomini qualunque; non
sospettando che siano politici, nulla da parte loro glielo farebbe sospettare.
Senza maschera, però, i politici si
fanno vedere in tutta la loro continuità del bonifico bancario correlato al
ruolo, un po’ come i robot, è questo che scriveva Paul Ziff, che si fanno
vedere in tutta la loro lucentezza metallica.
Ora, il problema è vedere se possiamo
attribuire al politico le sensazioni e quindi sfumare la linea di confine,
anche finanziaria, fra uomo e politica.
2. I politici possono avere sensazioni?
Possono, per esempio, sentirsi stanchi o annoiati? Possono produrre vino?
Possono scrivere sui giornali? Possono fare i registi? O addirittura fare i
cantanti o i conduttori radiofonici?
Come scrive Paul Ziff per i robot, i
politici sono meccanismi, non organismi, non creature viventi. Come un robot,
un politico potrebbe essere guasto, ma non morto: soltanto le creature viventi
possono avere letteralmente sensazioni.
Se dico “Si sente stanco”, si può
inferire generalmente che si tratta(o si trattava, o si tratterà nel caso che
si parli di spiriti o di politici che facevano spiritismo) di una creatura
vivente. Più genericamente, il contesto linguistico “….si sente stanco” è
aperto generalmente solo a espressioni che si riferiscano a creature viventi.
Supponiamo che diciate: “Il politico Tal de’ Tali si sente stanco”. La
locuzione “Il politico Tal de’ Tali” si riferisce a un meccanismo: si può
allora inferire che non si tratta di una creatura vivente; ma dall’enunciazione
della forma predicativa “si sente stanco” si può inferire che si tratta di una
creatura vivente. Perciò se parlate in senso letterale e dite “Il politico Tal
de’Tali si sente stanco”, implicate una contraddizione. Non si può quindi
predicare letteralmente “si sente stanco” di “il politico”.
O ancora: nessun politico farà mai tutto
ciò che può fare un uomo. E allora come
mai ci furono dei politici che prendevano, oltre che il vitalizio dello Stato
politico, anche il vitalizio, che so?, dell’Inpgi? Non ha importanza quanti
politici possono essere costruiti o quale grado di complessità possano
raggiungere i loro movimenti e le loro operazioni non solo bancarie. I
politici, come i robot, potranno eseguire dei calcoli, anche se non sono
commercialisti, ma non ragioneranno, letteralmente; probabilmente prenderanno
degli oggetti, ma non li prenderanno in prestito, letteralmente: difatti ci fu
un politico che amava possedere i libri, non li prendeva in prestito,
letteralmente; potranno, i robot, questo scrive Ziff, uccidere, ma non
assassinare, letteralmente; potranno esprimere delle scuse, ma non potranno
farle, letteralmente[ii].
Potranno andare alla première di un film, ma non potranno fare un film,
letteralmente. Potranno ascoltare una canzone alla radio, ma non potranno ascoltare
una loro canzone cantata da loro stessi alla radio, e nemmeno in tv,
letteralmente. Potranno bere dell’ottimo vino prodotto da un noto cantante, ma
non potranno produrre un ottimo vino e darcelo a bere a pagamento. Queste sono
azioni che soltanto le persone possono compiere: ex hypothesi i politici non sono persone.
3. Se si vuole essere capiti, lo scriveva
sempre Ziff, allora non ci si deve allontanare troppo dal senso letterale.
Indicando un politico fra molti altri, dico: “Ecco, quello è un politico”.
Intendo forse dire che gli altri non lo sono? Naturalmente no. Eppure, l’accento
posto su “quello” serve a metterlo in contrasto con gli altri. Dico quindi: “Il
politico, quel meccanismo, certo non una creatura vivente ma una macchina dello
Stato, si sente stanco”; questa volta non potete inferire che si tratti di una
creatura vivente.
Se dico di una persona, un poeta, uno
che taglia l’erba con la falce sul bordo della strada statale 106, in località
Pantano nel comune di Villapiana, in
provincia di Cosenza, “Egli si sente stanco”, pensate che io voglia dire che è
una creatura vivente, anche se in questo caso si sa che è tenuta prigioniera
senza che abbia i diritti spettanti alla creatura vivente incarcerata
esplicitamente , ma ciò non significa che io non abbia detto nulla. Se dico “Il
politico si sente stanco”, anche se non ha falciato l’erba come quel poeta, il
predicato “si sente stanco” significa tutto quel che significa abitualmente,
tranne che non si può inferire che si tratti di una creatura vivente, anche se
è possibile che, lui sì e il poeta effettivo no, abbia pubblicato al momento
dieci titoli di poesia anche in ebook o
con ilmiolibro.it pagandoseli con i soldi percepiti in quanto, allo stato, politico
nello Stato: questa è l’unica differenza, e non mi sembra poco.
Quando si è detto riguardo a “Il
politico si sente stanco” si potrebbe ugualmente dire riguardo a “Il politico è
cosciente”, “Il politico ha preso in prestito il mio libro nella Biblioteca di….”,
“Il politico ha appena finito di girare un film”, “Il politico ha intascato
quest’anno dall’Inpgi totmila euro”, e così via.
4. I politici possono sentirsi stanchi? Una
pietra potrebbe sentirsi stanca? Sentite questa: il numero 17 potrebbe sentirsi
stanco? E sapete poi cosa si risponde Paul Ziff? E’ chiaro che non c’è nessuna
ragione di credere che il 17 si senta stanco[iii]. Come il 23, d’altra parte, che, anche se nel gergo
palermitano, è il “sedere”, non si stanca facilmente, perché letteralmente sta
a sedere. D’accordo, questo non prova niente; allora che facciamo, bisognerà
vedere se vi sia qualche ragione per supporre che i politici si sentano stanchi
e se vi siano buone ragioni per non supporre che i politici sentano mai
qualcosa.
Eva Mendes= Sand Saref in The Spirit , 2008 |
5. Supponiamo che vada con Aurélia Steiner
di Durrës a far visita a un’attrice in casa sua. Lei sta provando la parte di una donna che
vuole ottenere a ogni costo un determinato gioiello, una gioia, da un fetentone
di merda, allora come vorrete che glielo imprima in testa a un porco simile che
quella gioia solo lei può averla addosso? Ignora la nostra presenza, come potrebbe fare una
donna, col suo abitino impeccabile di gioia del bragallo, tutta sprofondata ,
culo e testa, nella parte. Io so che è un’attrice e che sta provando una parte,
ma Aurélia non lo sa. Mi chiede “Perché è vestita così come una gnocca che si
prepara per far innalzare il (-φ) del visionatore?” e io rispondo “Ma no,
non sta uscendo per andarlo a tirar su”. “Ma certo – dice Aurélia – è imbragallata
come una troia, e col cappello in testa: guardala! Mostrami cosa ti spinge a
dire altrimenti!”; e, naturalmente, può benissimo non esserci nulla da mostrare
in quella circostanza. “Ma sta recitando – infine, questo le dico – non vedi
adesso che si è seduta sulla fotocopiatrice “. “E tu pensi che si tratti di una
recitazione? E la stampata del suo deretano a che cosa le servirà? Per essere
una recitazione com’è che è così monumentale?”. Di botto le rispondo: “Vedi
come recita bene! Non puoi non vedere quanto la stampata recitata sia altamente
verosimigliante al deretano naturale!”. Insomma, Aurélia non riesce a capire
che la mia amica attrice sta provando una scena solo perché è talmente iconico
e pregnante il suo culo stampato che non può essere né vero né recitato. Quindi
non è una creatura vivente, e la mia amica ha anche un deretano politico?
Certo, sarebbe così se lei fosse un politico, in questo caso non potrebbe dire
che si tratta di una recitazione.
6. Supponiamo che V sia un politico. Un uomo qualunque ma anche la mia amica Aurélia
Steiner di Durrës può vedere V alla
prima del film che ha diretto e , non sapendo che è un politico, può dire:”V si
sente stanco”. Se le chiedo che cosa glielo faccia pensare, può rispondermi: “Ha
lavorato tutti questi mesi per fare il film. Comunque, basta guardarlo: se V.
non ha l’aria stanca, chi ce l’ha?”. All’uomo comune, e anche a un portento
naturale come Aurélia Steiner di Durrës, quindi, V. appare stanco; questo non
prova niente: se io so che V è un politico, non può sembrarmi stanco per aver
fatto un film. Non conta quello che vedo, ma quello che so; o meglio, non ciò
che vedo in quella determinata circostanza, ma ciò che ho visto altrove. Dove?
In un laboratorio di psicologia dei politici.
7. Perché non si può dire ragionevolmente
che un politico abbia delle sensazioni? Perché non ci sono verità psicologiche
relative ai politici. Perché il modo in cui un politico si comporta, anche in
una sala cinematografica, dipende principalmente da come è stato programmato il
suo comportamento. Perché si può programmare il comportamento di un politico in
qualunque modo si voglia che esso si comporti. Perché un politico potrebbe
essere programmato per andare in barca
come se fosse un velista e non come uno scafista di contrabbando. Perché un
politico potrebbe andare al cinema ma non per vedere un film di cui è il
regista. Perché potremmo far dire a un politico qualunque cosa volessimo, anche
fargli firmare un libro e farglielo comprare. Perché un cantante quando è che
si sente stanco e quindi non è un politico? Quando canta “Parazum-Parazum-elariulà”
o semplicemente quando ha finito di vendemmiare? Perché desiderare la donna del
tuo politico di zona sarebbe come desiderare la sua macchina del gaudio e non
come desiderare la sua donna. Perché i politici, come i robot, sono
sostituibili. Perché i politici non hanno individualità. Perché, come con la fotocopiatrice della mia amica attrice, si
può fare la copia di tutti i pezzi e ottenere due macchine, ma non due
parrottiere, praticamente identiche. Perché si possono scambiare tutti i pezzi
e avere pur sempre le stesse macchine politiche. Perché si possono scambiare i
programmi di due macchine aventi la stessa struttura. Perché…
La stanchezza di un uomo è causata da un
duro lavoro: che cosa farà comportare un politico come un poeta stanco che ha falciato erba un’intera giornata?
Forse un’intera giornata passata a falciare erba, o forse un paio d’ore, o
venti minuti, oppure niente, starsene lì e non sapere più che cazzo fare della
propria vita che ci è sfuggita e ci è stata sottratta da ogni parte. Ciò
infatti dipenderà dal capriccio dell’Ordine o della Compagnia che lo
costruisce. Diremo dunque “Non si può dire che cosa farà sentire stanco un
politico”? E nel caso che un politico si comporti come un uomo, o quel che è
peggio come un poeta, o anche come un regista che prende soldi a caterva dalla
politica dello Stato e poi si mette a fare un pamphlet pagandoselo, che diremo allora? Certi politici possono
essere programmati per chiedere riposo, altri per chiedere nuovo lavoro o nuovi
ruoli: diremo allora “Questo politico si sente stanco, perciò facciamolo
cantare, facciamogli fare un film, facciamogli scrivere un libro, facciamogli
condurre un programma tv, facciamogli produrre del vino, insomma: facciamolo
lavorare ancora”? E che diremmo se tutto ciò si dovesse fare un giorno con gli
esseri umani? Che succederebbe se un giorno dovessimo distruggere la differenza
tra l’uomo e il suo ambiente? Allora, un giorno o l’altro, ma presto, o forse è
già avvenuto, ci sveglieremmo e scopriremmo di essere politici anche noi. Ma
senza vitalizio. Ma non ci sveglieremmo in un paradiso meccanico, e neppure in
un inferno automatico e politico: in quel caso, infatti, non potrebbe avere
senso parlare di esseri umani senzienti, proprio come ora non ha senso parlare
di politici che abbiano sensazioni.