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Non si fanno grandi foto cercando di colpire con palle di neve
il podice di Silvia ░
Questa foto[i] mi fa venire in mente la
Legge di Cheope: “Nulla viene costruito in tempo o nel budget”. Nel senso che
le questioni futili vengono immediatamente risolte o , se si tratta di mettersi
in posa e farsi fotografare, realizzate; quelle importanti mai. Nel senso che
la foto con Andy Warhol e compagnia mi ricorda quella mia foto con Silvia
Zangheri e Paolo Badini fattaci a Bologna nel febbraio del 1978 quando andai a
fare il reading di poesia “Lebenswelt und Stimmung” alla Galleria d’Arte
Duemila, e stava nevicando quella sera
nella città felsinea e allora ci mettemmo fuori in via D’Azeglio a
tirarci palle di neve, e c’era Silvia, che io all’inizio chiamavo “Silova”, con
un berretto di lana rossa, e come si girava
miravo sempre al suo podice, e Badini a un certo punto mi rifilò un
calcio, e poi insieme mi presero a palle di neve con una intensità tale che pensai alla Legge di
Cheit, che, essendo nel “Murphy’s Law
Book Two” con © 1980, non era ancora
conosciuta e, pertanto, gli dissi all’amico caro: “Se aiuti la nostra cara
amica nel bisogno, non si scorderà di te, la prossima volta che avrà bisogno;
ma è che non credo che avrà bisogno di te come pensi tu!”[ii]. E lui, incredibile
davvero, tirò fuori il corollario alla Legge di Denniston, sempre dallo stesso
secondo libro della Legge di Murphy che non era ancora uscito: “Faccio una cosa
giusta ora, poi lei mi chiederà di rifarla”[iii]. E: “Ah, è così che godi
tu? Sappi che le cose buone della vita sono illegali, immorali o fanno venire
che non te ne accorgi nemmeno!”
Comunque, tornammo dentro e chiedemmo a Giancarlo Franchi quante foto aveva fatto; io stesso, che ero l’ospite, chiesi al gestore della Galleria di farne riprodurre qualche copia in più da mandarmi, e forse lo feci con troppa insistenza, tanto che l’artista visivo
di una persona che hai cercato di colpire da dietro con una palla di neve”[iv]. Se è per questo, gli risposi, quella mi ha già insufflato l’oggetto “a” al telefono[v]! Che t’ha fatto? “Lo zufolo interurbano”, precisai. E lui, incredulo: “E com’è che si fanno queste zufolate, e la telefonata la facevi tu qui in Galleria o era lei che ti insufflava da qui?”. “Tranquillo. Un giorno andai ai telefoni di Stato in via Alfieri e telefonai per annunciare il mio arrivo, anche se al momento non pensavo proprio che avrei trovato la neve.” . E lei? “Lei rispose: okay, la aspettiamo!”. E tu? “Lei e chi altri?”. Lei: ”Io, Paolo e il padrone della baracca, senz’altro. Poi, se non nevica, ci sarà qualche altro sfaccendato.” Scherzava, no? Disse Franchi. Tu dici? Io la presi per buona e fu così che non me la tolsi dalla testa. Ora se tu dici che scherzasse, la cosa potrebbe prendere un’altra piega. Cioè? Fece canzonatorio Franchi. Cioè: se tutte le grandi scoperte si fanno per sbaglio, e cominciai a ridere, beh, se tutte le grandi scoperte…e ridevo, ridevo, tanto che Silova mi chiese:”Che hai da ridere, Vuesse?” E io, che ero poeta e conoscevo la Legge di Peer[vi], dissi in tono allegro per tutte le orecchie: “Per sbaglio si fanno anche le grandi sco…sco…” E tutti, che non conoscevano la Legge di Peer: 1)“Sco…perte!” 2)“Sco…rpacciate!” 3)”Sco…municate!”.
Dopo mesi di attesa, ritelefonai in
Galleria chiedendo alla Silova come mai non avessi ancora ricevuto alcuna
fotografia della nostra battaglia a palle di neve. “Oh, Vuesse, il fatto è che
c’è un problema. Cioè, il problema è che, insomma …oh, Dio, tu stavi a citare
quella Legge di Young…quella delle grandi scoperte che si fanno per sbaglio…ci
sei? Ebbene, c’è stato uno sbaglio…insomma, è che nella macchina fotografica
abbiamo dimenticato di metterci il rullino…Pronto? Pronto? Vuesse…ci sei?
Ooooh?”
“Sì, ci sono- infine risposi risoluto
ritornando in superficie dallo scoramento profondo-. Ascolta, Silvia: lo sai
che le macchine sono tutte degli amplificatori? Sì, lo sai. E sai anche che
devi fare quando tutto il resto fa fiasco, no?”
“No. Non lo so.” Rispose un po’ timorosa
la ragazza della Galleria d’Arte.
“Te lo dico io: 1) Leggi le istruzioni;
2) Spingi forte e qualcosa cadrà; 3) Prendi un martello abbastanza grosso…”
“Vuesse, dai, che vuoi fare?” fece un
po’ scherzosa la ragazza della Galleria d’Arte.
“Ma quando ci pasticciavi in Galleria,
mentre leggevo e mi fotografavi, non te ne sei accorta che il coso andava a
vuoto? Oppure…se ci hai giocherellato abbastanza a lungo con quella macchina,
che era senza rullino, come mai non si è rotta, come prescrive la legge di
Schmidt?...- dopo un lungo silenzio – okay, ragazza, l’esperienza è
direttamente proporzionale all’attrezzatura rotta[vii]. By by!”
“Ma, Vuesse, di quale attrezzatura rotta
parli?...Vuesse…Vuesse… Che cosa abbiamo rotto? Ooooh, dai, rispondimi: cosa,
che attrezzatura si è rotta?”.
Il
giorno dopo presi una cartolina-invito del mio reading e la indirizzai alla
ragazza della Galleria d’Arte dove l’avevo tenuto: convinto di aver scritto: “L’attrezzatura
di Horner”[viii].
.
.
[ii] La Legge di Cheit: “Se aiuti
un amico nel bisogno, non si scorderà di te, la prossima volta che avrà
bisogno”.
[iii] Il Corollario
effettivo alla Legge di Denniston: “Se
hai fatto una cosa giusta una volta, ci sarà qualcuno che ti chiederà di
rifarla”.
[iv] Anche Franchi faceva il
verso a una Legge di Murphy, com’era possibile? Cfr. la seconda Legge di
Gillenson sull’innamoramento: “Non innamorarti mai dell’aspetto di una persona
da dietro”. Che, inutile dirlo, era nel secondo libro con copyright 1980.
[v] Anch’io, che non ero da
meno, feci il verso alla prima Legge di Gillenson sull’innamoramento: “Non
innamorarti mai di una voce al telefono”.
[vi] “La soluzione di un
problema cambia la natura del problema”.
[vii] Il postulato di Horner,
che è in “Murphy’s Law”, © 1977, e quindi possiamo
postulare che il poeta ne fosse a conoscenza: “L’esperienza è direttamente
proporzionale all’attrezzatura rotta”.