Il neodadaismo italiano e il budget frugale ░ Fotografia & Poesia




Edie Sedgwick, Andy Warhol, and Chuck Wein photographed by Burt Glinn, NYC, 1965
Non si fanno grandi foto cercando di colpire con palle di neve il  podice di Silvia ░


Questa foto[i] mi fa venire in mente la Legge di Cheope: “Nulla viene costruito in tempo o nel budget”. Nel senso che le questioni futili vengono immediatamente risolte o , se si tratta di mettersi in posa e farsi fotografare, realizzate; quelle importanti mai. Nel senso che la foto con Andy Warhol e compagnia mi ricorda quella mia foto con Silvia Zangheri e Paolo Badini fattaci a Bologna nel febbraio del 1978 quando andai a fare il reading di poesia “Lebenswelt und Stimmung” alla Galleria d’Arte Duemila, e stava nevicando quella sera  nella città felsinea e allora ci mettemmo fuori in via D’Azeglio a tirarci palle di neve, e c’era Silvia, che io all’inizio chiamavo “Silova”, con un berretto di lana rossa, e come si girava  miravo sempre al suo podice, e Badini a un certo punto mi rifilò un calcio, e poi insieme mi presero a palle di neve con una  intensità tale che pensai alla Legge di Cheit, che, essendo  nel “Murphy’s Law Book Two” con © 1980, non era  ancora conosciuta e, pertanto, gli dissi all’amico caro: “Se aiuti la nostra cara amica nel bisogno, non si scorderà di te, la prossima volta che avrà bisogno; ma è che non credo che avrà bisogno di te come pensi tu!”[ii]. E lui, incredibile davvero, tirò fuori il corollario alla Legge di Denniston, sempre dallo stesso secondo libro della Legge di Murphy che non era ancora uscito: “Faccio una cosa giusta ora, poi lei mi chiederà di rifarla”[iii]. E: “Ah, è così che godi tu? Sappi che le cose buone della vita sono illegali, immorali o fanno venire che non te ne accorgi nemmeno!”

Comunque, tornammo dentro  e chiedemmo a Giancarlo Franchi quante foto aveva fatto; io stesso, che ero l’ospite, chiesi  al gestore della Galleria di farne riprodurre qualche copia in più da mandarmi, e forse lo feci con troppa insistenza, tanto che l’artista visivo


Questa non è la litografia dal titolo “Joker” che Giancarlo Franchi
donò al poeta, ma le assomiglia, fin tanto che quella fu appesa
nell’abitazione della presunta madre del poeta che, poi, fu
abbattuta dal sindaco ombrone del paese occupato che custodisce
 l’atto di nascita falso del poeta; perciò l’opera “Joker” è andata
dispersa o è stata trafugata
tirò fuori una sua litografia del “Joker” e me la diede: “Non innamorarti mai  di una persona che hai cercato di colpire da dietro con una palla di neve”[iv]. Se è per questo, gli risposi, quella mi ha già insufflato l’oggetto “a” al telefono[v]! Che t’ha fatto? “Lo zufolo interurbano”, precisai. E lui, incredulo: “E com’è che si fanno queste zufolate, e la telefonata la facevi  tu qui in Galleria o era lei che ti insufflava da qui?”. “Tranquillo. Un giorno andai ai telefoni di Stato in via Alfieri e telefonai per annunciare il mio arrivo, anche se al momento non pensavo proprio che avrei trovato la neve.” . E lei? “Lei rispose: okay, la aspettiamo!”. E tu? “Lei e chi altri?”. Lei: ”Io, Paolo e il padrone della baracca, senz’altro. Poi, se non nevica, ci sarà qualche altro sfaccendato.” Scherzava, no? Disse Franchi. Tu dici? Io la presi per buona e fu così che non me la tolsi dalla testa. Ora se tu dici che scherzasse, la cosa potrebbe prendere un’altra piega. Cioè? Fece canzonatorio Franchi. Cioè: se tutte le grandi scoperte si fanno per sbaglio, e cominciai a ridere, beh, se tutte le grandi scoperte…e ridevo, ridevo, tanto che Silova mi chiese:”Che hai da ridere, Vuesse?” E io, che ero poeta e conoscevo la Legge di Peer[vi], dissi in tono allegro per tutte le orecchie: “Per sbaglio si fanno anche le grandi sco…sco…” E tutti, che non conoscevano la Legge di Peer: 1)“Sco…perte!” 2)“Sco…rpacciate!” 3)”Sco…municate!”.
Dopo mesi di attesa, ritelefonai in Galleria chiedendo alla Silova come mai non avessi ancora ricevuto alcuna fotografia della nostra battaglia a palle di neve. “Oh, Vuesse, il fatto è che c’è un problema. Cioè, il problema è che, insomma …oh, Dio, tu stavi a citare quella Legge di Young…quella delle grandi scoperte che si fanno per sbaglio…ci sei? Ebbene, c’è stato uno sbaglio…insomma, è che nella macchina fotografica abbiamo dimenticato di metterci il rullino…Pronto? Pronto? Vuesse…ci sei? Ooooh?”
“Sì, ci sono- infine risposi risoluto ritornando in superficie dallo scoramento profondo-. Ascolta, Silvia: lo sai che le macchine sono tutte degli amplificatori? Sì, lo sai. E sai anche che devi fare quando tutto il resto fa fiasco, no?”
“No. Non lo so.” Rispose un po’ timorosa la ragazza della Galleria d’Arte.
“Te lo dico io: 1) Leggi le istruzioni; 2) Spingi forte e qualcosa cadrà; 3) Prendi un martello abbastanza grosso…”
“Vuesse, dai, che vuoi fare?” fece un po’ scherzosa la ragazza della Galleria d’Arte.
“Ma quando ci pasticciavi in Galleria, mentre leggevo e mi fotografavi, non te ne sei accorta che il coso andava a vuoto? Oppure…se ci hai giocherellato abbastanza a lungo con quella macchina, che era senza rullino, come mai non si è rotta, come prescrive la legge di Schmidt?...- dopo un lungo silenzio – okay, ragazza, l’esperienza è direttamente proporzionale all’attrezzatura rotta[vii]. By by!”
“Ma, Vuesse, di quale attrezzatura rotta parli?...Vuesse…Vuesse… Che cosa abbiamo rotto? Ooooh, dai, rispondimi: cosa, che attrezzatura si è rotta?”.

Il giorno dopo presi una cartolina-invito del mio reading e la indirizzai alla ragazza della Galleria d’Arte dove l’avevo tenuto: convinto di aver scritto: “L’attrezzatura di Horner”[viii].



Questa è una nevicata del XXI secolo
(e la foto non l’ha fatta né Silvia Zangheri
né Giancarlo Franchi), sempre a febbraio
ma, se osservate bene, non è più la
neve di una volta, non ha niente di
patafisico, con questa che palle potresti fare?
E, ormai, la poesia è finita, è bell’e sepolta
sotto tutte le nevicate che ci sono state
non solo in via D’Azeglio

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[i] Edie Sedgwick, Andy Warhol, and Chuck Wein photographed by Burt Glinn, NYC, 1965.
[ii] La Legge di Cheit: “Se aiuti un amico nel bisogno, non si scorderà di te, la prossima volta che avrà bisogno”.
[iii] Il Corollario effettivo  alla Legge di Denniston: “Se hai fatto una cosa giusta una volta, ci sarà qualcuno che ti chiederà di rifarla”.
[iv] Anche Franchi faceva il verso a una Legge di Murphy, com’era possibile? Cfr. la seconda Legge di Gillenson sull’innamoramento: “Non innamorarti mai dell’aspetto di una persona da dietro”. Che, inutile dirlo, era nel secondo libro con copyright 1980.
[v] Anch’io, che non ero da meno, feci il verso alla prima Legge di Gillenson sull’innamoramento: “Non innamorarti mai di una voce al telefono”.
[vi] “La soluzione di un problema cambia la natura del problema”.
[vii] Il postulato di Horner, che  è in “Murphy’s Law”, © 1977, e quindi possiamo postulare che il poeta ne fosse a conoscenza: “L’esperienza è direttamente proporzionale all’attrezzatura rotta”.
[viii] Seppi, dopo un po’ di tempo, da Franchi che avevo scritto, anziché “Horner”, “Horned”, che è “cornuto”, non solo in zoologia.




Gli artisti e i poeti
della Galleria d’Arte Duemila negli anni Settanta