IGNAZIO
APOLLONI
NOTAZIONI
DI VIAGGIO
AUSTRIA
Dall’aria un tempo modesta, rassegnata; in
previsione di una possibile decadenza cui sembrava destinata dopo un passato
glorioso, carico di storia, oggi l’Austria può dirsi entrata a pieno titolo tra
le nazioni europee all’avanguardia per qualità del turismo, salvaguardia del
patrimonio monumentale e artistico.
L’alta qualità dei
servizi offerti accompagnati a negozi eleganti, ma senza spocchia; la cura dei
particolari; la mancanza di graffiti o saltimbanchi (per non dire l’assenza
totale di mendicanti e accattoni, uomini in mitra a difesa delle banche e
gioiellerie).
Insomma una
tranquillità che si sposa con alto senso di pulizia e igiene, protezione degli
alberi, panchine in ogni luogo, rispetto della natura ovunque si annidi un filo
d’erba.
Nessuno che alzi la
voce, passanti cui viene riservata la precedenza dagli automobilisti,
compostezza nelle signore (quasi memori della grandezza dell’impero
austro-ungarico). Niente italiani, niente francesi, inglesi o americani sembra
di vivere di nuovo in un’epoca di grandeur, seppure democratica, aliena da
avventure simili o prossime a quelle che condussero alla catastrofe del 1918.
Un viaggio da non
perdere, da suggerire agli amanti delle più alte forme di democrazia, inclini
ad una visione del mondo che per scongiurare disastri pratichino almeno il
principio marxista del “a ciascuno secondo i propri bisogni” ma sopratutto
portati a relegare ai margini del pensiero l’idealismo hegeliano – ed oggi il postmoderno foriero di sempre maggiore
disimpegno ed egoismo.
Sono le civiltà del
nord-Europa protestante a segnare il passo avanti di cui l’umanità ha bisogno
per uscire dall’empasse, dall’asfissia determinata e voluta da colui che,
parlando da un pulpito e sicuro di essere ascoltato da chi conosce solo il
linguaggio introitato sin dalla nascita, non può fare a meno di ubbidire.
L’Austria per
previsione costituzionale, è uno Stato neutrale ma si avverte negli occhi e nel
comportamento della popolazione quanto lontana sia una previsione di
revanscismo. Non mancano monumenti espressioni del ripudio del fascismo – anzi
espressione dell’orrore vissuto per avere avuto in casa la Gestapo e la relativa
violenza esplosa ad esempio nella notte, detta dei cristalli, in cui furono
distrutte tutte le sinagoghe e i negozi di proprietà degli ebrei.
In quest’Austria che ho visitato dal 28 Agosto
al 4 Settembre 2011 non ho notato alcuna manifestazione che denotasse
insofferenza verso l’altro, piuttosto rispetto reciproco, quasi tutti i
presenti – turisti o viaggiatori compresi – avessero acquisito all’istante modi
d’essere esenti da voluptas quale è dato cogliere a piene mani negli altri
paesi capitalistici europei.
E’ alto il senso del
dovere nella prestazione di servizi a beneficio della popolazione e del decoro
di luoghi di diversa specie: dai parchi ai monumenti; dagli alberi alle aiuole;
dai marciapiedi alle vie di comunicazione; dai semafori alle scale mobili; dai
contenitori per rifiuti alle panchine (diffusissime, utilizzate per fasi di
riposo o di pura contemplazione). I parchi soprattutto godono di un trattamento
privilegiato essendo l’habitat di papere e oche o monumenti a personaggi
conosciuti ai più (musicisti e poeti non solo austriaci) o semplicemente meritevoli
per essere stati amministratori e sindaci di Vienna.
Nelle strade, con il
bel tempo, fioccano tavolini, sedie e poltroncine di ristoranti e bar che
erogano le specialità più impensabili dell’Austria e altresì le cucine tipiche
di paesi come la Grecia
o la Russia –
per dire di antipodi. Gli interni invece, nella stagione estiva e di giorno,
sono parzialmente vuoti ma di una eleganza per mobili, divani e divanetti,
stili da lasciare ammirati. Il garbo dei camerieri è tale da farti sentire
quasi un ospite, ospite d’onore senza affettazione ad ogni modo. Mai un gesto
di fastidio, tutto nel pieno rispetto del cliente, gradito, ricercato solo
attraverso la cura dei tavolini; del tovagliato sempre a puntino; delle
suppellettili (saliera, pepiera, oliera, acetiera), della disposizione
rispettosa delle distanze. E’ un piacere sedersi e essere serviti, senza mai il
servilismo tipico dei paesi sottosviluppati.
La città di Vienna
conta un numero considerevole di statue, soprattutto equestri, ma può fregiarsi
di opere d’arte contemporanea, tra cui una massiccia, poderosa, imponente
scultura di Paul McCarthy collocata in Karlsplatz. Purtroppo a guastare tale
austerità, in un ponte sul Danubio è dato vedere una statua della Madonna con
un incipit del recente cattivo gusto rappresentato da lucchetti appesi alla sua
veste simboleggianti l’aspettativa di un amore presuntivamente imperituro. Il Danubio, come il
Tevere oppure la Senna ,
è diventato luogo di svago, nulla che richiami l’epoca del valzer. Vapori e
vaporetti (talvolta grandi quanto quasi un transatlantico perché collega Vienna
a Bratislava e ad altre capitali del continente europeo) assorbono interamente
la vista ed occupano perciò tutto lo spazio generalmente governato dalla
fantasia del viaggio. A nulla servono degli ottimi graffiti realizzati in anni
trascorsi sulle sponde del fiume – ed oggi in parte coperti da alberi
inopportunamente piantati in modo tale da coprirli alla vista.
In più parti ci sono
dei chioschi dove è possibile acquistare, ad un prezzo ragionevole, un
frankfurter (anche qui chiamati hot dog) con accompagnamento di cetrioli sotto
sale e aceto, e tanta mostarda. Una variante, alla frammentazione obbligata in
bocconcini, è l’hot dog infilato di forza dentro lo sfilatino di 200 grammi per i più
affamati.
Il clou di una visita a
Vienna – città di musica e concerti venduti da valletti in divisa ottocentesca
e parrucca – è però l’Albertina in primo luogo e subito dopo il castello di
Schönbrunn (per la magnificenza delle 40 stanze visitabili a fronte delle 1440
di tutto il complesso). Opere d’arte a profusione tra mobili in stile barocco,
ritratti, tappezzeria, marmi ed altre sofisticazioni del genere creano un senso
di oppressione che si placa soltanto quando ha inizio la passeggiata lungo i viali
dell’immenso giardino popolato essenzialmente di scoiattoli e cornacchie. Non
mancano i fiori a rendere lieta l’atmosfera -
altrimenti lugubre – disposti in motivi che ricordano quelli di epoca
romana e italiana. Non si contano le statue, tutte in gesso, dall’atteggiamento
supino: nessun segno di sfida allo strapotere del regnante di turno. Una parte
della monumentalità costruita su un manufatto già esistente è franata: e stenta
a dare prova perciò della propria grandezza simbolica.
E’ l’immaginazione la
più privilegiata tra i sensi. Non si può infatti non tornare indietro nel tempo
a quando l’Austria era il cuore pulsante dell’Europa quanto a musica, joie de
vivre, aspirazione a far parte di una spedizione punitiva, se non guerra, per
guadagnarsi i galloni di generale e magari avere raccolto l’ascia
dell’avversario.
Questa fu la fortuna
del principe Eugenio di Savoia il quale per premio di una vittoria risolutiva
ebbe dall’imperatore un terreno di centinaia di ettari in cui costruì il
Belvedere superiore e quello inferiore potendo godere di tutta l’acqua
necessaria ad alimentare vasche e bacini: un colpo d’occhio da un chilometro a
piedi per raggiungere il secondo Belvedere dopo avere visitato le stanze di una
parte dell’altro coperto fino al collo di ori e di stucchi.
La famiglia austriaca
normalmente si compone di quattro persone a fronte delle quali stanno quelle
degli immigrati in cui i marmocchi sono numerosi. Vivono comunque separati gli
uni dagli altri, anche a causa del fazzoletto che copre la testa delle arabe
fino al soggolo, se addirittura non copre – quello in nero – tutta la testa
lasciando solo gli occhi a governare l’andatura, chiusa in una sorta di
campana.
I mezzi pubblici, tra
metropolitana, tram, autobus (pochi) sono così frequenti da invogliare a
salirci per scoprire la periferia sicuri di fare ritorno in poco tempo. Tra i
mezzi pubblici metterei le carrozze a due cavalli, identici tra loro, quasi dei
landò, confortevoli, elegantemente imbottiti, i sedili, da farti sentire parte
della nobiltà uscita dalle reggie a salutare sudditi felici di essere tali.
I musei meritano un
trattamento a parte in quanto i palazzi che li ospitano appartengono a forme di
elargizione di capitali della monarchia con il duplice scopo di fungere da
centri di esposizione delle opere d’arte accumulate dai vari regnanti per dar
prova di cultura e buon gusto, ed altresì per intimidire il modesto uomo
qualunque che anche in Austria sicuramente non mancavano e non mancano.
Non si contano le
gioiellerie e le case d’arte (la più famosa la Dorotheum , inaccessibile
a chi non abbia un reddito elevatissimo o un capitale di tutto rispetto. Prezzi
proibitivi ma oggetti di autentico valore certificato quanto ad epoca e
corrente estetico-artistica. La musica però gode il maggior favore degli
austriaci, specialmente la lirica né difettano i teatri mentre scarseggiano i
cinema. Ci sono bar – tutti all’aperto tra agosto e settembre – in cui la
mescita è fatta persino di champagne, a prezzi esorbitanti per i più. Diverso
per i locali di massa in cui è possibile, con prezzi davvero modesti, consumare
un cappuccino: la bevanda mattutina divenuta ed affermatasi in tutti gli
ambienti, soppiantando ogni altro simbolo. Te lo servono accompagnato
preferibilmente a una fetta di sacker, o di apple strudel (niente di simile a
quelli di un tempo). Almeno un locale è riservato ai tirolesi, persone anziane,
frustrate quelle costrette a consumare la vecchiaia a Vienna. Passano il tempo
leggendo giornali offerti a profusione dalla proprietà del bar, incastrati nei
classici bastoncini per evitare che svolazzino. I cavalli dei landeau sono
dotati di un sistema di raccolta delle feci il quale così impedisce che
finiscano in strada. All’occorrenza ci sono delle fontane apposite, a pompa,
dove i vetturini si possono rifornire di acqua per le necessarie pulizie.
Questi vetturini, impettiti, con gilet e cappello preferibilmente a tuba,
guidano con grazia e frattanto illustrano questo o quel monumento, questa o
quell’area a turisti che se non sono austriaci parlano tutti o capiscono il
tedesco. Le facce sono soddisfatte, anche quelle delle famiglie arabe che si
avventurano anch’esse in una passeggiata in carrozza.
Fioccano le
foto-ricordo specialmente quelle scattate in Kartner Strasse, la via elegante
per eccellenza, una delle più ampie, commerciali, di tutta Europa. La fa da
padrone un orrendo ammasso di materiali bronzei contornati da vasche piene
d’acqua e con qualche monetina secondo lo stilema praticato per Fontana di
Trevi: scritte in latino; con all’apice una ridondante croce dorata: frutto, e
regalo alla città, di un notabile del settecento.
Per il resto la via è
invasa da popolo in fuga dallo stress, dalla vita quotidiana senza emozioni,
dall’ebbrezza di esserci, e tuttavia i due casinò restano quasi del tutto
vuoti.
Gli spazi all’aperto
gestiti dai proprietari dei bar un po’ dappertutto sono racchiusi dentro
vetrate alte non più di novanta centimetri, senza un granello di polvere, senza
scalfiture, macchie o macchioline. Va da sé che il servizio di raccolta dei
rifiuti è efficientissimo tanto quanto la pulizia all’interno di tali spazi,
ludici perché vi si consumano coppe di gelato e panna, boccali di birra ed ogni
altra sorta di bevanda analcolica o meno.
I ristoranti italiani
superano per numero quelli di altri paesi, tutti ben frequentati. Vi si può
mangiare spaghetti alla puttanesca o risotto ai funghi. Incredibile ma vero i
funghi in Austria crescono già in questo periodo come è dato vedere nel mercato
dove all’occorrenza ti servono il pesce scelto, arrostito lì per lì. Sono
soprattutto i finferli a lasciare stupiti per la quantità esposta, quasi si
possano raccogliere a piene mani nei boschi. In questo grande mercato
all’aperto si trova qualsiasi cosa si possa immaginare atta a soddisfare la
gola di qualsiasi straniero. Sono infiniti gli aromi, le carni, la frutta
(esotica principalmente), le verdure e i sorrisi di proprietari, venditori,
camerieri e inservienti.
Il piatto forte però è
risultato Il bacio di Klimt, mentre
meno sconvolgente è apparso alla gente il lavoro dei secessionisti a partire da
Egon Schiele. Molta curiosità – se non interesse – l’ha suscitato la mostra “da
Monet a Picasso” all’Albertina. Ancora maggiore quella permanente in cui, allo
Stadtmuseum è dato vedere sarcofaghi e mummie, ed oggetti di uso comune, tra i
meglio conservati e più appariscenti per vivacità di colori, iscrizioni: in una
parola artisticità sicuramente attribuibile ad una delle ultime dinastie
egizie.
Anche qui sorveglianza
discreta, aria condizionata ben regolata per non nuocere ai dipinti o ai
reperti, bar eleganti, bookstores dove ti viene voglia di riempire lo zaino di
opere utili ad aprirti sia l’orizzonte del paradiso terrestre e sia gli occhi
sulla fantasia dei singoli artisti. Usciti dal Museo (uno dei tre che chiudono
la piazza dove siede, al centro, l’imperatrice Maria Teresa mentre sul quarto
lato scorre parte del cosiddetto Ring) è d’obbligo distendersi sul prato,
all’ombra di uno dei tanti alberi fronzosi, con tutta l’attenzione possibile
diretta a non calpestare l’erba.
Gustav Klimt |
L’opulenza attuale è
possibile scoprirla entrando in questo o quel luogo deputato alla delizia delle
scoperte architettoniche, vetrinistiche, dell’arredamento più sofisticato nel
mercato internazionale: certificato dal nome degli stilisti in tutta evidenza.
C’è da perdersi in simili gallerie (tali perché entri quasi al buio e ne esci
abbagliato).
Sulla tolda di una nave
ancorata in una delle sponde del Danubio (che scende giocoso, affetto da
autoidolatria per essere stato così ripetutamente cantato e suonato) ci si può
sedere su sedie a sdraio, chiudere gli occhi ed avere la sensazione che si sta
navigando, per poi accorgersi che della nave c’è solo la tolda ma tanto basta
per creare l’atmosfera del sogno.
Frattanto torme di
turisti, elegantemente vestiti, affollano le gelaterie, gestite tutte da
italiani, che espongono decine e decine di gusti diversi – quasi tutti di
stampo mediterraneo. E’ una delizia acquistare un cono e vedersi sciogliere il
gelato addosso stante l’alta temperatura di quei giorni a Vienna e in tutta
l’Austria: titolano i giornali.
Così come nelle altre
grandi capitali e città europee anche qui la stampa internazionale arriva e può
essere acquistata dai dipendenti dalla carta stampata. Rari gli schermi,
vietato (e comunque non praticato) il volantinaggio; niente strilloni o
venditori ambulanti. Vedeste i pavimenti dei corridoi della metropolitana o le
banchine delle stazioni: luccicano come fossero stati lucidati con le migliori
cere poco fa. I biglietti vengono erogati dalle macchinette. L’ingresso è
regolato da apposite cellule fotoelettriche. I negozi e negozietti curano il
proprio decoro che comunque non viene messo in discussione da alcuno.
In tutta Vienna niente
o quasi cani al guinzaglio, niente molesti lavavetri; ignote fattucchiere e
megere del tipo frequente in tutta la
Spagna con la pretesa di poterti predire il futuro leggendoti
la mano ad ogni costo. Poche o nessuna le divise se si escludono quelle di
alcuni vigili urbani preposti a regolare il traffico in incroci salienti.
Nessuna deturpazione di fabbricati con scritte di protesta o blasfeme, quando
non siano di semplici scarabocchi detti in altre parti dell’Europa del sud
graffiti.
Rassicurano la
popolazione lunghe strisce di nebulosa create dai reattori di caccia e piloti
in fase di addestramento malgrado la non necessità considerata la non
minacciata neutralità dell’Austria. Ignote le categorie socio-antropologiche di
stampo marxista tra sottoproletariato e proletariato in su fino all’alta
borghesia. Tutto infatti fa pensare che esiste solo una classe di gente più o
meno agiata. Lo strano perciò è scoprire che il paese da cinquanta anni è
governato dai socialisti. Non ho notato comunque tensioni di sorta, gente col
megafono in mano né capannelli di adepti a questo o quel gruppo politico.
La pace religiosa tra
tutte le confessioni presenti in Austria è assicurata, così come quella
sociale.
Sia le chiese e i
templi che gli edifici pubblici e privati sono in perfette condizioni statiche
ed estetiche godendo di un trattamento che li preserva dall’incuria. Essendo
vietata la distribuzione di materiale pubblicitario di ogni genere le strade
non conoscono alcunché che possa imbrattarle o imbruttirle: è perciò una quasi
panacea camminarci senza doversi imbattere in foglietti o altro appena ricevuto
in mano e abbandonato. Non si sentono bimbi frignare o fare capricci: tenuti
per mano dai genitori e comunque sorvegliati. Le donne, tutte libere,
affrancate, non sembrano abusare di alcun privilegio né conoscono o praticano l’arroganza
come invece succede nei paesi del sud Europa. Sono dunque gentili, ben curate
nel corpo e nell’anima, appena appena truccate; con parsimonia. Siedono ai
tavoli dei bar da sole o in gruppi, assolutamente composte: in Austria infatti
non si conoscono espressioni o modi sguaiati o semplicemente irriverenti. Non
senti nessuno alzare la voce, accendere una sigaretta o fumare se gli stai
accanto. La puntualità è un dogma. In chiesa o altro luogo sacro si entra con
il dovuto rispetto benché si sia in gruppo o a frotte. Ho visto migliaia di
persone entrare nel Duomo senza che alcuno regolasse l’entrata e l’uscita come
invece mi è capitato a Nôtre Dame di Parigi.
I tassì, parcheggiati
negli appositi spazi, con le ruote più prossime possibile al marciapiede, sono
guidati, si direbbe, da gentiluomini i quali restano al loro posto fino a
quando non sia salito il cliente a meno che non debbano venirti incontro per
toglierti dalle mani la valigia che quindi sistemano nel bagagliaio (quale
differenza con quelli di New York, immigrati da poco dal Medio o Estremo
Oriente, rudi come si trovassero nel loro paese!). I tram di nuova generazione,
a due carrozze, lussuosi, lunghissimi, tanto quanto i vecchi, sono forniti di
una schermata che ti annuncia la prossima fermata ma ciò fa anche ad alta voce
il conducente. Alle fermate più frequentate uno schermo ti avverte di quanti
minuti ci vogliono perché arrivi quel che attendi. Stessa cosa vale per le
linee della metropolitana le cui banchine e corridoi sotterranei – ma anche
quelli in superficie – profumano di varie essenze tali da potersi trasformare
in luoghi di passeggio visto anche la grande quantità di negozi che vi si
trovano.
Vige ancora l’usanza di
acquistare il giornale locale lasciando nell’apposita busta di plastica due
euro invece di uno, per la comodità di poterlo avere subito e perciò leggerlo
durante il tragitto in tram o metropolitana. I giornali però sono striminziti
come dimensioni e notizie. Né aiutano chi sia avido di informazioni U.S.A. Today. C’è infatti da dire che
sorprendentemente la lingua parlata correntemente è il tedesco; e raramente si
sente l’inglese. E’ quasi come se gli austriaci si fossero chiusi nel loro
ghetto. Effetto della nostalgia? Difficile affermarlo o negarlo.
E’ ancora in voga l’uso
del sigaro tanto quanto quello dell’orologio da panciotto. Ci sono più negozi
di orologi, tra moderni, modernissimi o d’antan che panetterie . Anzi sembra
quasi che i viennesi non mangino pane in quanto non ho visto nessuno con la
classica baguette sotto l’ascella e
nemmeno incartata, secondo l’usanza francese. La gastronomia da passeggio non
esiste: niente pezzi di pizza, toasts o panini. Si mangia qualcosa seduti al
bar o al ristorante (molti servono piatti della gastronomia ceca, slovacca,
ungherese e persino moldava ma non di rado nei menù si leggono nomi come cevapcici o raznici di provenienza balcanica). Incredibile ma vero i giovani
consumano poca o quasi niente coca-cola. Men che meno fumano, accogliendo così
l’invito del governo.
Se deve festeggiarsi
qualcosa o qualcuno si sceglierà un locale pubblico appartato, lontano da chi
rifiuta i rumori. Non è improbabile trovare nelle strade più frequentate gruppi
folcloristici, alcuni autenticamente zigani che si esibiscono per qualche
minuto per poi spegnere amplificatori, raccattare gli strumenti e ordinatamente
andare via.
Nella stagione estiva
molti dormono all’aperto, sui prati erbosi e soffici, zaino dietro la nuca. E’
tutto un viavai di sogni quelli che è dato cogliere se si entra in sintonia con
questi giovani globetrotters. Ognuno al ritorno in patria ha qualcosa da
ricordare, magari il complesso realizzato dall’architetto Krawina e dal pittore
Hundertwasser. Sono loro, gli architetti e i pittori di altri paesi di
passaggio da Vienna, ad andare a vedere per trarre ispirazione per i loro
progetti.
Gli operai edili, con
guanti e casco sembra non abbiano bisogno di capi o dirigenti: quasi
conoscessero a menadito cosa viene dopo la demolizione e quali gli stati di
avanzamento. Se poi si tratta di restaurare un edificio di pregio la
manovalanza è altamente specializzata: niente pantaloni sdruciti o imbrattati
di calce, pulizia somma dell’abbigliamento da lavoro. Quel che manca però è il
paesaggio da dipingere, nessuna suggestione, nessuna tavolozza en pleine aire, come se la fotografia
avesse già detto tutto il possibile. Stranamente le macchine fotografiche
tacciono – persino quelle dei giapponesi. E’ come se i visitatori stranieri e
austriaci di altre parti del paese avessero deciso di affidare l’esperienza del
viaggio agli occhi e alla mente: in fondo è quello che ho fatto anch’io tant’è
che sto scrivendo all’esito del soggiorno viennese (Hotel Astoria, arredamento
Art Deco, scalee monumentali con tappeti da otto volante tanto ti portano fuori
dal contesto in cui stai trascorrendo la vacanza. Ovvio che i maestri di questa
forma di narrazione riconducono ai grandi viaggiatori, quasi tutti tedeschi e
qualche francese, scesi fino in Sicilia per scoprire, anzi portare alla luce,
templi e manufatti di epoca dorica più che corinzia. Nessuna pretesa,
ovviamente, di imitarli, non fosse per l’analisi che sto dispiegando, di
carattere socio-antropologico, di un popolo che non sembra rimpiangere il
passato imperiale ma si appaga di far parte dell’Europa unita (sia pure, per
ora, sostanzialmente dall’euro). Si gode infatti in Austria un ampio benessere,
con una borghesia illuminata; con un’alta borghesia che investe nelle gallerie
d’arte, le case d’asta, negozi di lusso (sono presenti a Vienna tutte le
griffe).
Criminalità ridotta al
minimo; non ci sono vigilantes davanti ai negozi di lusso o banche (poche in
verità). Continuano ad esserci i cambiavalute che però lavorano ben poco perché
la massa dei turisti proviene dalle aree circostanti all’Austria dove appunto
la moneta è l’euro.
Il piacere di stare
seduti nei bar dei musei è impagabile dato che sono tutti forniti di
poltroncine, tavolini di marmo, tazze e tazzine di porcellana o bicchieri di
cristallo se si sia ordinata una spremuta di arance. Camerieri a puntino. Divisa
immacolata. Professionalità oltre ogni dire. Non si vorrebbe andar via ma il
tempo stringe e ancora c’è altro da vedere. Sacrificando l’ansia di volere
saperne sempre di più è ora di predisporsi a salire sul tassì (orario e costo
concordato in anticipo). La destinazione ovviamente non poteva che essere
l’aeroporto di Berlino.
(...) Kärntnerstrasse, la via elegante per eccellenza, una delle più ampie, commerciali, di tutta Europa. |