La legatura di portamento della ragazza di Cervia
La legatura di portamento della ragazza di Cervia
C’era una ragazza che aveva il nome dell’orchestra
Casadei e che s’invaghì del poeta ragazzo e di un altro ragazzo chiamato
Otello.
L’amore come
numero non era ancora acqua che esce da una bocca contratta, così scrisse
Vicente Aleixandre, o è segreto del verde nell’orecchio che lo preme.
L’amore sente
prossimo il cielo come una sfera immensa, una immensa bola, l’amore che cos’è
allora quest’amore che hai per me? le chiese il poeta ragazzo e lei disse che è
un giorno come un altro, però a guardarla anche il ragazzo si trattenne
sull’orlo dei suoi capelli e della linea del suo viso e del grembiule nero, e
ti ricordi che arrivai qui e non c’era l’olio degli Aztechi e dei Maya, non
c’era neanche l’anima della mucca? Cos’è che mi trattiene dal ridere, disse la
ragazza, è forse questo che amo in te, ma, per essere un terrone, com’è che sei
dentro il mio animus?
Io amo la
linea del tuo cuore, le rispose il poeta ragazzo, e la bocca e come dentro
questo mistero della nostra età sai far luce al mio cupo orizzonte; per come parli dolce e potresti spezzarmi
l’anima, per come sei già dentro questo grembiule nero come se cucissi l’alba,
il mio mattino, e la notte profonda, l’acqua del tuo sguardo, è per come te ne
vai, un po’ a nord e un altro po’ ad ovest, fin tanto che cresciuto saprò
vederti nel maestrale del mio oggetto “a”, questo mi fa tremare quando sei qui
vicino e poi non c’eri più, qui, davvero, c’eri e poi d’un tratto sei
scomparsa, e io che altro avrei potuto fare, aspettare e dormire, o sentire il
tuo passo oltre la ferrovia, niente che ti faccia tornare, ti sarà passata la
voglia di farti vedere?
Ci sono
ragazze che quando stanno dentro il grembiule nero ci fanno sentire la lentezza
del tempo e quando camminano è come la
nostra memoria nel vento quell’allure che hanno le ragazze col grembiule nero
sulla costa adriatica, tu le guardi di nascosto e quando sei cresciuto senti
che quella ragazza aveva la pelle calma e il passo del peso di una libbra, una
libbra di carne per le sue gambe lungo la via della pergamena che sarà poi il
suo podice, che cosa avrà mai cantato per me un lustro, due lustri dopo per
allietarsi l’animus?
Non voglio
spezzarti l’anima, lo sai, disse un giorno la ragazza, se siamo giunti a questo
punto tiepido in cui niente combina l’andare e il ritornare, in questo nostro
stretto spazio, se sono ancora così ragazza come potrò essere donna per
parlarti dolce, come farò ad abituarmi al suono dell’acqua, come potrò farmi
accarezzare seduta su questa panchina di pietra se non è il mio pelo di femmina
che dovrai lisciarmi?
L’amore se non è nel numero del tuo indice del pondus
o quanto meno dell’indice costituzionale ha una memoria opaca, e non ha sospiri
né segreti del verde che gli vanno nell’orecchio, l’amore è come il piede che, finché si suona, ha sempre una certa misura, la
carezza involontaria del tuo passo è dentro qualcosa che si rinchiude, in cui
non circola il vento, c’è questo angolo tra un giardino e la scuola, un
piccolissimo mondo oscuro , una sorta di confine o di oblio in una memoria
disadorna come una stanza vuota; invece, l’anima della mucca è eterna, mi
chiedo ora se nell’eternità di quel niente vuoi vedere che la ragazza col nome
dell’orchestra Casadei se l’è sposato
poi quell’Otello?