Popoli e destini
16 giugno 2011
Dopo forse non capivo bene, ascoltavo intanto che traducevo Oblomov che non
è il modo migliore, di ascoltare, ma avevo l’impressione che si dicesse, per
radio, che c’era della gente, su facebook, su twitter, che avevano determinato
il crollo del governo, non era ancora crollato ma sembrava che stesse
crollando…
G
OOOPS!La pagina che stai
cercando non esiste, oppure si è rotto qualcosa.
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GIl
podcast di Nori non si scarica, si è rotto qualcosa nel link, se volete
ascoltarlo andate sul suo blog in Il Post e cercate nell’archivio e alla data
che qui appare, così pure per quanto scrisse V.S. Gaudio.
VSGAUDIO says:
MIA NONNA DELLO ZEN ALLA MANIERA DI
E.L.MASTERS
Sono andata a ballare in riva al mare,
non ho mai giocato a ping-pong né ho cavalcato.
Una volta , al ballo, abbiamo cambiato compagni,
e allora alla luce della luna di metà giugno ho incontrato Vicînz.
Sposati, abbiamo vissuto insieme settant’anni,
per gioire, lavorare, allevare i cinque figli,
altri ne ho perduti ma non è educato dirlo
prima che compissi sessant’anni.
Ho filato, tessuto, curato la casa, nutrito gli ammalati,
ho dato da bere agli assetati, ho fatto io l’aranceto,
e quand’era festa camminavo nel campo e cantavano
i pettirossi, e lungo il Saraceno raccoglievo tanti papaveri
e la camomilla gridando verso gli aranci colmi,
cantando verso il mare laggiù ad est.
A ottant’otto anni avevo vissuto abbastanza, nient’altro,
e sono passata a un dolce riposo.
Che cos’è che sento adesso
di popoli e governi, di destini e di telefoni e twitter, di radio e di televisioni,
di parnasi e bungabunga, su facebook c’era gente stanca
e sofferente, senza alcuna speranza persi a guardare programmi
colti alla rai fatti da endemol?
Figli e figlie degeneri,
la vita è troppo forte per voi-
ci vuole vita per amare la Vita.
Sono andata a ballare in riva al mare,
non ho mai giocato a ping-pong né ho cavalcato.
Una volta , al ballo, abbiamo cambiato compagni,
e allora alla luce della luna di metà giugno ho incontrato Vicînz.
Sposati, abbiamo vissuto insieme settant’anni,
per gioire, lavorare, allevare i cinque figli,
altri ne ho perduti ma non è educato dirlo
prima che compissi sessant’anni.
Ho filato, tessuto, curato la casa, nutrito gli ammalati,
ho dato da bere agli assetati, ho fatto io l’aranceto,
e quand’era festa camminavo nel campo e cantavano
i pettirossi, e lungo il Saraceno raccoglievo tanti papaveri
e la camomilla gridando verso gli aranci colmi,
cantando verso il mare laggiù ad est.
A ottant’otto anni avevo vissuto abbastanza, nient’altro,
e sono passata a un dolce riposo.
Che cos’è che sento adesso
di popoli e governi, di destini e di telefoni e twitter, di radio e di televisioni,
di parnasi e bungabunga, su facebook c’era gente stanca
e sofferente, senza alcuna speranza persi a guardare programmi
colti alla rai fatti da endemol?
Figli e figlie degeneri,
la vita è troppo forte per voi-
ci vuole vita per amare la Vita.
(dall’ “Antologia di Aurélia Steiner, mia Nonna dello Zen”)