Golf
Patagonico ♦
Lebenswelt
di V.S.Gaudio con Pelham G.Wodehouse e Aurélia Steiner d’Ushuaia ○
Ho imparato a giocare a golf piuttosto
tardi, quando stavo a Ushuaia con Aurélia Steiner, che parlava quechua anche a
letto, però non aveva l’inflessione
dialettale che hanno le ebree la cui Herkunft
si è stabilizzata per qualche generazione tra Sannicandro di Bari e l’alto
Ionio cosentino; né, laggiù a volte la bontà
di Dio mi apparve immensa,
tracannava quell’acqua che bevono quelle ragazze, senza arte né un
pizzico di patagonismo, che devono andare al concorso della Miss nazionale
convinte che solo loro, che bevono quell’acqua, la fanno e, per questo, sono
convinte di essere non solo belle ma le più belle, più orinano e più stanno
allo specchio o si fanno i selfies e la didascalia: oggi ho fatto già 18 volte,
sono 18 volte più bella di qualsiasi sciacquetta!
Me lo insegnò il golf una giocatrice di golf, una che tra driver e putter, sapeva davvero come maneggiare la mazza, anche se aveva una pronuncia che mi ricordava quella di Aurélia Gurgur, quella di Durazzo, che lo sapete come lo articola lo shqip: difatti, la mia maestra di golf mi faceva impazzire quando, indicando lo spazio erboso attorno alla buca, che è il putting, che già di suo non è innocuo, mi faceva intendere che dicesse “petting”, e , con quei calzoncini bianchi a fior di culo, io non sapevo più rilassarmi[i] e, che so?, invece di dar colpi leggeri, con il putter, davo colpacci con la mazza pesante, il driver, insomma io contemplavo l’orizzonte, adirato, come il professore Derrick, nella famosa partita con Garnet nell’ Amore tra i polli di Wodehouse[ii], e lei la mia maestra se la godeva per come avrei voluto trucidarla a colpi di mazza, più di quanto l’avesse mai rischiato in vita sua.
Mi dava lezioni di golf quando d’estate ci spostavamo nella fattoria che Aurélia aveva nella provincia di Chubut [iii] (che a densità è ancor meglio di Ushuaia 1 vs 3!) tra Rawson e Comodoro Rivadavia, non posso dire di preciso dove altrimenti arriva troppa gente, si stava un po’ più caldi che ad Ushuaia, e la tipa del Michigan poteva così ostendersi nei suoi shorts.
Me lo insegnò il golf una giocatrice di golf, una che tra driver e putter, sapeva davvero come maneggiare la mazza, anche se aveva una pronuncia che mi ricordava quella di Aurélia Gurgur, quella di Durazzo, che lo sapete come lo articola lo shqip: difatti, la mia maestra di golf mi faceva impazzire quando, indicando lo spazio erboso attorno alla buca, che è il putting, che già di suo non è innocuo, mi faceva intendere che dicesse “petting”, e , con quei calzoncini bianchi a fior di culo, io non sapevo più rilassarmi[i] e, che so?, invece di dar colpi leggeri, con il putter, davo colpacci con la mazza pesante, il driver, insomma io contemplavo l’orizzonte, adirato, come il professore Derrick, nella famosa partita con Garnet nell’ Amore tra i polli di Wodehouse[ii], e lei la mia maestra se la godeva per come avrei voluto trucidarla a colpi di mazza, più di quanto l’avesse mai rischiato in vita sua.
Mi dava lezioni di golf quando d’estate ci spostavamo nella fattoria che Aurélia aveva nella provincia di Chubut [iii] (che a densità è ancor meglio di Ushuaia 1 vs 3!) tra Rawson e Comodoro Rivadavia, non posso dire di preciso dove altrimenti arriva troppa gente, si stava un po’ più caldi che ad Ushuaia, e la tipa del Michigan poteva così ostendersi nei suoi shorts.
Un giorno mi disse: “Oggi non andiamo
sulla piazzola di partenza, quindi scordati il driver, lascialo lì nella sacca,
non ci saranno colpi pesanti oggi, sarà tutto sul leggero sulla piazzola d’esercizio, con il putter mi
devi far vedere come col putting ce la
mandi infine in buca”. A putting, naturalmente, anche con la mazza leggera che
avrei dovuto usare, le venne fuori “petting”, e io le risposi che il petting
essendo la parte più semplice del gioco avrei ottenuto di sicuro un successo quasi immediato. Lei, che era un po’ permalosa, come i
giocatori di golf in tempo di cattiva sorte, mi disse che a volte non bastano
quattro colpi per andare in buca, e io : ma quando ci andò il professor
Derrick, era buono, si scrisse e che Garnet poi la fece in tre, ed era
migliore; qui, la mia maestra si incazzò di brutto: “Ma dai, poetino, puoi fare
tutto attorno al putting con tre colpi, tanto vale che metti la palla vicino
alla buca e le dai il colpetto!”
La maestra aveva anche questo tipo di shorts bianchi |
Io ebbi l’ardire di rispondere: “Sarebbe
maestoso!” E lei: “Per trovare il giusto
colpo per mandare la palla in buca, ti devi prima fare un’idea esatta di come colpire la palla con la testa
della mazza, hai capito, testa di cazzo?”
La guardavo con la coda dell’occhio. Era adirata.
Aggiunse, quasi urlando: “Impara come rotola…la palla e…l’effetto della natura
dell’erba e dell’inclinazione del terreno…e come la devi tenere la mazza, la
presa deve essere salda…ma quello che necessita nel putting( e disse ancora
“petting”) è che ti metti vicino alla buca e dai qualche colpetto, poi la
sposti indietro, la palla di 10 centimetri e continui a provare fino a quando
riesci, ma non devi riuscirci subito, capisci? Quindi continuerai ad aumentare
ancora la distanza, e vediamo come lo trovi il colpo giusto per mandarmela in
buca la palla, e allora, solo allora,
capirai come devi colpire e quanto, e con la testa della mazza, con l’inclinazione
giusta, come se fosse lo gnomone, il golf è un gioco di abilità, non di forza o
di resistenza, ma devi dare con la mazza uno slancio vigoroso, hai capito, mio
bel poetino saraceno?”
Su
come partire dalla schiena per colpire con la mazza e sulla sommatoria
delle forze, imparai in fretta, è che con lei come maestra riuscivo sempre a
sviluppare la giusta quantità di tensione, anche se i legamenti e le
articolazioni avevano sempre una solidità elevata, e la capacità di rilassarmi
invece era sempre più bassa, tanto che un giorno le chiesi di non venire sul
campo con quei calzoncini che non mi facevano passare i 100.
-E che diavolo mi metto? I jeans della
tua Aurélia? E se poi mi colpisci con la palla che è stata nel fosso quella
chissà cosa si mette in testa! Tu, disse dopo una breve pausa, sei piuttosto
quel tipo di giocatore di golf che veramente cessa quasi di essere umano, sei
sotto la tensione per i troppi falli che
fai, l’ho visto l’altro giorno nella gara amichevole alla buona, sei troppo teso…”
|
- E’ che il (-phi) mi va su!
-Cosa? Cos’è il (-phi)?
-Niente. Ero sovrappensiero. Comunque ha
sempre a che vedere con i falli…
-Ah…-fece lei con un vago sorriso. Poi
disse: per evitare l’irrigidimento, faremo un circuito in più di scioglimento e
un altro di flessibilità; ma non vuol dire che per questo ti devi ammosciare,
insomma il tuo coso, come hai detto che si chiama?, il (-phi) , andiamo sulla
piazzola d’arrivo, lo mantieni teso ma non troppo rigido, devi innestarlo con
la marcia del deretano.
-Se è per questo, dissi, è quello il
problema, solo che…non è quello di chi sta dando il colpo…
○ Paula
Creamer, le danno un
apparato 1.75 x 59, e per questa corrispondenza non potrebbe che essere una
longilinea ectomorfa, un tipo morfologico con un indice costituzionale sotto i
50, una come Naomi Campbell giovane o trentenne, vi pare che sia così? Il peso,
pensiamo che debba essere corretto tra 65 e 66 chili, tanto che avendo hips da
90 cm avremmo un indice costituzionale pari a 51.42, da longilinea mesomorfa, come lo era la Christie Brinkley
degli anni Ottanta: 90 x 100= 9000:175= I.C. 51.42(il valore delle longilinee mesomorfe è compreso tra 50 e 53).
Posto il peso a 65 chili, avremmo un indice del pondus pari a 20: 175 – (90+65=)155=20, che è il gradino più basso del
valore alto(la forchetta va da 20 a 12, più decresce, più il valore “alto” si
alza, va verso l’”altissimo”); posto il peso a 66 chili, l’indice del pondus
sarebbe pari a 19, e via di seguito.
-Il centro di gravità, poetino, è situato a metà corpo, vicino al punto della vita per te, e per me è un po’ più vicino alle anche, lo sapevi? Tutti i movimenti di battuta vanno iniziati dalle gambe per spostare il centro di gravità, però tu hai la mazza in mano, e il culo è come il manico, senza deretano e anche tronco, è come se perdessi il manico della mazza.
-Il centro di gravità, poetino, è situato a metà corpo, vicino al punto della vita per te, e per me è un po’ più vicino alle anche, lo sapevi? Tutti i movimenti di battuta vanno iniziati dalle gambe per spostare il centro di gravità, però tu hai la mazza in mano, e il culo è come il manico, senza deretano e anche tronco, è come se perdessi il manico della mazza.
Mi guardò a lungo, ed era ancora lì,
piegata come se fosse nella 17 del Foutre
du Clergé, con quei calzoncini bianchi, e io mi chiedevo cosa stesse
cercando nell’erba del putting, o cosa ci fosse mai nella buca. Alzò la testa
verso di me, a sud e disse: - La testa orienta il corpo nello spazio e fornisce
un punto di riferimento da quale si possono fare movimenti precisi del corpo.
-Questo lo vedo.
-Ascolta, poetino: e guardami. Se ti concentri su di me con gli
occhi, e non sono la palla, e tieni ferma la testa in modo che testa e collo
siano punti di riferimento intorno ai quali si muove il corpo, i movimenti verranno eseguiti con la massima precisione e
avrai un ottimo controllo sul colpo che devi darmi. Se lasci invece vagare gli
occhi, attorno alla palla che non sono, non solo non mi vedi più, ma vuol dire
che hai perso un punto di riferimento basilare, e allora…
-Lo so- dissi- allora sto quasi per
venire se…
-…Se giri la testa, il corpo e la mazza
tendono a seguire il movimento della testa, che può essere contrario all’azione
che si desidera fargli compiere. Se devi
spostare il corpo, la testa mantienila ferma.
- E la testa della mazza? – chiesi.
- Quando si usa un attrezzo per battere
la palla, questo si flette e immagazzina energia durante l’impatto. Sostanzialmente
nel tennis o quando usiamo il driver: una presa salda come una morsa è
di importanza fondamentale per la potenza; se la tieni fiaccamente la mazza,
anche la mazza per i colpi leggeri, non si piegherà all’impatto: perdi molta
dell’energia che si sarebbe immagazzinata nell’attrezzo, per poi essere
trasmessa alla palla; non è solo una questione di presa salda per il tennis, ma
anche per il golf, se la palla ti fa bruciare la mano vuol dire che l’hai
colpita a cazzo, ti devi muovere con, con la mazza, e con la forza che mi dai,
se io fossi la palla, devi andare nella stessa direzione, mai opporti a me se
sono la palla, protendi la mazza e colpiscimi, dài, poetino e quando arrivo, se
sono la palla, incomincia a indietreggiare con la mazza tesa su di me, in modo
che tutti e due viaggiamo nella stessa direzione. Ma- mi guardò ancora stando
sempre nella posizione 17- devi polarizzarti, polarizzati su di me come palla,
toccami, questo migliorerà il tuo equilibrio e ridurrà l’oscillazione anche
della mazza. Basta tener gli occhi sulla palla.
- Sì, questo lo faccio. Ma, a lungo
andare, vista così la palla, toccarla mi dà sì un punto di riferimento e
all’inizio stabilizzo, anche con l’aiuto della mazza tesa, il corpo, ma se sei
la palla e non sei il filo, il mio (-phi) perde l’equilibrio…forse per via dei calzoncini…dissi
sovrappensiero, quasi borbottando.
- Al tennista a volte serve toccare la
linea di servizio con l’alluce, tu …toccami…con la testa della mazza…leggera…e
poi sferra il colpo, non hai da seguire la testa dell’avversario, né sapere
dove va la sua testa andrà il suo corpo, qui si tratta della palla e della
mazza che hai in mano, e della tua testa, del tuo corpo, osservami come palla
la linea di vita per avere i segni rivelatori del mio movimento di potenza se
fossi stato il tuo avversario in un gioco di squadra, ma qui è come se fossi la
palla o, al limite, la buca, se sono in questa posizione, guarda la punta del
piede d’appoggio, tu sei a sud, la punta del mio piede d’appoggio è a ovest,
colpisci la palla in quella direzione!
Per avere questa maestra di golf, dovetti chiedere a un giornalista
che si occupava di golf e che riuscì a trovare questa tipa e a convincerla a
raggiungerci in Patagonia grazie al
fatto che aveva quasi il mio stesso cognome, ed era della zona del Lago
Michigan, o forse insegnava golf in una di quelle università; io, quando
l’amico mi indicò l’account della maestra, quando la vidi in assetto da
golf-training[iv] mi resi conto che il (-phi) di Lacan ha
qualcosa che sottentra nella meccanica e nella prossemica del golf, anche nel
nome, e fatta la sommatoria tra i nostri nomi identici, il nome del golf e il
nome del (-phi); anche quando la feci vedere ad Aurélia, la tipa produsse lo
stesso effetto patagonistico, ma lei non me ne sottolineò nessun punctum, disse semplicemente: -Ah, è
questa, la maestra!...
Qualche giorno dopo, in attesa che la
nostra ospite arrivasse, Aurélia mi chiese:
-Ti piace tanto il golf? …
-C’è spazio qui, che cosa ci facciamo,
ci mettiamo a correre dalla sera alla mattina, o lo riempiamo di vacche e con
tutta quella merda che fanno, sai come lo riduciamo il microclima?
-No. Facciamo arrivare una bella troia a
insegnarti i rudimenti della palla e della mazza e di come si sposta nel campo una di quelle
bestie che nell’antica Sibari ha contribuito a rendere imperituro il nome di
quella civiltà di coglioni depravati!
-Aurèlia, suvvia, dai, cosa vuoi che me
ne freghi di questa tipa che, se vai a vedere, potrebbe essere pure mia cugina,
una cugina americana, ci pensi?
RalphLauren golf |
-Certo. Ci penso. Tu invece pensa se mi
facessi arrivare qui un “cugino” tedesco, uno di quei cazzoni tedeschi per le esercitazioni
militari, eh? Altro che golf. Le ore che tu impieghi a imparare l’uso della mazza da golf, io le
passo a fare esercizi militari, ti piacerebbe, poetazzo della mazza da golf?
Il golf, e questo è scientifico, come il
capitolo relativo, il numero XX, dell’ Amore
fra i polli[v],
ha anche una certa risoluzione, anche per chi ha avuto l’idea di pigliarsi un
mese o più di vacanza lontano dai campi da golf americani, per entrare in un
periodo di sviluppo, prima, e di perfezionamento, poi, del (-phi) del poeta che
si fa discepolo per allietare il suo oggetto “a”, di sicuro è che, dopo quelle
lezioni, il mio punteggio scese a capofitto: all’inizio, quando arrivò la mia
maestra, lavoravamo a un così basso
livello di rendimento che gli effetti collaterali delle vitamine e dei sali
minerali non mi davano fastidio; ma era una delizia il circuito di allenamento
con quel portento della mia maestra: saltare la corda, indietro da seduti,
spingersi via rovesciati, sollevarsi da posizione prona, salire su un panchetto,
spingersi via, dallo scioglimento al riscaldamento, quel farsi in modo calmo,
compiendo gli esercizi indicati, uno dopo l’altro, e poi il circuito di
allenamento, che era la fase 3, e poi quello di rallentamento, e anche questo
con calma e cominciai lì a dare letizia al mio oggetto “a”, infine la
flessibilità e l’allenamento cardiorespiratorio, che poteva essere eseguito in
qualsiasi momento della giornata, e che
dava molto fastidio ad Aurélia, 3 o 4 giorni alla settimana, arrivava la mia
maestra e via per il campo, lei così patagonica, in quella Patagonia infinita,
ci si muoveva a un ritmo abbastanza
rapido da far salire la frequenza cardiaca all’80% del nostro massimo per 6-10
minuti, questo tipo di sforzo continuato si raggiungeva correndo, o facendo lo
shummulo per lunghi tratti a ritmo relativamente lento, era lo shummulo lento su lunga distanza, o
SHULD.
Il perfezionamento che venne servì a dare all’aumento della
massa muscolare ottenuta nello sviluppo la qualità necessaria per il golf. L’uso della mazza, leggera o pesante che
fosse, aveva bisogno del circuito di preparazione per sport di braccia, e
perciò spinte in su contando fino a 8, piegamenti delle braccia, scalini con le
braccia, spinte di schiena, oh gaudio, fatte con lei, la patagonica del
Michigan, l’esercizio isometrico con le braccia e la semileva, e poi, a metà
strada dello stadio di perfezionamento, avevamo sempre più voglia di prender
parte a una partita amichevole, a basso livello, ma, devo dirlo, il (-phi)
scoppiava sia a me che alla mia maestra, lo dicono anche nei manuali: l’ideale
sarebbe una combinazione di esperienza di esercitazione-gioco con la vostra
istruttrice, e si può interrompere la partita quando si vuole per lavorare o
darci dentro, come diceva la mia maestra, su qualsiasi aspetto del nostro stile
si voglia. Ci fu un’ultima partita
regolare con la maestra, le dissi che il
mio obiettivo consisteva nel mettere in pratica un nuovo stile di colpi
e che non saremmo tornati in nessun caso al vecchio stile di gioco, che se era
basato sulla posizione 17[vi], questo nuovo non
l’avremmo di certo impostato sulla posizione 18, l’allievo spingeva sulla
posizione 40, l’Attrazione della
Patagonia, mentre la maestra fu irremovibile per la posizione numero 30, la
Carriola della Patagonia, che aveva,
indubbiamente, nel profondo della mia istruttrice, pulsioni afferenti all’Angelus di MIllet e alla libido
patafisica di cui all’interpretazione “paranoico-critica” di Salvador Dalí[vii].
Quel giovane indiavolato di Mr. Garnet,
ne L’amore fra i polli, col putter
alzato, stava per mettere in buca la
palla del secolo, battendo l’esterrefatto professor Derrick, se questi non
avesse acconsentito a perfezionare il dispositivo
di alleanza concedendogli la mano e approvando il relativo dispositivo
di sessualità della figlia; la palla rotolò dolcemente fuori della buca
e il giovane indiavolato fu battuto dal
professor Derrick per avere il consenso e la benedizione di poter mettere il (-phi)
nella sua 18^ buca.
|
In questa altra immagine della golfista australiana Anna Rawson , si vede che è una longilinea mesomorfa: è alta 178 centimetri e per avere questo pondus deve avere gli hips almeno da 90, tanto che avremmo un indice costituzionale un po’ superiore a 50 (che è il valore base delle longilinee mesomorfe) : 90 x 100=9000.178=50.50. Il peso, che non troviamo indicato in nessuna scheda, dovrebbe essere pari a 65-66 chili, tanto che il suo indice del pondus sarebbe compreso in un valore medio-alto: 178- (90+65=)155= I.P.23, che equivale a quello della più giovane Michelle Wie. ○ |
Anche noi, come Garnet, quando finimmo
quella partita, tornammo alla fattoria ,
volevo riversare la mia gioia con Aurélia.
“Aurélia!” vociai.
Nessuna risposta. Spalancai l’uscio
della sala da pranzo. Nessuno. Andai in salotto. Era vuoto. Cercai fuori in
giardino e anche in camera da letto. Non era né qua né là. Sarà andata a farsi
una passeggiata. Mormorai. Entrai in cucina e sul tavolo trovai un biglietto:
“Non sapevo che amassi tanto la Carriola, dicevi che non ti convinceva la
critica metafisica di Dalì, però devo dire che la Maestra è un portento e tu
con la mazza pesante, con lei a indicarti la buca giusta, sei meglio che alla
pallamaglio! Cazzone maledetto, tu che la tiravi tanto lunga con quel maledetto
gioco della tua infanzia, ‘u zullaro[viii], vaffanculo, poetazzo
del putter, tu e quella puttana da driver a 18 buche!”. Meno male che non era
scritto in quechua.
Mi ero dedicato d’impegno al golf, in quell’ora di ambascia, aveva detto Mr. Garnet nell’Amore fra i polli. Il golf, aggiunse, e dovevo convenirne, a ragione, è lo sport degli innamorati delusi. D’altra parte, non è detto che un uomo fallito in amore valga qualche cosa sul campo. Lui era a metà del romanzo; io sono alla fine della storia con Aurélia Steiner d’Ushuaia: in questo, il golf è stato davvero scientifico: sulle prime, il mio gioco era decisamente scadente, forse per via del fashion style della mia maestra del Michigan. Ma, dopo quei circuiti di sviluppo e perfezionamento, la mia forma normale si poteva definire discreta, così ratificò la mia omonima del Michigan. Accesi la pipa, come aveva fatto mio nonno negli anni venti del secolo scorso, che non aveva mai giocato a golf in Patagonia, e me ne andai a camminare per i campi, nella fresca notte d’estate; poi, al ritorno, potevo vedere la finestra illuminata della maestra del golf, cioè dello sport che annulla la risoluzione combinatoria tra dispositivo di sessualità e dispositivo di alleanza nei confronti di un determinato fenotipo, ancorché sia il padrone dello stesso campo di gioco: la rividi con la mazza pesante in mano e con quegli shorts gialli dell’altro giorno, questo portento patagonico del Michigan, altro che Michelle Wie, nel silenzio profondo della notte, ogni tanto un fruscio nell’erba o di là nella siepe, il profumo dei fiori nel giardino dall’altra parte, il mare, sentivo anche il mormorio distante del mare, e di là, in Patagonia, sarebbe venuto fuori l’albeggiare, Aurélia Gurgur di Durazzo, cazzo se mi mancava, con quel suo eloquio che manco a Shën Vasili in Calabria, mi avrebbe sussurrato: “Nella mia lingua, agon è l’albeggiare, e patë è l’oca”; e io, come un fesso: “Dio fa queste notti, tutte bianche e silenti, perché si possa vedere il nostro oggetto “a” con gli short gialli e ascoltare un’altra stronza che era oca dall’albeggiare al tramonto”.
Ma in effetti era già l’alba e io, sorpreso di sentirmi le membra indolenzite, e gli abiti fradici di guazza, detti un ultimo sguardo alla finestra di Miss Michigan e me ne andai a letto a vedere nel mio cielo della Patagonia l’albeggiare della mia oca e maestra di golf, lo sport degli amori che finiscono, appena fai le 9 o le 18 buche a seconda del percorso.
Mi ero dedicato d’impegno al golf, in quell’ora di ambascia, aveva detto Mr. Garnet nell’Amore fra i polli. Il golf, aggiunse, e dovevo convenirne, a ragione, è lo sport degli innamorati delusi. D’altra parte, non è detto che un uomo fallito in amore valga qualche cosa sul campo. Lui era a metà del romanzo; io sono alla fine della storia con Aurélia Steiner d’Ushuaia: in questo, il golf è stato davvero scientifico: sulle prime, il mio gioco era decisamente scadente, forse per via del fashion style della mia maestra del Michigan. Ma, dopo quei circuiti di sviluppo e perfezionamento, la mia forma normale si poteva definire discreta, così ratificò la mia omonima del Michigan. Accesi la pipa, come aveva fatto mio nonno negli anni venti del secolo scorso, che non aveva mai giocato a golf in Patagonia, e me ne andai a camminare per i campi, nella fresca notte d’estate; poi, al ritorno, potevo vedere la finestra illuminata della maestra del golf, cioè dello sport che annulla la risoluzione combinatoria tra dispositivo di sessualità e dispositivo di alleanza nei confronti di un determinato fenotipo, ancorché sia il padrone dello stesso campo di gioco: la rividi con la mazza pesante in mano e con quegli shorts gialli dell’altro giorno, questo portento patagonico del Michigan, altro che Michelle Wie, nel silenzio profondo della notte, ogni tanto un fruscio nell’erba o di là nella siepe, il profumo dei fiori nel giardino dall’altra parte, il mare, sentivo anche il mormorio distante del mare, e di là, in Patagonia, sarebbe venuto fuori l’albeggiare, Aurélia Gurgur di Durazzo, cazzo se mi mancava, con quel suo eloquio che manco a Shën Vasili in Calabria, mi avrebbe sussurrato: “Nella mia lingua, agon è l’albeggiare, e patë è l’oca”; e io, come un fesso: “Dio fa queste notti, tutte bianche e silenti, perché si possa vedere il nostro oggetto “a” con gli short gialli e ascoltare un’altra stronza che era oca dall’albeggiare al tramonto”.
Ma in effetti era già l’alba e io, sorpreso di sentirmi le membra indolenzite, e gli abiti fradici di guazza, detti un ultimo sguardo alla finestra di Miss Michigan e me ne andai a letto a vedere nel mio cielo della Patagonia l’albeggiare della mia oca e maestra di golf, lo sport degli amori che finiscono, appena fai le 9 o le 18 buche a seconda del percorso.
Michelle Wie, in Yellow shorts, lei sì che sa come rilassarsi... |
[iv] Un assetto Ralph Lauren blu, ancor
più patagonico, per il suo pondus mesomorfo, di quanto il modello appaia sulla
cover della rivista “Golf" con questa tipa più ectomorfa della mia maestra..
[vi] Evidentemente, ci si
riferisce alla posizione della Pecorina, così come è chiamata, nel Foutre du Clergé de France(1790). La 18, anche
se richiama le 18 buche, sarebbe stata quella della Carezza del tenero amico, ma, in questo caso, ad impugnare il
putter o il driver avrebbe dovuto essere la Maestra. La numero 40, nel testo
citato, sarebbe l’Attrazione di Milano; la 30 è semplicemente la Carriola, così patagonica nel Mito
dell’Angelus di cui alla teoria di Dalí(cfr.
nota successiva).
[vii] Cfr. Salvador Dalí, Le
Mythe Tragique de l’Angélus de Millet,
Société Nouvelle des Editions Pauvert,© 1963.
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Michelle
Wie la patagonica
longilinea mesomorfa|1.85 x 68|, uno stato morfologico che tira su un indice
del pondus medio-alto: attorno a 23 [altezza
185 cm. – ( pondus 94 cm + peso kg 68=)162=23],
che è compreso nella forchetta 26-21, il valore è decrescente, si fa più alto
verso il valore più basso; l’indice costituzionale dovrebbe aggirarsi sul
valore base della longilinea mesomorfa standard, tra 50 e 50.8: hips 94cm x
100= 9400: altezza 185= 50.8.
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