▬ L’animus
di quel prodigioso fenotipo canavese
Dissi alla
ragazza canavese[i]
che nulla sapevo dell’ammašcatura della Val Locana, né conosco altri linguaggi
gergali che non sia il dialetto del delta del Saraceno per via di Mia Nonna
dello Zen, e appunto, le dissi, ti ricordi quando ci siamo conosciuti alla
stazione di Porta Susa, dove avresti dovuto prendere il treno e allora mi
dicesti che è nella sera tardi in questo
stretto mese di marzo che faccio il compleanno e parte il mio treno da quel
binario tronco e mi è piaciuto camminarti davanti sotto i portici di via
Cernaia, adesso che so che sei un poeta quasi quasi mi sto innamorando
all’improvviso questa lunga sera di marzo in cui non sappiamo se ci sia una
luna e che tipo di luna su in questo cielo nero di Torino, quella ragazza
canavese era davvero un prodigioso fenotipo, tanto che più volte dopo sarei
stato a chiedermi ma cos’hanno queste ragazze canavesi che non hanno ad esempio
le ragazze riulesi o quelle della Timpa di Cerchiara, giù in Calabria, dove il
mondo pare che sia finito da millenni nonostante la venuta della banda
Pignatelli durante la seconda guerra mondiale e anche dopo stettero qui quei
delegati e agenti dell’Ordine di Malta nell’alto Ionio a sabotare anime e
registri anagrafici, dispositivi di sessualità e ruote dell’alleanza, ed è pur
vero, ragazza mia, le dissi, adesso sono qui che sento che potrei farti lo shummulo, se solo ci fosse un canto là
dietro prima che parta il treno, ce n’è di tempo, siamo venuti prima, l’amore,
a pensarci bene, di solito quando arriva, se arriva, non arriva mai in tempo o
forse è arrivato prima che tu sia venuto, sempre che non sia lei a venire prima
ancora che tu in definitiva non riesca a prendere il treno o quantomeno non
arrivi in stazione prima che quel treno non sia partito per il Canavese.
Che cosa ci
lega agli orari ferroviari se non l’attesa, sempre che la stagione sia un po’
mite, adesso che l’inverno se ne sta andando ed è sera, e sotto i portici è
abbastanza tenera la stagione e quel tuo podice fa di te, a guardarti che
cammini, un fenotipo straordinario, e mi dico oh gaudio che cos’è questo
straordinario fenotipo che dinanzi al poeta sembra che sia l’esatta
sensorialità della fenomenologia di Hume[ii],
e non è neanche dentro i jeans, come fa a camminare dentro la mia anima, anima
che in questa sera di marzo a Torino sotto i portici di via Cernaia non è che
stia proprio cantando né ha un leggero grado di serenità, e le dissi alla
ragazza canavese: adesso che ci siamo conosciuti, come stai dentro quel tuo
animus per camminarmi davanti all’anima in quel modo?
La letizia è
dietro l’angolo, che ti accoglie, mio amato, anche se non trovi nulla, in
questo buio che corre per la grande strada, quando all’improvviso mi sei
rimasto dietro, una volta finiti i portici, allora eccomi in piazza prima di
te, e la piazza è deserta o non lo è, può essere triviale, per via di chi
potrebbe molestarmi ma non mi giro, e forse tu ami inseguire, chi cammina ora
più lentamente, e con una lentezza innaturale? Ogni tanto, prima, sotto i
portici, hai visto quante volte mi sono fermata a guardare le vetrine, come per
esaminare cose che non esistono e che al momento se esistono non vedo, mi
scopro per te qualità di pazienza, ma anche una certa vocazione alla paura,
chissà, mi dico, forse non arriverò in tempo in stazione a prendere il treno,
ti ricordi quando mi sono bruscamente voltata, e alle mie spalle non c’era
nulla, e tuttavia avevo la sensazione che qualcosa fosse scomparso, che un
essere avesse bruscamente deciso di non esistere, e, ti giuro, non pensavo proprio che potesse essere un poeta, mi
dicevo: sarà un visionatore, in questa sera di marzo sotto i portici di via
Cernaia, che fissa il vuoto e vede questo podice canavese, e riprendo a
camminare, con indifferenza studiata, villana, insolente, che cosa c’è in
questo mio modo canavese di camminare che incanta e percuote, lo aggredisce, lo
morde, questo visionatore catturato e percosso?
L’anima non sa
se sia sensibile al portamento ingiurioso, ma è anche certa che desidera
ingiuriare quell’andatura canavese; è vero: vorrebbe essere percossa,
aggredita, morsa, vorrebbe essere catturato e seviziato da un animus nemico:
prendimi l’anima, ragazza, questo ti dicevo venendoti dietro, malmenala, mio
indifferente e insolente fenotipo canavese, questo l’avrei pensato dopo averti
conosciuta, quando stavi per andartene su a casa nel canavese, e allora è nel
canavese che domani mattina, che è domenica, di nuovo a camminare nella tua
piazza manco fossi Valerie Andesmas, con questo tuo culo canavese sensibile al
trattamento ingiurioso e allo schema verbale insolente e villano, ma tenuto
dentro le regole dell’attesa e della pazienza
del ciclo della risonanza[iii],
che, nel bioritmo, è quello che più degli altri due, scopre sempre qualità
della lentezza del passo per le strade
sempre più lunghe, in pratica avresti dovuto essere una preda agevole, per via
anche del fatto che nel silenzio intatto di marzo c’è sempre una traccia di
sesso e di sangue, e l’odore di selvatico, di tergo da predare, ma non accade
nulla, e nulla è mai accaduto, l’inverno, di lì a pochi giorni sarebbe stato un
ricordo, e allora ti ricomponi l’animus, ti lavi, ti guardi dietro, ma non c’è
nessun poeta che ti guarda camminare, forse proverai domani, con altra luna,
per altre strade, ma, ragazza mia, dove mai potresti trovare un altro poeta con
la mia anima?
[i] Cfr. La posa del caffè e la psicanalisi 5 e La posa del caffè e la…7 in “pingapa”.
Il bagliore ainico di Tia come quello di Aurélia Steiner d'Ajacciu |
[ii] La pura percezione sensitiva alla Hume - che era “questo portare i jeans con la forza e
la violenza (o la vivacità) di un’impressione che corrisponde all’idea (che è
correlata dall’impressione). Sostanzialmente, l’interpretazione e il portamento
di Sandra Alexis ha la riduzione trascendentale, operata dal personaggio, l’ego
del poeta”- può essere quindi il contenuto psichico del poeta: l’aderenza
sensoriale della ragazza canavese è talmente pura, come lo sarebbe stata anche
quella di Sandra Alexis, che la passione si fa idea? Cfr. V.S.Gaudio, La maneira de andar di Sandra Alexis.Estetica e teoria dell’andatura, in “lunarionuovo”
n.15, Catania aprile 2006: in part. Nota 13 a pagina 12.
[iii] Che, è per questo, che
sei più vicina, per costituzione e passo al lasco, a questo esemplare vestito
da spiderman, che ha lo stesso taglio obliquo delle ragazze canavesi e lo
stesso passo, fino a che possa, negli ultimi ritagli dell’inverno sabaudo,
farsi anche sidle-step, se non sleet-step, passo da nevischio, che non possono
non avere le ragazze canavesi che scendono a Torino. Semplicemente
un fenotipo che si fa analemma esponenziale di quel prodigioso fenotipo di ragazza canavese.
by
V.S.Gaudio !I nuovi oggetti d’amore © 2016