░ L’elastico-nageur e l’udometro del bonheur
Un poeta,
ormai privo di fantasia e con la libido stravolta anche da vini ormai
inconcepibili per via dell’Unione Europea, seppur ancora amante della ricetta
immorale pane e pomodoro, incontrò per la prima volta quasi sul marciapiede che porta a un sottopasso
ferroviario,ma ancora sulla strada statale, vicino al cancello di casa sua,una
donna normobrevilinea mesomorfa in compagnia del marito.
La riconobbe
immediatamente, senza neanche guardarla un po’, e ne provò un lieve e blando
piacere, senza stupore alcuno; sapeva che, sebbene rari, avvenimenti del genere
erano possibili, anzi non infrequenti, sempre che si sia nella Umwelt del mostro Sibari. Ritenne opportuno non far
mostra di essersi riconosciuto nel desiderio della giovane moglie, dato che non
si erano mai visti né fossero stati presentati.
L’incontrò la
seconda volta sempre sulla stessa strada e sempre vicino al cancello di casa
sua ma lei era sul marciapiede,stava tornando dal mare e indossava un pareo e
questa volta destinò al poeta quel che Roland
Barthes circoscrisse(per l’innamoramento) nel riquadro della finestra e che Salomon Resnik, negli Impatti estetici, illuminò nell’angolo di 45°[i].
Una raccoglitrice di funghi, se vedete quel che può fare in questo angolo di
45°, non potrebbe mai esserlo con il pareo, né indossare quegli shorts, come li
aveva la ragazza in bicicletta concupita dal poeta-fantasma al casello
ferroviario, anche perché mi dite dove cazzo sono i funghi d’estate e come è
possibile che siano spuntati tra le pietre nel Delta del Saraceno, che,
d’accordo, è l’habitat del “ciuccio che vola” ma, quando vola, è fisiologico,
non può tendere al meridiano il suo (-φ), anche perché un ciuccio, anche se
vola, non ha letto i seminari di Jacques Lacan, figuriamoci se conosce il
greco, anche se è nel cielo della Magna Grecia che scacazza peggio del Barone
di Münchhausen.
Tra il
vestito che indossava quando il poeta privo di fantasia l’aveva vista la prima
volta in compagnia del marito e sotto casa e il pareo, da cui, in quell’angolo
di Resnik,mostrò la colma finitura delle cosce e la resistenza quasi mesomorfa
delle gambe, il poeta percepì quel solito qualcosa che solo Jean Baudrillard
avrebbe potuto indicare. Una sorta di item cinestesico a distanza, un gesto di
comunicazione invisibile, nell’ambito della pura
percezione sensitiva alla Hume[ii],
come se la pulsione uretrale
dell’uno e la pulsione tattile
dell’altra fossero in un stretto rinserramento implosivo.
Tanto che al
terzo incontro, lei tornava dal mare in costume da bagno grigio, e allora il
poeta non poté non girarsi a guardarne il pondus e i quarti posteriori, e fu
così che andando verso est, verso il mare, venne:
a volte, il
mare, o la superficie del mare, è un pretesto, specie quando , con un Nageur della Maison Lejaby, anche così
brevilinea e compatta, e con un tergo che non appena Dio, se ci fosse un Dio,
avendolo intravisto, nella linea di sole che rimane da ovest, sostituendosi al
poeta non potrebbe non tracciare a chiare lettere nel cielo mai così azzurro:
“E’ questo il Gaudio!”, il passo della
giovane donna brevilinea che appena un quarto d’ora prima era stesa sul telo da mare e già cominciava a tessere la tela del Nageur per il gaudio del poeta che, ora, eccolo, lo incontra di
nuovo e questi, a questo punto dell’apparizione, non ha più pretesti e orgoglio
per non farsi visionatore. Anzi, non ha più nemmeno un pizzico di pudore per
non farsi visionatore bagnato. Non sa ancora che ci sarà il quarto incontro con
i 200 passi, lei davanti e lui dietro, in tutti i dislivelli e le curve di quel
marciapiede-passerella, un elastico-nageur[iii]
come se fosse teso dall’item i4 del Contatto, che equivale a “nessun contatto”,
che per un attimo, con questo lieve andar giù, passa nell’item i3, “contatto
accidentale”, e poi senza che ce ne fosse bisogno il poeta “toccando una parte,
un punto del podice di quel corpo”, curva con l’item i2, tanto che non si può
escludere, nel piacere singolare che ne seguirà, l’item i1, “sente il corpo
della toccata”e per farle una lode sottile le dice semplicemente “Oh, Dio, che
culo che hai!”, tanto che, essendo vicina al traguardo, quasi alla fine del
marciapiede, la signora si lascia accarezzare e trattenere, l’eroe le tocca
pienamente con il palmo le natiche, ed è l’item i0: la signora è a pochi passi
dal cancello di casa, il Contatto è riuscito, c’è silenzio nell’anima del
poeta, l’animus della donna dopo questi 200 passi nel sottopasso non lampeggia
più, è ormai l’udometro del bonheur.
La quarta
volta, non siamo all’inizio dell’equinozio,
anche perché lei non è la ragazza con
gli shorts rossi che, a pensarci bene, abita nello stesso caseggiato o in quello
a fianco;e era chiaro che lei non amava
fare passeggiate lungo la carrareccia che è parallela al bosco e al mare, ama
tutt’al più starsene sulla spiaggia bagnata al sole nel suo Nageur a farsi
guardare e desiderare intanto che lo stesso desiderio cresca fino al meridiano
nel poeta che è un noto passeggiatore,e
di sicuro la incontrerà ancora sul marciapiede al limite del bosco, e nessuno
dei due si stupirà più di tanto, se non ci sarà nemmeno un cane; e non sarà il poeta, dopo una breve
pausa, a confessarle che la seconda volta, quando apparve da sola col pareo
nell’ultimo tratto del marciapiede, quando era apparsa nel suo campo visivo,
c’era il Sole al Meridiano e Urano sulla cuspide della casa Sesta, e lei in
quel tratto di curva del marciapiede proprio a sud-est sull’asse XI/V i vettori
del farsi vedere Mercurio/Giove per farsi oggetto patagonico, Kirone
esattamente sulla cuspide della V, è a ovest che se ne stava andando, e il
poeta non si girò a guardarle il passo[iv].
Tanto, che lei avrebbe dovuto rispondergli: adesso che stiamo andando verso nord,
qui nel bosco e il cielo è sgombro, vorrai vedermi passeggiare, farti i 200
passi che ci sono da quando inizia il tratto con la ringhiera fino a quando
finisce il marciapiede e starmi dietro nel meridiano farti mio oggetto
“a”irredento per ogni notte che verrà, è
questo che vuoi? Prima che venga il mezzogiorno, e io sarò la tua dea meridiana
la prima volta che ti vidi al meridiano saliva il mezzopunto Lilith/Marte sulla
cuspide della mia casa Quinta, ed è per questo che dentro la bolla di Hume,
avrei voluto accarezzare e trattenere il tuo fallo, fino a che, mettiamo
mezzora dopo, il mezzopunto Luna/Sole, che è quello della tua Anima, tu pensi che, con tutto questo
tempo, ce la faremo adesso a farci lo shummulo
esattamente qui a qualche metro a est da dove mio marito mi prende a lungo
nella notte, nel punto dove ti ho fatto implodere l’Anima e tu mi hai fatto inzuppare l’ Animus per tutti i 200 passi che mi sei stato dietro?
Che non è una
confessione di essere innamorata, né che l’uomo fosse indegno del suo amore,
per cui, lo conquistasse o meno, lei era condannata a una penosa, intollerabile
situazione; lui non era per niente irritato dalla rivelazione, non gliene
fregava un cazzo che non era innamorato del poeta; e tremò al pensiero che, per
quanto fosse stato tutto così casuale, nel momento in cui da poeta le avesse
fatto sentire nel meridiano del Nageur
a che altezza del meridiano fosse salito il suo (-φ)
lei avvertisse una così grande e
profonda scissione, anche perché in questo caso non avrebbe dovuto calarle gli
shorts, quasi insormontabile tanto era
ripida ed erta, lo sferragliare continuo di un treno passeggeri, con nessun
passeggero a bordo, tanto da poter impedire a quel Dio del cielo, se ci fosse
stato ancora un Dio in quel bosco del pantano, di farle sentire l’urlo divino: ”E’ questo il
Gaudio che ti entra nell’orecchio: è questo il mistero gaudioso che nuota nel
tuo Animus?!”
[i] Vedi in V.S.Gaudio, BODY PAGE, PingapaArt
2015, ebook on Calaméo: in particolare il paragrafo Il Body Page ottunde il senso tra Heimlich e
Unheimlich:pagg.25-28.
[ii] Cfr. V.S.Gaudio, La pura percezione sensitiva alla Hume della
maneira de andar, in: Idem, La maneira de andar di Sandra Alexis.Estetica e teoria dell’andatura, in
“Lunarionuovo” anno XXVII n.15, Catania aprile 2006: in particolare anche la
nota 13.
[iii] L’elastico-nageur si interconnette, in realtà, alla lunghezza della
ringhiera del marciapiede-passerella
in passi del poeta, che sono 156, che, nel grafico a 90° di
Ebertin, corrisponde al grado 66, che è quasi numero del diavolo
che, come un demone meridiano, diabolicamente ridefinisce e consolida la
legatura [e una precedente
corrispondenza predisposta subdolamente dalla famosa confraternita che,
non solo secondo Borges, detiene i destini e i numeri per la Lotteria di Sibari]
tra la giovane donna ammogliata a quel numero e il poeta interpellato
con una corrispondenza errata con quel numero! Il 66, è cosa nota, è
anche detto “bisesto” come rapporto anale: l’uso equivoco è per il valore
etimologico di “due volte sesto, doppio sei”, pittogramma(66) indicante la
sodomia.
[iv] Il passo della giovane donna è come una bolina più ottusa, e il vento
non lo prende da sotto,e le sale tra le
natiche, è il “passo largo del meridiano”,
12° di qua e 12° di là, è però, allo stesso modo del passo della ragazza con
gli shorts rossi, una sorta di andatura
al traverso, perpendicolare alla rotta, ecco perché quando tratterrà il “mistero gaudioso”, il treno,
che le passa sopra la testa, le sferraglia l’Animus al traverso e nel suo orecchio non entra la voce di
Dio,sopra la sovrastruttura della strada ferrata, che la sta urlando che è questo
il Gaudio che nuota dentro, perché là dentro, in quel mezzo, a lato del
sottopasso, è il mistero gaudioso
che le sta facendo nuotare l’Animus.
(...)a volte, il mare, o la superficie del mare, è un pretesto, specie quando , con un Nageur della Maison Lejaby, anche così brevilinea e compatta, e con un tergo che non appena Dio(...): cfr. questa apparizione in video
(...)lei era sul marciapiede,stava tornando dal mare e indossava un pareo e questa volta destinò al poeta quel che Roland Barthes circoscrisse(...) |