Alfredo Giuliani con Mario Grasso ▌La scheda del P.M. da "L'Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti"™
(Pesaro,
1924; visse a Roma e anche a Bologna)
Titolo: Il cuore zoppo, Varese 1955; Poesie in I Novissimi, poesie per gli anni ’60 a sua cura, Milano 1961.
ma anche:
▐ MARIO GRASSO
(visse a Catania con un “Lunarionuovo”
un po’ demodé e un po’ lunatico, un po’ sovietico e un po’ Filiale della
Fabbrica dei Poeti del Gaud)
Titoli: Lettere a Lory, Caltanissetta 1984; Friscalittati, Caltanissetta 1981; I guerrieri di Riace, Catania 1982; Vocabolario
Siciliano,
Catania 1989.
! in memoria di N.C.
Alfredo Giuliani, fondatore della dinastia novissima, va ucciso perché ha sempre in mente di porre mano al grande disegno che dovrebbe unire la Poesia Continentale sotto l’egemonia del Bosco d’Anceschi. I suoi preparativi per il grande disegno hanno sempre allarmato i Calderai degli altri Boschi, ostili all’alleanza con l’Officina e la Fornace di Bologna. Sono pure circolate profezie-provocazioni per i più suggestionabili sull’assassinio programmato del Capobosco.
Mario Grasso
di Acireale dà ascolto a quelle profezie: arrestato per un delitto non
commesso(Antonio Porta), rimugina in carcere, ha visioni, studia teologia,
legge opuscoli in difesa del tirannicidio, sogna il Marchese Feltrinelli,
interroga la Cabala (cfr., dello stesso Mario Grasso, Concabala, Milano 1987).
Tra teosofia
del sesso e misticismo dell’eros, deciso a sbloccare la fraternità-terrore con
cui aveva riununciato alla coscienza profonda della solitudine della parola, e
con cui aveva concatenato il suo “Lunarionuovo” ai Carbonari del Gaud di
Paolazzi, Mario Grasso con cabala le profezie e, forte di braccio, si ricama l’idea
che Dio l’abbia scelto per salvare la Poesia dalla Nuova Arkadia Organizzata.
░ La Mappa dell’Assassinio
di Alfredo Giuliani © Anonimo del Gaud 1999
|
Messo sull’avviso,
Alfredo I, aduso a simili allarmi, non vi fa caso.
Un giorno che
Alfredo Giuliani passa per strada, Mario Grasso tenta di accostarlo; fermato
dai vigili, dice che vuole chiedere al Barone se è vero che stesse progettando
la riunificazione dei Boschi e la strage dei Poeti Carbonari Siculi. Poi, cerca
di entrare in un convento e di farsi accogliere da Dossetti o dai gesuiti di “Cuore”(non
da quelli della “Battaglia”, che, in argot, essendo 5 vs 1, se lo menano,
appunto, con la stessa intensità della frequenza fantasmatica):viene respinto,
sul portone, da Barilli.
Tornato ad
Acireale per il Venerdì Santo, che cadeva quell’anno il giorno di S.Francesco
da Paola, riceve il Sacramento Poetico e, da un monaco nero, un sacchettino
contenente il sale di Cervia.
Acquistata
una daga Misericordia, torna a Bologna.
N.C., nel frattempo,
si era trasferita a Milano, nell’area dei Gaudins[i]
di Raboni(=De Angelis, Santagostini, Conte, Vivian Lamarque e simili) e non può
avvertire Giuliani.
Il 13 giugno,
è questo il giorno fatale indicato dalle profezie, Barilli prega Giuliani di
non uscire.
Nel
pomeriggio, Alfredo I decide di fare una passeggiata in vespa, per prendere una
boccata d’aria e comprare dei cioccolatini da Majani. Esce senza la scorta dei
portaborse per non farsi notare, accompagnato solo da sette cortigiani(tra cui
una “musardine”[ii]
particolarmente brava nei limerick orali, pratica molto in uso tra le
studentesse di Letteratura di Bologna).
Grasso, in
agguato in via Carbonesi, proprio davanti alla vetrina dell’Antica Casa
Majanica 1796 srl, aspetta che Giuliani appoggi il vespino al muro, coglie l’occasione,
quando la mano del Capobosco è sulla maniglia della porta e colpisce con la
Misericordia.
Giuliani
urla: “Sono ferito!”
Mentre la
signora Majani, pensando che si fosse ferito in un incidente(per dare un tono
di dolcezza alla velocità, la FIAT, lo sapete, commissionò agli albori della
motorizzazione dei cremi) sta per porgere al Poeta Dolente un Fiat[iii],
cioccolatino storico quanto Lui, un’autentica creazione come è autentica tutta
la creazione del Poeta Novissimo, Mario Grasso, il Carbonaro Cabalista della
Sicilia, attraversa il cuore del Sommo con un altro colpo di Misericordia.
Trasportato
al S.Orsola, Alfredo Giuliani muore entrandovi.
Messo alla
tortura, Grasso si addossa ogni responsabilità, nega complicità, deplora la
violenza del gesto, d’altronde fatto con Misericordia e confida nel perdono
divino, vista la santità della causa. Intanto, gli inquirenti, considerando il
luogo dell’aggressione mortale, possono rilevare che il significante di
connessione non sta tanto nel cioccolatino Fiat, ancorché Giuliani pilotasse il
vespino Piaggio, ma
1) nel
negozio sito al numero 12,
dal sintomatico
titolo “La Magia: Oroscopi-Lettura
Tarocchi”;
e
2) nel
fatto che, negli appena 20 numeri
civici,
all’epoca ci sono ben 4 dentisti
e/o odontotecnici,
3 studi legali, 2 notarili e 1 assicuratore.
Al 13, come
si rileva nell’elenco stradale Guida del Lavoro, non figura nessuno.
Allo stesso
numero civico della Casa Majanica, c’è, manco a dirlo, un dentista.
Così, come
due più due non fa sempre quattro o ventidue[iv],
gli inquirenti fanno intendere che il delitto può essere stato ordinato dalla
setta del Bosco, quella Confraternita-terrore che Grasso voleva annientare,
che, come è risaputo, tra leggende e gerghi, ha nei Denti del Drago la correlazione simbolica. La via stessa, d’altra
parte, non lascia dubbi in proposito. Così, messi sotto torchio i dentisti, i
notai e gli avvocati, si appura che i mandanti sono: la Famiglia Raboni, con
gli annessi e i discendenti di cui riferì nell’83 Vassalli[v];
gli Eredi della Famiglia Paolazzi, connessi agli stessi Semiologi di Bologna e
al salotto Siciliano, non siciliano di Mario Grasso, ma Calabro-Romano di
Siciliano; gli Eredi e Gestori della Famiglia Fortini-Einaudi; la Famiglia
stessa Salotto Siciliano; il Movimento di Poesia (responsabile: Maria Luisa
Spaziani); gli Eredi dell’Officina; il Gaud Leonetti e Roversi.
Successivamente,
scagionati in superficie molti dei Soci, Consiliori, Picciotti, Donne,
Personalità, Enti, Editori, Mensili, Riviste, Professori di Semiotica, viene
formalizzata l’imputazione di concorso in omicidio per gli altri Novissimi,
Sanguineti, Balestrini, Pagliarani e Porta.
░ i Novissimi, Rusconi e
Paolazzi Editori,
Milano 1961 |
Dalla
Famiglia Paolazzi fanno un comunicato dicendo che Porta non è più vivente, ma
gli inquirenti fanno loro notare che anche loro la sanno lunga sull’uso e la
funzione dello pseudonimo o del nom de plume: sì, non c’è dubbio, Leo Paolazzi
è morto, ma Antonio Porta è, da oggi, latitante e ricercato.
Nel
comunicato stampa aggiungono che il Lazzarismo li aveva gabellati una volta con
il carbonaro Salvatore Giuliano, non li avrebbe di certo gabellati in questo
caso dei carbonari Giuliani-Porta.
I cinque,
Grasso più i Novissimi, vengono accusati anche
della morte di N.C., archiviata con
troppa fretta come suicidio. Per farla breve, in questo modo la Nuova
Arkadia Organizzata, con una sola fava, prese ed eliminò 5 piccioni: l’esecutore
materiale, Mario Grasso, su istigazione dei sacerdoti Novissimi, Sanguineti,
Balestrini, Pagliarani, e l’ucciso in via dei Carbonesi Alfredo Giuliani.
Ma prima che
i quattro potessero essere impiccati, il Lafcadio Incaricato, questa volta
dalla Nuova Arkadia Organizzata, invitando, separatamente, i tre Novissimi e il
Cabalista, in libertà per decorrenza dei
tempi di carcerazione preventiva, a quattro Convegni della Parola, li colpì,
uno alla volta e in strade diverse, con una grossa pietra, lanciata da un
Onagro, la macchina antica da guerra simile al mangano.
Il resto fu
arso su pubbliche piazze di Genova, Milano, Rimini, Acireale.
Nel Fascicolo
del P.M. fu rinvenuto un modulo, della Tipografia Baudano di Torino, in cui c’era
scritto:
░ Mario
Grasso, Vocabolario Siciliano, Prova d’Autore, Catania 1989 |
Il Grasso, che
parlava grasso, ha avuto il suo
GRASSO. E con i suoi mandanti, per non aver visto nulla, gli si è dato del
fuoco nei “grassi”, i luoghi in cui l’agio e l’agiatezza, incorporati, vengono
espulsi.
Commutato
dall’argot, l’appunto criptico corrisponde più o meno a: “Il signor Grasso, che
scriveva e diceva cose oscene e grossolane(si può dire “cabalane”?), è stato
ucciso(cioè ha avuto il “suo grasso”: il
a eu son gras). Gli si è dato del fuoco perché chi non ha visto niente, per
gli argotiers, non ha visto il fuoco.
I “Grassi”
sono Le Gras, cioè i “lieux d’aisances”,
che sono, sì’, quelli in cui si evacua l’agio e l’agiatezza, ma anche quelli in
cui la disinvolta agiatezza è esibita: insomma, la piazza, per esibire le gras; il cesso, per cacarlo”.
[i] In Argot, Gaudins sono briganti che si rifugiano nel Gaud, nel Bosco.
[ii] In Argot, musardine è nell’ambito semantico della “courtisane”:
lett. perdigiorno, “paneperso”.
░ L’involucro del Gianduia
“Savoia” della Majani
|
[iv] In Argot, ventidue è il pugnale: quando due più due non fa sempre quattro, potrebbe fare “ventidue”,
per questo può implicare l’indicazione al Lafcadio Incaricato dell’arma da
usare?
[v] Cfr.Sebastiano Vassalli, Arkadia, El Bagatt, Bergamo 1983.
! La scheda di ALFREDO GIULIANI feat. MARIO GRASSO, tratta dal FASCICOLO DEL P.M. E DEL PROCURATORE DELL’ACCADEMIA PER L’ASSASSINIO COME UNA DELLE BELLE ARTI, è stata compilata verso la fine del secolo XX: visto che nell’operazione del Lafcadio, che pare debba essere rappresentato da Mario Grasso, compare N.C., che in qualche modo si trova nel reticolo dei poeti Novissimi e altri discendenti della Famiglia Raboni, la si pubblica anche in memoria di N.C., che abitò davvero in via Barberia a Bologna.
░
Nel Fascicolo del P.M. il frontespizio
del Vocabolario
Siciliano di Mario Grasso con una inquietante dedica a V.S.Gaudio, che è stato tenuto bambino nella Umwelt della Culabria… |
░ N.C. con i pantaloni rossi
in via Barberia… |
! La scheda di ALFREDO GIULIANI feat. MARIO GRASSO, tratta dal FASCICOLO DEL P.M. E DEL PROCURATORE DELL’ACCADEMIA PER L’ASSASSINIO COME UNA DELLE BELLE ARTI, è stata compilata verso la fine del secolo XX: visto che nell’operazione del Lafcadio, che pare debba essere rappresentato da Mario Grasso, compare N.C., che in qualche modo si trova nel reticolo dei poeti Novissimi e altri discendenti della Famiglia Raboni, la si pubblica anche in memoria di N.C., che abitò davvero in via Barberia a Bologna.