IL NOME CHE FA COSI’ VERDE
IL MARE.
Mini-Lebenswelt di V.S.Gaudio
con Blinky
Palermo e Samuel Beckett
immagina
se questo, un giorno questo ,
o un
bel giorno questo,
immagina
se un bel giorno se questo di qua passasse di là,
un
bel giorno immagina se questo verde chiaro cessasse,
se
dapprima queste due parti chiare che stanno rinserrate
di
piatto sul duro, e a destra il verde o quello di sinistra,
non
importa, di poi, di piatto di nuovo sulla destra o la sinistra,
da
qualche giorno non fai che pensare a lei in mutande,
dopo
un lungo periodo in cui a niente hai pensato
se
non alle sue mutande, che è per queste mutande di seta
ti
pare che uscendo dal verde di sinistra
tu
sia uscito da quel negozio
nel
quale lei si era recata per acquistarne
un’altra
variante, di piatto sulla sinistra
quel
giorno, un bel giorno uscendo o sulla destra
in
quel bel verde, non importa, sul tutto
che
sta al centro, così grigio chiaro
che
sembra la seta delle sue mutande,
in
realtà uscendo a quell’ora,
che
era l’ora del demone meridiano,
anche
quando vi era entrata, a sinistra,
un
po’ più verso il grigio che là stringe
quell’ora,
e il reale, l’universo, si dirà, il mondo,
anche,
l’insolenza del proprio oggetto “a” così teso
adesso
e levigato, come il grigio che sta presso il verde
che
a destra, fa da oriente e ti sembra che venga
dal
mare quel verde, così come lei in quelle mutande
si
fa più verde perché essendo del colore grigio
chiaro
o pelle del tergo stringono quello che
sarebbe
il (-phi) uscendo sulla strada
anche
se non è sabato o ammesso che lo sia
basta
che sia questa l’ora del demone meridiano
non
ci sono colori dell’impeto semplicemente
colori
tra il mare lieve di fine inverno così
il
piede secondo il passo secondo il peso
secondo
le mutande davanti stringe ancora
quel
grigio secondo vuole l’uso e il pelo
almeno
fino ad ora in questa strada uscendo
da
quel negozio ci si allontana sempre più
a
lato verso il verde che sta di là verso
il verde
che
sta di qua, nella casa ad angolo chi vuoi che
ci
abiti, ci si addossa al muro al verde
con
quelle mutande di seta che avevi quel giorno,
quello
che le mani hanno toccato gli occhi hanno
mal
visto le dita che stringi per bene le dita
gli
occhi il limite centrale del corpo come se
fosse
il bene che va in meglio o la parte maledetta
o la
traccia delicata e silenziosa del godimento
il
cuore sconosciuto la testa quel giorno che
a
perdersi qua per queste vie di questa città
lungo il meridiano che prima si fa verde
poi
grigio di nuovo grigio chiaro ancora
infine
da adesso in poi verso il mare o
il
lungomare verde così che nessun luogo
né
altro che le tue mutande e quel passo
in
mezzo tutto grigio del (-phi)
che
ostinatamente in nessun luogo resta là
in
mezzo dentro il grigio delle tue mutande
senza
requie senza tregue senza linee
in
quella strada quel bel giorno dietro
l’angolo
verde di là più stretto tra la seta
e il
mare il nome prima che cali la sera
ci
si unge di tutto quel mare così grigio
che
ricordi un giorno quel bel giorno
un
giorno d’un giorno in cui il grigio
che
è in mezzo non è quello che gli sta
vicino
e nemmeno quell’altro verde
da
cui eri uscita sulla strada
tra
il verde e il grigio ed era così
bagnato
il legno che è per questo
che
porti il nome che fa così verde il mare