Poetica in malumore
due quarti di bue sono araldica chiazza
che squarcia nere costole fermate da colle
arabiche, gommelacche, fissativi. Sulla piazza
disertata dai colombi regoliamo il morire
nefasto
dell’animale di sillabe, un suo rantolo in si
bemolle,
il suo cartaceo rosichìo. La tigre di carta ha
pasto
e denti fatti di parole. La guardiamo bocconi:
la poesia, questa paroletta piena e molle,
elastica come la pelle dei coglioni
Fare l’indiano
m’avresti preferito apprendista
di ars poetica,
magari talmudista
della letteratura,
oppure tutto artista.
Allora penso: meglio Cavallo Pazzo,
indiano dal volto colorato,
meglio Antiedipo col sesso scalettato,
scriba pestigrafo
dal sopracciglio arcuato
Biografia
nel mondo troppo perfetto la tua lingua ostile,
svolazzando le ciglia del suo occhio di spina,
attizza la cenere lunare della sera; l’effetto
velenoso della pupilla dubbia, la parete
moresca
che ripete i profili adunchi protèsi nel bacile
pieno di sangue: un venti novembre dallo
scrigno
di carne tu esci urlando d’orrore nella
calmerìa
di una casa del vicolo III Mangano, staccato
netto
il cordone ombelicale stretto alla fradicia
esca
pulsante nel forcipe, attisata: tu piccolo dio
benigno,
avido possessore della vita, mano che ingiglia
seni segreti, felpati e chiusi da un labbro di pruina,
spenzoli spandendo amnio, scuoiato folletto
d’un villaggio marino dalla bianca luce che
arabesca
le fronti spezzate dei tuoi avi saraceni, l’azzurra
famiglia
di pirati che sgozzava i propri nemici e adesso
canticchia
canzoni miti, nenie sornione o forse d’attesa,
nella salmerìa
frusciante della casa gonfia di caldo. Il roseo
muretto
scontorto dai ramarri è sfondo dell’infanzia
prima che tu riesca
a vedere nel mare il tuo volto zigomòrfo compresso
dalla cavicchia
Stefano Lanuzza!
daà
una rosa è una rosa e una rosa.
antologia della poesia lineare italiana
1960-1980, a cura di Sarenco-Verdi,
Factotumbook 25, Sarenco e Diego Strazzer editori, Verona 1980¢