L’elogio del mare e del (-phi), sei tu l’assolutezza anonima del nome.
alla donna che vede passare la
C’era nel nostro bosco a un certo punto quella
macchina abbandonata e avevano messo il cancello
anche se poi dicevano che era del Torinese e
quando
cominciavo a falciare l’erba lungo il sentiero
venivano poi gli operai del Comune a falciarne
altra di
erba e a buttare giù eucalipti e pini cosicché
l’anonimo
connesso al mistero dell’ utri, o dell’otre[i], facesse la manfrina
dello spaccalegna di cui al suo nome se
allitterato
nell’Amazzonia e noi a portarne via in carriola
lungo la ferrovia col rischio di finire sotto
un treno merci o una littorina tarantina
sarebbe bastato chiedere il permesso
al corpo forestale della timpa e del Pignatelli
che non era torinese, lo si capiva dall’accento
e anche dal dialetto e dal passo palermitano
della vedova del prefetto , che era nata
a Firenze dove portava quell’altro mio
predisposto ascendente per via del
mio presupposto nonno che gli dette
la borsa di studio e lui, quel fesso di mio nonno,
finì prigioniero nella casa per cui mi si dette i natali
nel corso intitolato, nella Repubblica
che lo aveva mandato in esilio, al Vittorio
Emanuele III e poi mandavano il libretto Urar
da Torino alla mia presupposta madre di
Sant’Arcangelo, il paese del cardinale di Napoli
per via di Pignatelli, all’indirizzo delle Tre Bisacce
in corso Vittorio Emanuele IV, IV, quello, il
padre
di quell'altro che faceva le apparizioni in casa
degli
Italiani alla Tv in collegamento dalla Svizzera
e
dovevamo pure pagare la tassa dell’apparecchio
per farcelo vedere mentre ci divertiva con
l’assoldato
di Endemol e dell’altro padrone dell’etere e
per togliere qualsiasi dubbio anche lì misero
una che si dice faccia il comico e arriva
pur’issa da Torino, per via dell’accento
e per come incanta la platea , sarà per il
suo step-style o della chiacchiera tra regno
delle Sicilie e insipienza savoiarda, bisogna
pagare il dazio, che vuoi che faccia il popolo
del Grande Fratello e delle minchiate delle
gare di canzonette e di paste e fagioli e coteca
di porco, insomma adesso che non abbiamo
più l’età per andare nel nostro bosco
insomma non ci serviva più ed è stato
ancora recintato come se fosse possibile
e i treni non ci sono più i treni di una
volta e
il passaggio a livello al casello
che non ho mai capito come e perché mai
ci fosse stato messo se non per le
disposizioni differite del loro principe
di Cerchiara che preso come criminale
di guerra fu poi posto in libertà nei poderi
che non si sa a chi cazzo aveva fregato
tra i paesi al mare sotto Catanzaro,
dov’era
stato prefetto il marito della donna
che poi stette con questo
sabotatore
nel mare di Taranto insieme a Salvatore Giuliano
e alla banda degli Scalzacani e degli Ombroni,
e i paesi dell’ alto ionio cosentino, dove pare che
ci sia qualcosa all’interno dell’Archivio di
Stato
dedicato alla casta donna di questo criminale
di guerra affiliato all’Ordine di
Malta,
e allora, mia cara ragazza, che ci andiamo
più a fare nel bosco adesso che tuo padre
non è più qui da un bel pezzo e noi poi
abbiamo allestito la fenomenologia
e l’erotica del dispositivo di sessualità
e i nostri bioritmi in scene più riparate
in apparenza e più circoscritte, almeno
per via delle pareti o altri luoghi anche
silvani e con più frutti e più atavici,
la fenomenologia liquida dell’amore
e anche dell’affetto, per via del pianto
alla donna che vede passare la
macchina senza che il padre del cantante
la stia guidando, e allora ecco
questa macchina senza ruota
messa qui in questo bosco a un certo
punto del nostro amore e dei bioritmi
del nostro amore, l’intreccio tra i
giorni critici del ciclo Fisico tuo e
i giorni critici del mio ciclo di Risonanza,
e viceversa, o, al contrario, tra i giorni
critici
del ciclo Emotivo mio e i giorni critici
del ciclo di Risonanza tuo, in verità
sappiamo insieme quand’era il giorno
blu col cinturino e non si sa che cosa
facevi passare al tuo meridiano,
la declinazione dell’oggetto “a”
è sempre fallica,
non solo perché
si innalza al meridiano, ed è sempre
sotto che avviene, vien su a Sud,
nel cielo a mezzogiorno, il bagliore
ainico lo si era anche chiamato
quello che porta alla fenomenologia
dello shummulo, l’amore, ragazza mia,
di questo è fatto, della pulsione uretrale[iii]
del poeta e della tua pulsione hy,
della carne e del tergo un po’ come
li intende Merleau-Ponty e di più
come intende che debba essere
il patagonismo Jean Baudrillard,
per questo sei tu il nome di tutta
questa somatologia , questo elogio
del mare e del (-phi), il patagonismo per lo
shummulo, la carne e il tergo e
l’assolutezza anonima del nome
e del mare
[i] Cfr. la connessione dell’utri con il liquido di cui alla fonte
che è “ayn” nella nota successiva. Si badi pure al fatto che la via del Lutri
, che essendo dell’utri è dell’utero, è la via in cui, quando il padre di
Marisa Aino fu esiliato nel Pantano di Villapiana e mandato via dal suo paese
delle Tre Bisacce, nel paese attraversato da questa via del Lutri sorse
contemporaneamente su questa via dell’utri il negozio della “Cicogna”, gestito
da due “figlie” del padre di Marisa Aino.
[ii] Il pianto abbondante, che sgorga, fa
pensare allo schema verbale arbëresh “mburr” che corrisponde allo schema
verbale in lingua nazionale shqip “mburr”, che starebbe per “lodare”, “elogiare”,
“vantare” che è lo schema verbale dell’etimologia greca del cognome di Marisa
Aino. Così, l’abbondare, lo sgorgare, lo scaturire e anche il moltiplicare,
schemi-verbali connessi all’arbëresh “mburr”, sono omologhi all’”aino” greco,
tanto che si rifrangono addirittura nell’”ayn” arabo in quanto “fonte, sorgente”.
La lode somatizzata, o somatizzabile, per quanto non sia del tutto nella
complessione psicosomatica dell’esserci,
fa sgorgare, fa scaturire, fa sorgere.
[iii] Non poteva che essere la pulsione
uretrale visto non solo “ayn” come
sorgente ma anche il “maris” di Maris’Aino.
Senza dimenticare la liquida meccanica dello “shummulo”.