Le gambe di Laura
Morante e il palo di Maggio de “I dimenticati”
Oggi,
mentre facevo la mia passeggiata di mezzogiorno, ho avuto ancora dei pensieri morbosi
:che cosa c’è in Nanni Moretti che mi turba tanto? La sua somma naturalezza o
la sua un po’ patetica aria di sufficienza? Che cosa c’è, insomma, di adeguato
al ruolo che è nello stesso tempo così inadeguato? E perché quando mi turba
così tanto penso sempre a quella Laura Morante? Saranno state le scarpe, il
nome Bianca, o, forse, corto corto,
le gambe? Adesso salta fuori che Nanni ha fatto dei corti e dei documentari, e
c’è sempre qualcosa che prende alla gola, la torta Sacher e la Nutella , proprio in questo
periodo in cui stavo dentro la bolla dei documentari di De Seta per cavarne un
saggio un po’ antropologico, un po’ psicoanalitico, un po’ linguistico, sul
“Palo di Maggio”, che, così ostentatamente fallico com'è, è dentro la parabola
orizzontale dell’ultimo suo documentario, in un villaggio calabrese chiuso e
nascosto(“I dimenticati”, 1959)…senza che si riesca ad avvistare il satanico
che c’è, sempre e comunque, in ogni rito
fallico.
Se si pensa che l’antico Priapo lo si adorava nel mezzogiorno medioevale della Francia sotto il nome di Saint-Foutin (che si vuole sia una corruzione del nome di Fotinus o Photinus, primo vescovo di Lione), chissà come dal rito parafallico di quel villaggio calabrese di cui documenta De Seta, che ha alla base una provenienza provenzale e una deriva “valdese”, sono finito a far quasi da palo…all’Habemus Papam, il Celestino V, che, essendo Pietro del Morrone, si connette, con la stessa perentorietà fallica del palo di Maggio, con il territorio, che stringe quel villaggio calabrese e, che ha, nei suoi certificati di residenza, la presenza gabellina del Morrone?
Se si pensa che l’antico Priapo lo si adorava nel mezzogiorno medioevale della Francia sotto il nome di Saint-Foutin (che si vuole sia una corruzione del nome di Fotinus o Photinus, primo vescovo di Lione), chissà come dal rito parafallico di quel villaggio calabrese di cui documenta De Seta, che ha alla base una provenienza provenzale e una deriva “valdese”, sono finito a far quasi da palo…all’Habemus Papam, il Celestino V, che, essendo Pietro del Morrone, si connette, con la stessa perentorietà fallica del palo di Maggio, con il territorio, che stringe quel villaggio calabrese e, che ha, nei suoi certificati di residenza, la presenza gabellina del Morrone?
Laura
Morante, Bianca, 1984
|
A
rimirarla adesso Bianca, non è che una normolinea quasi mesomorfa, lei sì che è
nell’erotismo sadico e ha l’umiltà di chi ha lo spirito civilizzatore, si vede
che ha capacità di orientamento, tra autoconservazione e dono di sé mi sembra,
o può sembrare, dipende dal fotogramma che mi è rimasto, che calzi il 38,
quelle che calzano il 38 e sono normolinee hanno sempre un paio di gambe
mesomorfe, per via dell’ indice costituzionale che, stando a come lo calcolo io,
sta sempre attorno a 54, in modo che l’indice del pondus possa essere la metà
del numero delle scarpe, 19, che è nella forchetta del valore “alto”, l’alto
ancora di quelle che sono sì caparbie e
sicure di sé ma sanno ancora essere umili e protettive. Poi, va da sé, chi vive
con la pulsione “s” e ha quelle gambe è sempre nella fisica e nella metafisica
del “palo di maggio”, non fosse altro per il fatto che la pulsione quando è
socializzata in un mestiere o in una professione viene attivata da chi vive nei
boschi, fa il chirurgo, lo scultore e il dentista, la ginnasta ma anche la
domatrice, va a caccia o, con quell’arco ogivale delle ginocchia, per funghi e
non è escluso che possa darsi al commercio delle scarpe, anche se è una atleta di fondo urbana, una musardine per la vasonevrosi
del poeta-visionatore
.
!
v.s.gaudio
Laura
Morante by Ferdinando Scianna |