La
turgescenza, l’inseguimento e… polvere di miele!
Carlo Villa scrive una intensa e pesante lettera a Marisa
Aino parlandole del suo L’idea, il
desiderio, la menzogna│ “Coeur-à-barbe 1”- L’arzanà, Torino 1982│sul retro delle ultime 5 poesie di
Polvere di miele│ “Carte Segrete”
1980│fotocopiato a strisce che glielo trasmette integralmente e, come si evince
dalla sua lettera, integralmente dedicandoglielo, una sorta di elogio sensuale
tutto polvere di miele: “Mi auguro che(…) possa nell’imminente futuro salire fino a Roma dove
vorrei intanto riprenderti in punta di tempera(…)e quindi in punta di dita e
perché no di lingua. (…)E attendo una tua risposta soprattutto circa le
coordinate e l’intrigo(…)Dedicandolo stavolta solo a me. Non c’è niente altro
che valga la pena, credimi. Se non la terza rotaia per dare lo sgambetto alla
vita: l’angolino in cui infrangere insieme nel frattempo”.
│Il dispositivo mistico e sensoriale di Carlo
Villa.
Maria Luisa Spaziani, che non aveva
l’intensità A differenza del segretario, la presidente del Premio, arrotondata
della calligrafia di Marisa Aino, tutta tesa tra la grazia e la suggestione
della lentezza, aveva pur sempre una calligrafia dalla forma calligrafica, come
l’avevano Cimatti, Grillandi e Gilda Musa, tra la vanità e l’esibizione, ma con
un tocco semplice che rende la vanità più franca e elastica. La direzione
rettilinea della Spaziani, che è un gesto grafico anche di Gerbino, Lucio Zinna
e Luigi Fontanella[i],
carica l’ossessività di alcuni paradigmi rendendo quasi fermo se non
inflessibile l’esibizione di determinati simboli. L’intensità quasi grassa
della calligrafia di Carlo Villa mostra l’ostinazione e l’inerzia dei suoi
paradigmi erotici, la sensualità quasi di rigore, è un gesto grafico che lo
accomuna a Paolo Ruffilli, ma anche a Pietro Civitareale, ad Antonino Cremona e
ad Angelo Scandurra. E come questo Villa ha una forma bizzarra tra eccentricità
e nervosismo, che era evidente anche nella calligrafia di Bufalino come lo è in
quella di Stefano Lanuzza. Lo stile “mistico” di Carlo Villa è sempre pronto ad
esplodere tra una sorta di realismo sensoriale, con tutti i rischi
narcisistici, e la viscosità delle immagini: il dispositivo di sessualità o, se
vogliamo, l’immaginario, che riguarda l’oggetto “a” nei piaceri singolari, di
chi ha questi gesti grafici, precipita di fronte a chi ha una dimensione
grande, come quella della calligrafia di Marisa Aino, che tra romanticismo e
ardimento, incanta la sensorialità inerte e ostinata del calligrafico che
coltiva ossessioni e immagini dentro il sistema digerente delle strutture
mistiche. !V.S.Gaudio
[i]
Cfr. la mia grafopoetica nella introduzione a: IL POETA E IL GRAFOLOGO.
Antologia degli “autografi”, a cura di Giovanni Occhipinti, Ragusa 1984.