Idee per
referendum a Milano
14 giugno 2011
Idee per referendum a Milano ancora più fighi (la felicità a mettere la
crocetta sui sì ieri, in questa città improvvisamente molto giusta molto sana
molto simpatica):
1) vuoi che tutto sia bello?
2) vuoi che tutto sia giusto?
3) preferisci l’aria pulita?
4) vuoi tifare per i buoni?
5) vuoi essere felice?
6) vuoi più baci tutti i giorni?
7) sei per il cibo molto sano?
8) vuoi che la gente di milano sia onesta?
9) vuoi che milano sia bella?
10) vuoi che milano sia come tu vuoi che milano sia?
eccetera.
TAG: MILANO, REFERENDUM
VSGAUDIO says:
MIA NONNA DELLO ZEN ALLA MANIERA DI
E.L.MASTERS
Gli ho scritto una lettera per chiedergli
in nome dei vecchi tempi
di annullare le leggi sull’acqua, sul nucleare e sull’impedimento suo;
ma è probabile che non l’abbia neppure letta.
Allora andai in città e presi *** uno dei poetini, della schiatta dell’amore pubblicati dalla casa editrice di sua figlia,
di annullare le leggi sull’acqua, sul nucleare e sull’impedimento suo;
ma è probabile che non l’abbia neppure letta.
Allora andai in città e presi *** uno dei poetini, della schiatta dell’amore pubblicati dalla casa editrice di sua figlia,
che scriveva meravigliosamente,per scrivergli una lettera;
ma è probabile che sia andata smarrita alla posta.
Così mi sono messa in viaggio per andare a Roma.
Mi ci è voluta più di un’ora per trovare Palazzo G.
E quando lo trovai quelli mi cacciarono via,
trattenendo a stento un sorriso. Allora ho pensato:
“Oh, bene, lui ricorderà la via del Lutri e tutte le
traverse che da essa si dipartivano e tutte portavano a Roma
e quando ha fatto lo Zen stando a pensione da noi”.
Come ultimo tentativo mi rivolsi a un carabiniere di guardia e dissi:
“Per favore digli che la nonna dello Zen del paese della via del Lutri
è venuta a vederlo per i Referendum che cavolo hai combinato ma allora lo
Zen dell’Arancia a che cosa ti è servito, hai dimenticato la cisterna dell’acqua
che c’era vicino al nostro aranceto e hai visto che adesso nell’aranceto devastato
i zingari* ci tengono i cavalli e lo stalliere se n’è andato?”
Bene, in un attimo mi fecero entrare!
E quando lui mi vide scoppiò in una risata, nonostante fosse molto basso,
e mollò i suoi affari di presidente,
e scrisse di suo pugno il decreto per ridarci l’acqua e il suo impedimento
e il no al nucleare, intanto parlava dei vecchi tempi,
ed era felice, il gaudio l’aveva invaso, fece pure il decreto della felicità,
della bellezza, e volle che Milano fosse simpatica
e colta e soprattutto onesta,
ma è probabile che sia andata smarrita alla posta.
Così mi sono messa in viaggio per andare a Roma.
Mi ci è voluta più di un’ora per trovare Palazzo G.
E quando lo trovai quelli mi cacciarono via,
trattenendo a stento un sorriso. Allora ho pensato:
“Oh, bene, lui ricorderà la via del Lutri e tutte le
traverse che da essa si dipartivano e tutte portavano a Roma
e quando ha fatto lo Zen stando a pensione da noi”.
Come ultimo tentativo mi rivolsi a un carabiniere di guardia e dissi:
“Per favore digli che la nonna dello Zen del paese della via del Lutri
è venuta a vederlo per i Referendum che cavolo hai combinato ma allora lo
Zen dell’Arancia a che cosa ti è servito, hai dimenticato la cisterna dell’acqua
che c’era vicino al nostro aranceto e hai visto che adesso nell’aranceto devastato
i zingari* ci tengono i cavalli e lo stalliere se n’è andato?”
Bene, in un attimo mi fecero entrare!
E quando lui mi vide scoppiò in una risata, nonostante fosse molto basso,
e mollò i suoi affari di presidente,
e scrisse di suo pugno il decreto per ridarci l’acqua e il suo impedimento
e il no al nucleare, intanto parlava dei vecchi tempi,
ed era felice, il gaudio l’aveva invaso, fece pure il decreto della felicità,
della bellezza, e volle che Milano fosse simpatica
e colta e soprattutto onesta,
e gli veniva da
ridere,
e raccontava quello che gli era successo da allora.
e raccontava quello che gli era successo da allora.
(dall’”Antologia di Aurélia Steiner, mia
nonna dello Zen”)
*Sic.Proprio scritto così
come si dice nel dialetto di Mia Nonna dello Zen:“ ‘i zìngarï”,con la│ï │semimuta come la
│ë│.