La cosa indispensabile ¨ Mini-Lebenswelt
con Giorgio
Manganelli, Ellsworth Kelly e Klelia Kostas
In questa città, mi disse un
giorno Mia Nonna dello Zen, ciascuno
possiede qualcosa che è indispensabile ad un altro, e di cui, come narra Giorgio
Manganelli nella Centuria Settantasette,” il detentore non sa che fare, o che
ignora addirittura d’avere”[i];
ovvero, precisò Mia Nonna, tutti sappiamo di essere privati di qualcosa che è
del tutto indispensabile, al metabolismo del proprio oggetto “a”, ma nessuno sa
chi lo detenga, e nemmeno se chi lo detiene lo sappia, o nel caso che lo
sappia, come presuppose lo stesso Manganelli, se sia disposto ad offrirlo, o a
barattarlo, o anche a farne oggetto per il dispositivo di alleanza e, volendo,
anche per il dispositivo di sessualità. Si aggiunga che non capitò mai, a quel
che Mia Nonna sapesse, che due persone avessero ciò che è indispensabile all’altro,
per cui, se si riconoscessero o quantomeno attivassero il dispositivo di alleanza
nello stesso territorio così delimitato, la situazione sarebbe relativamente
agevole, potendoci essere uno scambio più o meno paritario. Tipo questo
Ellsworth Kelly con una lettera E del poeta visivo Franco Verdi se
non la G che Salvador Dalì fece, come serigrafia, per il “BolaffiArte”.
Ci fu una storia, aggiunse Mia Nonna, se così si può dire, c’era la figlia del
compare nostro che dovrebbe essere medico, almeno così è che gli viene scritto
in didascalia e anche, di conseguenza, nel rigo della professione sulla Carta d’Identità,
che aveva un disegno originale di Klelia Kostas, anche se, a quanto riferì lo
stesso V.S. Gaudio, pare che non fosse in linea con il suo paradigma artistico,
nel senso che la pittrice rossa di Sanremo soleva fare dipinti e disegni
surreali tematizzati tra yoga, chakra e tantra e, forse, anche (-phi) di Lacan
e che, avendo avuto la richiesta del
disegno per un regalo di nozze al sud, ne trasse fuori un soggetto casto,
presupponendo che i destinatari del regalo fossero, essendo nativi della nostra
città, soggetti irreprensibili, casti e forse addirittura bigotti se non
misogini. Ora, che un disegno, elaborato con questa traslazione non solo
tematica ma anche etica, possa essere considerato indispensabile ad un altro
abitante della nostra città, non ci vuole tanto a capirlo, è poco ma sicuro, ma
il problema si porrebbe qualora il soggetto che è stato il mediatore tra
produttrice e destinatari volesse recuperare quel disegno, dicendo di
barattarlo non con una serigrafia di Ibrahim Kodra ma con questo Ellsworth
Kelly in bianco e nero. Non ne deriva, è evidente, che chiunque desideri veramente ciò che gli è
indispensabile, perché quel disegno di Klelia Kostas non è del tutto
indispensabile, non deve tanto, o non deve solo cercare colui che detiene ciò
che gli è indispensabile, di fatto sa chi lo detiene e, lo si ripete, non è per
niente indispensabile, ma anche, o in primo luogo, colui che presume detenga
ciò che è indispensabile a colui che detiene ciò che è indispensabile al
questuante, che, l’abbiamo visto, non lo ritiene per niente indispensabile, se
non fosse altro per il fatto che quel disegno di Klelia Kostas sarebbe
indispensabile per mostrare come si contrapponga al paradigma di base della sua
arte. In questo modo, disse sconsolata Mia Nonna, si è creato nella nostra
città un sistema ombra, tra accattonaggio, inchiesta, pettegolezzo, ricerca,
investigazione(si fa per dire), questua, usura, che coinvolge tutti, italoalbanesi
e pellegrini dell’incazzatissima Madonna del Càfaro, prima il modo sembrava un
po’ indiretto, adesso, che la matassa dell’imbroglio è inesplicabile, in modo
diretto, tanto che finisce che qualcuno non riesca più a raccapezzarsi tra
scatole da spedire, scatole per il cambio di stagione e scatole per spedire
prodotti di macelleria domestica. Insomma, aggiunse Mia Nonna, si doveva capire
che non ci sono regole sicure perché il questuante possa sapere che mai sia
indispensabile a colui che detiene ciò che è indispensabile al questuante, se,
poi, passati gli anni, e i lustri, il questuante stesso afferma che ciò che gli
era indispensabile non è più indispensabile, e mai più lo potrà essere. Certo,
quando non c’era un questuante così complicato e fuori, in effetti, dalla
nostra cultura e dalla nostra amministrazione dell’ombra, la faccenda girava,
un poco alla volta, abbiamo fatto e istituto questo modo di indovinare, di
dedurre che segue all’incirca un percorso come segue: qualcosa mi è
indispensabile, ma non è indispensabile a colui che lo detiene: così, ad
esempio, tu dici che ti è indispensabile il disegno di Klelia Kostas, fuori dal
suo paradigma artistico di base, e colui che lo detiene ci sta facendo sopra
degli scarabocchi, quindi non gli è più indispensabile, a meno che non sia a
corto di carta da disegno e non voglia fare gli scarabocchi sui rullini di
carta per i registratori di cassa dell’Olivetti; ora, se ciò che è
indispensabile a me, a lui è inutile, ciò significa che ha bisogno di una cosa
che deve essere estranea a ciò che mi è
indispensabile, ed anche estranea a tutto ciò che io detengo: così, se lui ti
dà il disegno della Klelia Kostas, già tutto scarabocchiato, tu che cosa gli dai
in cambio, se ha bisogno di una cosa che tu non hai, metti i rullini di carta
per i registratori di cassa dell’Olivetti? Dunque, come scrisse anche
Manganelli, analizzando se stessi, e la merce che hai in casa o che vendi,
taluni credono di poter capire che cosa, almeno a grandi linee, sia indispensabile
a quel rivenditore dei registratori di cassa dell’Olivetti, che detiene il
disegno, fuori serie, della pittrice rossa di Sanremo, che, come scrisse
V.S.Gaudio, nonostante fosse di Sanremo e nonostante non avesse alcuna voglia
di farlo non andò mai al Festival di Sanremo né si abbonò alla Tv di Stato che
lo organizza per poterlo vedere trasmesso nemmeno in bianco e nero, come il
quadro di Ellsworth Kelly, che, a questo punto, occorre riuscire a individuare
la persona che detiene questa cosa indispensabile, la quale, a sua volta, avrà
convenienza a cederla solo se gli viene fornita la cosa che a lui, o a lei, è
indispensabile. E’ davvero un problema insolubile, per quanto, così disse Mia
Nonna, circoscritto nella nostra città, o almeno in quella che lo fu, che,
stando alla superficie doppia del nome che la designa e la fa titolare del
codice catastale, non è che la metà del
regno dei detentori dell’ombra e dei suffragi alla Madonna del Càfaro, e
quindi, a conti fatti, e chiuse le vie di accesso e bloccata l’occupazione
territoriale, con qualche accorgimento anche parentale o sub parentale, per via
di quel broglio primordiale tra dispositivo di sessualità, facoltativo, e
dispositivo di alleanza, amministrativo, trattandosi di cose indispensabili,
nessuno può rinunciare a cercare una qualche soluzione, e la ricerca della cosa
indispensabile, ammesso che, in definitiva, per via dell’ombra, non sia questo
quadro di Ellsworth Kelly, che quel questuante di prima potrà barattare con il disegno,
fuori serie, di Klelia Kostas, ammesso che stia ancora nella nostra città o
che, qualora fosse stato esiliato nel Pantano di Villapiana, gli si vada a
chiedere se ne desidera la conclusione.
[i]
Giorgio Manganelli, Centuria. Cento piccoli romanzi
fiume, Rizzoli editore, Milano 1979.
Prossimamente sempre qui su “Uh Magazine”
! Mini-Lebenswelt con Ellsworth
Kelly - Two Blacks and White v