Istanbul by Yener Torun
Il poeta non
è affacciato, svagatamente, alla grande, colorata finestra; non è notte, ed
egli non guarda i ripidi pendii, le valli anguste, dominate dalle rovine del
suo palazzo, nella lunga solitudine, dietro la finestra gialla, il poeta si è
abituato a se stesso, e non cerca né di affacciarsi, né di cambiare finestra,
che so, mettersi alla finestra verde. Per molto tempo, il cruccio di queste
finestre colorate l’ha
angustiato; chissà mai potrà localizzarmi, alla finestra giusta, che, ora che
ricordo, dovrebbe essere quella gialla, anche se, mi par di ricordare, quella
volta, tempo fa, la dipingemmo di rosso. Egli avrebbe voluto che, passando l’analemma
esponenziale del suo oggetto “a” assoluto
alzasse gli occhi verso la finestra
giusta e far intendere al poeta che gli stava quanto meno sussurrando
pensieri gialli e anche rossi: ti sto pensando mio poeta, mio devastatore dell’animus, mio
shummulante (-phi), nella profondità della vallèa, nella profondità , e nella
parte meno illuminata, del colore giallo, ti amo lentamente, ti amo accostando
lungo questo sentiero irto, lontano, e tu ti chiedi perché, dopo anni e lustri,
vengano in tante sotto la tua finestra , e tu, che conosci l’ansia e la
sofferenza, con chi mai di noi potrai scambiare una tua parola? E come, per
virtù del mio animus e del mio (-phi), o per il loro colore, abbia potuto
scoprire la tua finestra? E perché nel medesimo giorno siamo venute in tre a
cercarti? E chi veramente, tra noi, tu volevi vedere? A chi di noi avresti
svelato il colore giusto, avresti spalancato la finestra e dire: anche se
soffro di satiriasi, e non posso scriverti una lettera al giorno, come avrei
voluto, e perciò faccio tardi sette notti su sette, per tutta la tensione del
pensiero fallico attorno al tuo podice ectomorfo, e lo sforzo senza limiti di
cercare di shumullarti , in verità, sei sì l’analemma esponenziale del mio
oggetto “a” assoluto,
ma, ora che sono alla finestra gialla, è te che voglio ‘ngazillare[ii],
almeno fino a che scende la notte e allora il giallo della finestra si
spegnerà, e blandamente io diverrò il tuo fantasma, fino a quando la mattina
dopo un’altra lancerà
un sassolino verso i vetri della finestra blu.
[i] La ü turca
si legge come la “u” francese di “sur”. La ș turca si legge come
il digramma “sc” di “guscio”.
[ii] Sta per il turco “coșturmak”(leggi la ș come il digramma “sc” di guscio),
entusiasmare, esaltare, se non farle l’elogio, la lode, elogiare o lodare come mburr
in shqip, e övgü in turco(leggi: euvgu, come la u
francese di “sur”), come sostantivo archetipo e övmek, come schema
verbale.
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