UGLOW’S BANANA. Mini-Lebenswelt con Giorgio Manganelli e
Euan Uglow▐
Forse tra la fine di domenica
e il primo lunedì, lei comincia a disporre la settimana, tramando un sottile,
arduo calcolo di apparizioni. In genere, lei dedica il lunedì, giorno ottuso,
che regge il peso instabile d’una settimana, secondo quanto scrive Manganelli
nella Centuria Quaranta[i],
a un’apparizione in skinny-jeans, leggera ma stretta, quasi innocente e
innocua. Tanto le basterà, poi, per scegliere la banana giusta, stesso peso
instabile, stessa castità, stessa innocenza, anche con un arco di 25 centimetri,
sarà lieve, liscia, senza pondus affettivo, una innocua debolezza, un vizio
innocuo. Il lunedì si è tra la possibilità di un vento depressivo e un’angosciante
pioggia, comunque lei nel vento con
quegli skinny-jeans ci passa bene, sorride estasiata quando ripensa al poeta
che, quand’era ragazzo, bucava gli appuntamenti con Marisa Aino se c’era vento
sul lungomare, e poi le viene un’aria amabile e delicata, un po’ colta e un po’
stolta perché rivede la stessa coppia nel loro ineguagliabile, patafisico, step-style
su quello stesso lungomare, e quasi quasi
lancia un urlo d’angoscia: non aveva ormai formalizzato, anche se
oralmente, lo stesso ufficiale dello stato civile, che si trattava della “coppia
più bella del mondo” ? L’apparizione del martedì sarà dunque più estrosa e
generosa, anche se sempre pacata se non banale, un maglioncino rosso, forse,
sempre con gli stessi jeans, cambierà le scarpe, forse, e la banana, di
conseguenza, tornando a casa forse sarà più pesante e, non trovandola, cosa mai
prenderà di così pacato e generoso? Una
volta lei vide la banana di Euan Uglow, che non le suggerì niente di
terribilmente ainico, né fu presa dal gaudio o, fingendosi indiana, si mise ad
esclamare “Grande Manitù!”: era mercoledì, e al mercoledì lei amava apparire
per farsi desiderare ancor di più, ma non amare, tanto che nel programma mette
sempre quelle mutande La Perla che, sin
dalla prima volta, le hanno sempre prodotto godimenti immediati ed estesi,
mercoledì interi di pioggia e di desiderio, o di vento e di gaudio, non
necessariamente sul lungomare dell’omonimo poeta ma anche per vie o piazze , ma
anche viali, di altre cittadine, anche con altitudine collinare e belvedere con
annessa ringhiera. Il giovedì , così consolata e presa, anche se
sostanzialmente delusa dalla banana di Euan Uglow, sotto un vestito debitamente
dotato di cinturino metterà le mutande della maison Lejaby, che, ad
allitterarle, sono incredibilmente connesse al giovedì, fosse pure il
jeudi della casa produttrice: lei amava
mettersele sempre per sentire l’odore del mare, le aveva comprate in un città
di mare, ed erano state le mutande del mare perché ad esse aveva affidato le
angustie dei giorni precedenti e bagnandosi in quel mare si era talmente
consolata che la banana quella sera fu quella patagonica da 10 se non 11 pollici, a trovarla; pertanto,
al giovedì, come da programma, è d’uopo abbinare questa sorta di banana, via
dalla angosciante perplessità suscitata e alimentata dalla banana di Uglow. Il
venerdì, lei va a passeggio con le amiche: e ognuna, se ne conviene da più
parti, ama alludere alla propria banana desiderata, quella che fa l’intelligente
perché porta gli occhiali si capisce subito che va a passeggio il venerdì e a
sera fa anche lo struscio sulla via dedicata a uno che, ci sono le carte, a
saperle leggere, era sicuramente del
paese del Nero d’Avola e qui non c’era mai stato perché era dato disperso nella
guerra mondiale, come, d’altra parte, buona parte dei cognomi che ora si davano
a capo di molti stati di famiglia: questa con gli occhiali il venerdì è per la
doppia banana di Uglow; quella che fa la
sfortunata, in amore, e che è incline alla gratitudine, lo si capisce da come
lecca il gelato, le va bene anche la Uglow standard; una terza, noiosa e
innamorata, ma senza amore, non ama la banana perché è commestibile, ha altri
aggeggi sostitutivi. Lei, la nostra protagonista, il sabato appare più
generica, e non ci si fa caso, nemmeno al supermercato; d’altronde, visto con
che banana si è data al gaudio il venerdì sera, la mitica 12 pollici, quella
dell’elogio del mare o del genere maschile, la gaz-banane la chiamano gli albanesi, e gli italo-albanesi la
traducono, se è possibile, con “la banana
di(del) gaudio”, tanto che spesso
non appare nemmeno sul balcone il sabato. La domenica, infine, il terribile
giorno, il giorno ainico, il giorno della “Domenica In”, si sta a casa, in
famiglia, manco fosse Natale, e si guarda la Tv che per la sua stessa natura, è
in scena all’interno della casa, è quindi oscena, lei sta, comunque, senza
mutande, né La Perla né Lejaby, nel giorno più cavo della settimana, nella sua
stessa cavità; se,invece, è una domenica di mercato, lei ama apparire al
mercato per via degli items del Contatto
e della Carezza di cui al Manualetto della Mano Morta del poeta, che un piccolo editore, che tra l’altro
pubblicava la guida a tutti i mercati e le fiere d’Italia, ha diffuso dappertutto
come bootleg[ii] per
produrre le sequenze settimanali di lei nelle sue fantasie versus Uglow’s Banana.
!
V.S.Gaudio