UN SALUTO PER TULLIO DE MAURO
- di Mario
Grasso.
Si finisce col ripetere concetti che
sono stati espressi per altre occasioni di sgomento, tutte le volte che un
amico, un maestro ci lascia. Eppure la verità è altra, perché è altro di volta
in volta il dolore, altre le riflessioni su una parte della stessa nostra vita
che si scopre orfana di qualcosa, non solo di qualcuno. Per Tullio De Mauro non
è come è stato per Umberto Eco poco prima, o come per Maria Corti, o prima
ancora per Contini, per la Montalcini, nomi come piramidi la cui presenza è
stata retaggio di significati per l’Italia e di riflesso per il Mondo. Ciascuna
di queste gradi firme, come usava dire in altri tempi, ha lasciato di sé una
impronta ma forse pochi eredi. E siccome cambiano i tempi e cambiamo noi, non
sia da prendere per esagerazione una valutazione più esclusiva che più si
approssimi al vero. Maestri che a proposito di scrittura e scritture ci hanno
insegnato a osservare il rapporto che lega nella espressione artistica la
funzione intellettuale a quella formale. Insegnato che la perfezione formale è
soltanto un aspetto diverso della elaborazione intellettuale, e che la prosa si
organizza in un ritmo artistico nella stessa misura e con la stessa tensione
intellettuale che determinano la descrizione esauriente ed esatta dell’oggetto.
Ed è già una impertinenza evidenziare quanto non è che una scheggia micronica
rispetto a quanto d’inesprimibile scuote chi ha avuto la fortuna di vivere per
qualche momento accanto a tali giganti di un mondo che la rivoluzione portata
da internet ha cominciato a fare scendere nella tomba della storia. Tullio De
Mauro ha impiegato tutta la sua vita a studiare l’italiano, a penetrare nei
momenti più segreti del linguaggio. A differenza dei Maestri che ho citato
prima ha percorso in tutte le direzioni l’universo linguistico italiano
lasciandoci strumenti definitivi quindi unici insostituibili. Adesso non c’è
più perché la beffa per chi lascia modelli perenni è quella delle leggi
biologiche con gli imprescindibili limiti che accomunano il privilegio della
vita. Si dovrà aggiungere che non farà parte del ricordo di questo Maestro la
sua parentesi al Ministero della Istruzione, parentesi significativa se
giudicata dal punto di vista dell’impegno dell’intellettuale convocato in un
momento di necessità. Ma anche di un segnale che può aver dato la politica di
riconoscimento dei meriti di chi era vissuto per lo studio (e agli studi era
immediatamente tornato). Una parentesi quindi come occasione di conferma di un
obiettivo valore. Né si può trascurare il ricordo dei momenti legati al
rapimento e alla morte per mano mafiosa del fratello Mauro. Ma questo solo per
un dovere di menzionare un aspetto umano di quanto può essere capitato all’uomo
come momento di un trauma familiare vissuto e subìto come una ferita rimasta
inesorabilmente aperta. Ed ecco il ricordo mischiarsi ai ricordi per chi resta
a testimoniare e a salutare con riverente cenno un grande italiano cui un po’
tutti dobbiamo qualcosa quando scriviamo, parliamo o leggiamo.
Pagina 158 e 159 della Guida: G e I del Vocabolario di base della Lingua Italiana |
Tullio De Mauro│
Guida all’uso delle parole
Editori
Riuniti.Libri di base│
Roma
1980
V.S. Gaudio, quando vide che, nel vocabolario di base della lingua
italiana, non c’era “gaudio” né tra le 2000 parole del vocabolario
fondamentale, né tra le 2900 dell’ altro vocabolario di alto uso, e
nemmeno tra le 1800 parole del vocabolario di alta disponibilità, invidiò
non poco il verbo Godere, che, lui
sì, era compreso nel vocabolario
fondamentale, forse per via del fatto che si stava aprendo il decennio dell’edonismo
reaganiano? A Mario Grasso ebbe sempre pudore di comunicargli, anche per via e-mail,
che ,come aggettivo, lui era nel
vocabolario fondamentale e come s.m. nell’altro vocabolario di alto uso. Anche “mafia”
era nell’altro vocabolario di alto uso, a differenza della “fiscalrassi” di cui
a Georges Perec dei 53 jours, che non
esiste né nel vocabolario di base né in qualsiasi altro vocabolario della
lingua italiana, fosse anche lo Zingarelli!...
A Mario , che
ha avuto da V.S. Gaudio una divagazione
ziffiana sulla sua poesia, dobbiamo ricordare che, quando apparve in Italia
nel 1969 , Itinerari filosofici e
linguistici di Paul Ziff, l’introduzione era proprio di Tullio De Mauro e,
se va a vedere, c’era un interrogativo di Tullio De Mauro, nel sottotitolo del
testo di V.S. Poi, resta
epocale e di una semplicità assoluta, quasi patafisico l’incontro in ascensore
a Lovanio tra l’emerito linguista e il giovane studioso, anche della lingua
italiana, Alessandro Gaudio.
|