L’identità sporca e bionda della ragazza del treno di
V.S.Gaudio
│V.S. Gaudio usava
leggere le proprie poesie appena scritte, eravamo negli anni settanta, a una
ragazza bionda conosciuta su un treno che lo stava riportando da Torino nella
Culabria del Nord, per vedere che impressione facessero su una mente semplice.
E in questo niente di strano. Anche Molière pare che leggesse alla cuoca le
proprie commedie appena scritte. Si sa che il giudizio dei competenti sulle
opere letterarie, come dimostra la Reale Accademia di Svezia, è sempre viziato,
o partigiano, o tendenzioso e, in ogni caso, non genuino se non del tutto
amministrativo. Ottimo dunque fu l’espediente di Molière e ottimo anche quello
di V.S.Gaudio, che aveva conosciuto sul treno questa patafisica ragazza bionda,
“docile fino ai piedi”, le scrisse in un verso, “dal groviglio da cui tenta scopi e problemi”[i], e lei, quando gliela
lesse, scoppiò a ridere, tanto che il poeta, che non poteva permettersi il
lusso di una cuoca, a differenza di Molière, e anche di Kant, come ricorda
Achille Campanile[ii],
le fece una domanda, senza esporre teorema, sensibile, completò la semplice
operazione per significarne pena dell’organismo, insomma voleva farle capire a
quella ragazza tanto in carne e pondus quanto scema e ignorante l’equivoco
della controversia. Ti ricordi? Le disse: eri affacciata al finestrino, e
assumevi espansioni, sostenendoti passato, a residuo di contesto, da dove
incartavi abbreviazioni e definivi fissità lievi e fertili incertezze dal foro
dell’analogia, quello di Bradley, da quel foro crescevi…a questo punto, la
ragazza: ma davvero mi hai visto così sul treno? E quando mi sono affacciata al
finestrino, alla stazione di Termoli o a Bari, come quella ragazza di Göteborg[iii]? Ma sei sicuro che ci siamo conosciuti in
treno? E questo Bradley chi sarebbe, tuo zio o tuo nonno, o il tuo cappellaio?
Ma questo non ha importanza, le rispose il poeta, quello che interessa qui è
che io possa leggerti le mie poesie come facevano Molière e Kant alla cuoca, quello
le commedie e questo le opere di filosofia, e questa
tua identità sporca e bionda che ha un principio che assolutizza lo
scetticismo di Protagora non solo ti fa
fare l’analemma esponenziale del mio oggetto “a” e quindi mi tira su il (-phi)
di Lacan, lo psicanalista che non c’entra un cazzo con Verdiglione, specie
quando volgi la schiena all’alba, persa di già nel crepuscolo che conta le
presunzioni del reale, ma, appunto, ti fa essere una presuntuosa ignorante,
mentre io affino , con l’equivoco, questo equivoco, il probabile, scalza eri un’identità
che a priori avevi una violenza, obbligo di una giustificazione che ci adatta,
comunione talvolta nuda che persuade, aggredita dal vento nei capelli, avevi un
che di sporco che assolutizzava lo scetticismo di Protagora[iv], e per questo t’avrei
sbattuto contro il finestrino e fatta mettere in ginocchio sul sedile dello
scompartimento, se non ci fossero stati altri viaggiatori, i tuoi stessi
parenti, per farti contare le presunzioni del reale, prima, e le fissità lievi nonché le fertili incertezze
nel foro analogico di Bradley[v] ti avrei fatto incartare
non solo abbreviazioni falliche e uretrali! Così quella ragazza non gli disse
che aveva la pentola sul fuoco, come la cuoca a Molière, che chiudeva la porta
a chiave e si metteva a leggere[vi], si rimise scalza e gli
disse che mi piacerebbe vederle pubblicate queste due poesie, sai, davvero mi
sento come la cuoca di quel tuo Molière, che cazzo me ne frega di cucinare,
sapessi quante volte ho ripensato al nostro incontro sul treno e quante volte
ho immaginato che mi prendevi come hai detto, e quante volte sono venuta a
prendere quel treno e quante volte mi sono fatta la tua identità sporca e
bionda e assolutizzavo per te lo scetticismo di Protagora e il tuo (-phi), oh
gaudio, mai visto un (-phi) così innalzarsi al mio Medio Cielo e ficcarsi nel
foro analogico di Bradley!
[i] Cfr. V.S.Gaudio, Due concrezioni del 1976, in: Idem, Lavori dal desiderio, Guanda, Milano
1978.
[ii] Cfr. Achille Campanile, La cuoca
di Molière e quella di Kant, in: Idem, Vite
degli uomini illustri, Rizzoli Editore, Milano 1975.
[iii] Cfr. V.S.Gaudio, La ragazza di Göteborg,
© 2007, in
preparazione come ebook per UH.Book. Comunque, se ne può leggere
un estratto in: V.S.Gaudio, Il fantasma
che allunga le gambe verso il poeta, in: A.Gaudio, Il limite di Schönberg.Ricerche estetiche con testi di V.S.Gaudio,
Prova d’Autore di Nives Levan, Catania
2013.
[iv] Cfr. V.S.Gaudio, Due concrezioni del 1976, in part. la prima
delle due, ed.cit.
[v] Ibidem: in part. la seconda delle due concrezioni.
[vi] Cfr. Achille Campanile, La cuoca di Molière…, ed.cit.
Due
concrezioni del 1976
vivida
c’è
questa possibilità di ordinare i toni
dalla
funzione stessa che li definisce
la
pertinenza della questione
c’è
l’abitudine di questa fiducia
da
accordare, una posizione che somma rigidità
e
slittamenti
come
quando stasera a sostegno della competenza
chiara
profondità che calma viene a riempire
all’estremo
un’astenia
che non trabocca, non ha forza
per
significarsi nell’insistenza di una identificazione
che
tenta il silenzio che ci rende consapevoli
che
lei guida un’anima per non farla scivolare
per
una china astratta
è
vivido
l’equivoco
che affina il probabile,
scalza
c’è un’identità che a priori ha una violenza
obbligo
di una giustificazione che ci adatta
comunione
talvolta nuda che persuade
aggredita
dal vento nei capelli
identità
sporca e bionda che ha un principio che assolutizza
lo
scetticismo di Protagora,
e
quando c’è timore di nascondere la scelta
volge
la schiena all’alba, persa di già nel crepuscolo
che
conta le presunzioni del reale
14 agosto 1976, Pantano di Villapiana
*
se
ne ha tempo
corrosa,
docile fino ai piedi
come
obbliga connessione, di opaca certezza
dal
groviglio da cui tenta scopi e problemi
e
introduce domanda senza esporre teorema
sensibile
completa
semplice operazione che ne significa pena
dall’organismo
da
cui afferma l’equivoco della controversia
e
ne assume espansioni, sostenendosi passato
a
residuo di contesto
da
dove incarta abbreviazioni definisce fissità
lievi
e fertili incertezze
dal
foro dell’analogia Bradley cresce
(impiega al fondo mancanza
ad appuntarne
parte da cui pratica
astrazione,
conducine
senso fino al teorema contestuale
in cui
significa
16 agosto 1976, Pantano di Villapiana
!da: V.S.Gaudio, Lavori dal
desiderio, Guanda,"Quaderni della Fenice", Milano 1978│