Il catalogo dell'ultima grande mostra di Sarenco:
tra maggio e luglio 2016 a Torino
alla Fondazione 107
Sarenco, nome d’arte di Isaia Mabellini, è nato
a Vobarno,sulle montagne della Vallesabbia, in provincia di Brescia, nel 1945.
All’età di sedici anni, nel 1961, scrive la sua prima poesia. Nel 1963 produce
la sua prima opera di ‘poesia visiva’. Nel 1965 la sua prima mostra di poesie
visive. Dal 1966 ad oggi la sua attività espositiva conta centinaia di mostre
nel mondo, quattro partecipazioni alla Biennale di Venezia, una partecipazione
alla Documenta di Kassel e una partecipazione alla Biennale di Siviglia. Ha
pubblicato una trentina di libri, fondato numerose riviste d’avanguardia (la
più famosa delle quali rimane Lotta Poetica). Negli anni ’80 si è trasferito
part-time in Kenya, realizzando opere di forte impatto anti-coloniale, in
seguito alla sua amicizia e collaborazione con i grandi eroi Mau
Mau,sopravvissuti alla mattanza del colonialismo inglese. Rientrato in Italia
per problemi di salute, ha costituito con il fratello Oriano la ‘Fondazione
Sarenco’ che, tra le altre cose, si occupa del suo lavoro e dell’organizzazione
del lavoro di alcuni dei più interessanti artisti africani contemporanei.
Attualmente vive e lavora a Salò, sul Lago di Garda, dove si occupa del
riordino di tutte le sue numerose pubblicazioni, della conservazione dei suoi
cinque film (presenti per ben due volte a Festival Internazionale del Cinema di
Venezia) e dei suoi dieci video-film professionali. In Fondazione 107 Sarenco
presenta Le carte di Salò, un’unica grande opera composta da 200 collage
realizzati nel 2015/2016 durante un periodo di riposo forzato durante il quale
l’artista ha ricostruito il suo percorso artistico rielaborando le opere più
significative dal 1963 ad oggi attraverso l’esercizio della memoria.
L’installazione si sviluppa tracciando una linea continua che seziona lo spazio
espositivo tagliandolo in due piani. Al centro della sala esplode Caravanserraglio,
una selezione di opere a partire dagli anni ’90 che costruiscono una grande
installazione. Scultura, pittura, collage, fotografia e performance sono
presenti in un allestimento che evoca il nostro immaginario nel
Caravanserraglio, luogo di riposo e di ristoro per i viandanti ma anche
territorio di incontro e di scambio. Sculture alte oltre 4 metri laccate di
bianco raffigurano i ritratti giovanili dei poeti amati da Sarenco, i ‘veri
giganti’ della cultura del XX secolo: Marinetti, Apollinaire, Tzara, Breton
così come grandi dipinti su corteccia realizzati in Africa: superfici su cui
parola ed immagine si integrano, sovrappongono e talvolta contrastano in un
gioco in cui la traccia è la storia poetica dell’artista, o quadri con le
ceramiche di Siviglia realizzate in occasione della Biennale, con il materiale
tipico utilizzato dagli artigiani di questa città. Con Il Poeta è nudo,
installazione a terra disposta a tappeto, attraverso la provocazione (Aiutate
l’arte, grazie per l’offerta), Sarenco testimonia il ruolo del poeta
contemporaneo, ultimo anello di un sistema economico indifferente alla
sopravvivenza della “vera” cultura, quella dei “no-man” (i poeti, gli artisti
non ufficiali, ecc.). Un‘installazione di pali funerari Giriama (una tribù
della costa del Kenya), ognuno dedicato a un poeta morto, quelli che hanno
fortemente influenzato la sua vita di poeta e, nel caso dei poeti
contemporanei, i compagni di viaggio che hanno condiviso con lui la gioia e il
peso di essere ‘poeti’. 14 lavagnette scolastiche organizzate come una Via
Crucis o le sculture di un’installazione di donne della tribù Maasai del Kenya,
che cantano contro lo stupro durante la lotta di indipendenza organizzata dai
Mau Mau del Monte Kenya contro i colonizzatori o i 3 Black Voyeurs, installazione
scultorea in cui gli africani prendono coscienza della loro identità vitale e
culturale diventando ‘personaggi pubblici’. Chiude questa rassegna antologica
la rielaborazione del portale di Aushwitz di cui Sarenco ha modificato la
famosa scritta sostituendo la parola ARBEIT (“lavoro”) con la parola GEDICHT
(“poesia). In una sala a parte sarà esposto African Dada, in occasione del
centenario dalla nascita del movimento Dada (1916) sarà presentata
un’importante opera composta da 42 tavole e 1 scultura raffigurante il
dittatore Amin Dada secondo una teoria che sostiene che i tre grandi movimenti
artistico-culturali delle avanguardie storiche del Novecento (Futurismo, Dada,
Surrealismo) abbiano radici profonde nell’humus dell’Africa Nera.