Giovinezza di Eliangela. Eroina del ciclo troiano
by Gaudio
Malaguzzi ░
Dalle Storie di Troia:
Giovinezza di
Eliangela.
Nell’aria
chiara del crepuscolo volavano le nottole intorno alla Torre Saracena e i
vecchi della Magna Grecia, seduti a prendere il fresco nel bosco del Torinese,
conversavano pacatamente. Le bianche tuniche, il pallore dei volti, le candide
barbe quasi li facevano confondere con le cornacchie bianche che solo lì
c’erano. Giungevano attutiti il brusìo e le grida dell’ex Pinoca del Pantano
che era diventata una stazione balneare sul modello di Cervia-Milano Marittima,
a quell’ora tutta brulicante e quasi in disordine, insieme con un profumo acuto
di frutta sfatte e di banane che dava un’inquietudine e una tristezza oscura e
forte.
“Mia figlia”
diceva un saggio dalla barba fiorita “vuole sempre ballare”.
“Queste
ragazze” osservò un vecchietto tutto rugoso “sono una disperazione. Anche le
mie nipoti, perché la smettino di ballare e cantare bisogna prenderle a
nerbate, in ogni senso.”
“Eh,” sospirò
un terzo, dal finestrino della Torre, “non è più come ai nostri tempi.
Oggigiorno la gioventù è molto distratta. Il gioco della pallavolo, il lancio
del peso, il giavellotto, il salto con l’asta, la ginnastica, ecco le cose che
la interessano. Ma lo studio, zero.”
L'atrepsico *** li stava a sentire con un sorrisetto di superiorità.
“Invece,”
diss’egli alla fine “mia figlia canta e balla sempre. Notte e giorno e vuole
aprire un Parcheggio per farci un video. Si sta consumando nelle prove
continue. Devo costringerla io a coricarsi.”
“Diventerà una
grande cantante o quantomeno farà la ballerina alla Televisione” osservò un
amico con invidia.
“Queste son
figlie che danno soddisfazione ai genitori” disse un altro sospirando.
“Mi consuma
tanto di quella luce per fare le prove da alzar l’idea” riprese il padre. “Un
patrimonio, ci vuole, e pensare che ha Marte sullo stesso grado del Sole di
Maruzia.”
“Marte
benedetto, “dissero tutti.
“Certo,”fece
il padre della ragazza che voleva fare un video come quello di Solange [i]“ e non vi nascondo che
sono molto soddisfatto di quella ragazza, altro che la sorella che le abbiamo
dovuto aprire il negozio sulla base dell’assioma connesso all’archetipo-sostantivo Lejlek[ii].”
Gli altri
vecchi crepavano dall’invidia e si davano di gomito, ammiccando a quella del
sostantivo, che non si sa quanti aborti doveva fare ad ogni ciclo con le
pillole della dottoressa. Ad Atene o a Troia, queste cose o questa prescrizione
fallace dell’archetipo-sostantivo, come dallo schema fatalistico dei Cavalieri
di Iside e della Vergine, e anche di Astarte, a meno che non fosse del tutto
Minerva, per via della pulsione fallica tra sapienza scolastica e manierismo
del quiz di Mike Bongiorno e confratelli, e vocazione pugnace per le Battaglie dei Gesuiti, che, è
evidente, non facevano i gesuiti ma queste adepte di Minerva agli alunni dei
gesuiti e dei cavalieri di Malta e di Colombo, foss’erano anche semplici agenti
ammascati o semplicemente preti e diaconi
se non maestri pedofili in
esercizio anche alle scuole medie inferiori e superiori, e d’avviamento, a
Troia, dicevamo, questa determinazione della parola e dell’etichetta,
foss’anche del nome di un negozio , anche ambulante, non avrebbe mai avuto
questa così inquietante connessione
con l’ossimoro del cavallo di Troia,
ancorché non fosse un vero e proprio ciuccio, o una ciuccia, della Sibari Alta,
per via della fiorente comunità montana e della relativa associazione per
bonificare il satanasso e farci la stazione balneare suddetta.
S’alzarono
quei vecchi attorno alla Torre. Ormai il giorno era finito e si vedeva passare,
oltre che la littorina che a quell’ora passava sempre puntuale, qualche lenta
matrona, qualche brunetta magra e nervosa negli skinny-jeans sgattaiolava dal
supermercato per darsi da fare con le battaglie dei gesuiti, che questa è l’ora
più consona stando al bioritmo di Minerva, che, è risaputo, aveva l’aspetto di
angolo piatto tra Mercurio e Urano al Meridiano e per esserne la Grande Maestra
anche l’altro angolo piatto tra Marte e Plutone, che sono i vettori di quello
che, poi, un enigmatico psicanalista francese denominerà (-φ), evidente omaggio a
questa dea della mitologia greca.
Che cosa
studiava Eliangela?
Studiava
l’amore nel lotto del parcheggio, o del lavaggio, o del maneggio. Non c’era
branca sinonimica dell’archetipo-sostantivo ch’ella si lasciasse sfuggire. La
storia poi ce lo ha confermato. Lei – lo sapete – fu una gran seguace di
Minerva. Fu lei che formulò il famoso ottativo: “I want you back”[iii]. Potè arrivare a questa
conclusione, dopo la pubertà e almeno un
lustro di maturità, arco di tempo in cui
maturò questa pervicace voglia. Anche se
c’è qualcuno che asserisce che l’ottativo sia stato formulato da Maruzia,
sempre per via della somiglianza che c’è tra il Sole di questa e il Marte di
Eliangela. Altri asseriscono che più che un ottativo quello di Maruzia fu, in
sostanza, una sorta di ammirativo, per via della radice del suo nome.
Comunque, finì
che Eliangela fece la sua canzoncina sul parcheggio, e al poeta gli arrivò prima all’orecchio e poi ne
visionò il video quasi un lustro dopo, quando sequestrarono un parcheggio
sotterraneo in una piazza urbana, e lui ebbe da riflettere sul fatto che adesso
il T-OK[iv] di quella città sarebbe
cambiato di punto in bianco, e nel bosco del Torinese, buttati giù gli ultimi
eucalipti, misero su il parcheggio per il lotto delle caravan. E lui, il poeta,
ve l’immaginate, si disse, senza che nessuno potesse rispondergli, Eliangela,
che non è torinese, che canta il famoso
ottativo in quel Parking Lot che fu torinese?
A Torino,
rammentò il poeta, le giovinette come Eliangela e Maruzia, di battaglie dei
Gesuiti, ne sanno una più del diavolo, per via anche del fatto che sia una
città magica e occulta, che è luogo naturale per mettere in uso quell’ottativo del back anche nel Parking Lot
di una stazione ferroviaria, non foss’altro perché il T-OK della città sabauda
è ben più alto del T-OK di quella città del sud[v] dove hanno sequestrato il
Parking Lot. Adesso, concluse il poeta, mi toccherà pensare al Play-Back, a un
indice che, come l’indice T-OK, per ogni città e contrada urbana e suburbana
della penisola e non solo della Magna Grecia, indichi la predisposizione di
base della popolazione femminile, non solo quella predisposta al canto e al
ballo, al PLAY-BACK: a Torino, specialmente al Mercato della Crocetta, il T-OK
era il triplo del T-OK medio della città[vi], il PLAY-BACK, anche nel
Parking Lot che ci sarà alla Crocetta, si potrà stabilire che sia fondamentalmente il triplo del PLAY-BACK
medio della famosa città che dette i connotati “catastali” al bosco del
torinese?Il poeta presuppose di sì, visto che nel T-OK, in uso in quella città
o altrove, è incluso anche la variante tattile del PLAY-BACK; anzi, per questo
sovrappiù già dato, il PLAY-BACK alla Crocetta, anche fuori dal Parking Lot,
sarebbe sestuplicabile. Anche nel Parking Lot della Rinascente di una volta, in
via Lagrange.
[ii] Semplicemente, è
traducibile con “cicogna”: come sostantivo-archetipo ha in sé il
“permesso”,”consenso”, “licenza” di “lèje” e di “lek”, che è il “denaro”.
Arriverebbe, la cicogna,quando la licenza del denaro, ovvero: o viene pagata, o
chi l’aspettano per aspettarla devono avere il “lejlek”! Una regola nascosta e
gesuitica, non trovate?
[iii] Eliangela, che molto
deve al paradigma del video e della canzone di Solange Knowles, se avesse il
Marte della sorella di Beyoncé, in Capricorno, e come lei fosse una longilinea
ectomorfa, stando a Torino, avrebbe
avuto la disponibilità alta nell’accettare gli items 4 e D nei fattori
cinestesici e della Carezza: si farebbe toccare con le gambe, con la coscia” e
premere con decisione, il gesto che corrisponde alla quarta porta, quella del
“bacio”. Fosse invece più simile costituzionalmente a Maruzia, Eliangela
sarebbe tendenzialemnte predisposta ai fattori E, 5 e i0: si farebbe
maneggiare, tastare, agguantare, con una mano, con due mani, anche con il dito,
o il (-phi), nel canale dello
shummulo(item Carezza=E, e item Contatto=i0); dopo essersi fatta toccare con il
pube((fattori cinestesici:5).
[iv] Il T-OK è il tasso di accettazione
dell’approccio tattile, così come lo ha coordinato V.S.Gaudio, in
TAT.Trattatello dell’Approccio Tattile,©
1999. Qui, nella città, dove è stato sequestrato il Parking Lot, il T-OK era
pari a 1.65, che rientra nella forchetta del Tasso di Accettazione MEDIO.
[v] Nella città sabauda, il
T-OK era dato pari a 26.4, nella forchetta del Tasso di Accettazione ELEVATO:
per via del Coefficiente Densità: Dx3;
Coefficiente Socioeconomico: DEx4; Coefficiente Urbanistico-Geografico:
UGx2. Questi coefficienti nella città del sud di cui si dice sono equivalenti,
rispettivamente, a 1.1, 1 e 1.5.
[vi]
Quindi: 26.4 x 3 ? Stratosferico!